Ben riuscita nel complesso la “notte bianca” sammarchese. Si tratta della XI edizione della manifestazione estiva denominata “Cchiù fa notte e cchiù fa forte” organizzata dalle associazioni Arci Neruda e Borgo Magna.
L’evento, dedicato quest’anno all’approfondimento e alla conoscenza del tema della “diversità”, ha ottenuto il prestigioso marchio dalla Comunità Europea come Iniziativa Patrimonio culturale 2018. “Un ricco programma tra workshop, tavole rotonde, sezione artistica, senza tralasciare un itinerario del gusto per rappresentare le eccellenze enogastronomiche della terra Garganica”, recitava il comunicato stampa di lancio.
Il tutto, però, è avvenuto il 18 agosto, giornata di lutto nazionale in cui l’Italia intera si è stretta attorno a Genova per piangere le vittime del crollo del Ponte Morandi, tanto da indurre molte città (anche limitrofe) ad annullare gli eventi in programma. Tuttavia, a San Marco si è deciso di dar luogo comunque alla manifestazione. E la decisione, manco a dirlo, è stata accompagnata da mille polemiche puntualmente veicolate sulle bacheche dei social network.
Per molti (e citiamo quelli meno coloriti) «la scelta è uno schiaffo a una tragedia che ha colpito non soltanto una città, non solo un popolo, bensì tutta la nazione». Per altri, «la vita deve andare avanti e non ci si può fermare ad ogni dramma». Qualcun altro, invece, ha preferito riavvolgere il nastro fino ai tragici fatti di sangue del 9 agosto 2017, quando la Quarta Mafia crivellò di colpi due innocenti concittadini, i fratelli Luigi e Aurelio Luciani, colpevoli di essersi recati al lavoro, nei loro campi, come del resto facevano ogni santo giorno dall’alba al tramonto. Anche in quell’occasione si preferì lasciar correre perché, si disse all’epoca, “alla mafia si risponde con la cultura”. E anche qui polemiche a tutto spiano.
Va comunque detto che “Cchiù fa notte e cchiù fa forte”, proprio per la sua imponenza (decine di eventi incastonati in due giorni) richiede uno sforzo organizzativo ed economico non indifferente, accompagnato da mesi di lavoro. “Difficile sposare l’una o l’altra causa con certezza. Entrambe sono condivisibili e meritano rispetto” ha riferito poi qualcuno a mente fredda.
È toccato al primo cittadino Michele Merla giustificare la decisione con un lungo post su Facebook, in risposta a un quesito posto da una sua concittadina: “E’ sempre difficile prendere decisioni di questo tipo, soprattutto dopo tragedie così grandi che riguardano la vita di tante persone e la sofferenza di tante famiglie. Non è facile.” ha scritto Merla. Che poi ha aggiunto: ”Intanto, ricordo che nel caso specifico di “Cchiù fa notte cchiù fa forte” il Comune non è organizzatore principale dell’evento ma collabora con i ragazzi di Arte Facendo, ne rilascia le autorizzazioni ecc. ma chi organizza e ci mette tutto l’impegno possibili sono loro, senza ritorni economici o altro! Posso garantire che ne abbiamo discusso e ci siamo interrogati tante volte in questi giorni se farlo o meno, ha prevalso purtroppo la tesi dell’impossibilità di rinviare l’evento per tante ragioni che non possono certo essere superiori rispetto alla morte assurda e ingiusta di persone colpevoli solo di trovarsi in quel luogo maledetto e non controllato da chi doveva farlo, e quindi l’organizzazione, le persone invitate, il gruppo musicale, gli impegni economici assunti non avrebbero consentito di poterlo rinviare. Un gruppo di ragazzi che ci mette impegno per la nostra città, rischio personale ed economico e un Comune in dissesto non possono permetterselo. Ci dispiace tanto, tanto”, ha argomentato il sindaco Michele Merla.
In ultimo, da registrare la “dimenticanza istituzionale” di Palazzo Badiale: nonostante il lutto nazionale le bandiere sono rimaste issate normalmente. Ossia in cima ai pennoni e non a mezz’asta.
Immancabili, inoltre, le scazzottate di rito dei soliti noti e le polemiche del dopo festa sull’abbandono di bottiglie e rifiuti di ogni genere, poi rimossi all’alba dagli operatori ecologici della Edil Verde srl.