Il Decreto Salvini Immigrazione e Sicurezza con i suoi 42 articoli in bozza smantella quasi completamente il sistema di accoglienza così come conosciuto finora. Gli articoli dall’1 al 16 contengono le misure in materia di rilascio dei permessi di soggiorno, di protezione internazionale e di cittadinanza. Viene abrogato il permesso di soggiorno per motivi umanitari, sostituito da “permessi speciali”, con 6 fattispecie previste: vittime di grave sfruttamento, motivi di salute, violenza domestica, calamità nel paese d’origine, cure mediche, atti di particolare valore civile. Il decreto riserva esclusivamente ai titolari di protezione internazionale e ai minori non accompagnati i progetti di integrazione ed inclusione sociale previsti dal sistema Sprar. I richiedenti asilo troveranno invece accoglienza solo nei centri ad essi dedicati (i Cara). Si amplia la possibilità di negare o revocare la protezione internazionale per i reati di violenza sessuale, lesioni gravi rapina, violenza a pubblico ufficiale, mutilazioni sessuali, furto aggravato, traffico di droga.
Il Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati (SprAr) è stato da tutti indicato come uno delle eccellenze italiane. Nel 2018 sono 877 progetti attivi per 35.881 beneficiari con oltre 1.200 comuni italiani coinvolti. Dal 2014 al 2016 la presenza di richiedenti nei CAS è aumentata del 286,5% mentre lo SPRAR ha registrato un incremento di circa il 50%. Nel primo semestre 2017, le Regioni più coinvolte nell’accoglienza sono state nell’ordine: Lombardia (13,2%), Campania (9,3%), Lazio (8,7%), Piemonte e Veneto (entrambe 7,3%), Puglia (7,0%). Il sistema di accoglienza comprende il 40,5% dei Comuni italiani (3.231), un terzo dei quali è situato in Lombardia (20,3%) e Piemonte (10,8%). L’incidenza più elevata tra Comuni coinvolti nell’accoglienza e Comuni esistenti nella regione riguarda tuttavia la Toscana (sul totale dei comuni toscani ben l’83% accoglie richiedenti asilo) e l’Emilia Romagna (78,1%) mentre i valori più bassi sono relativi a Sardegna (17,8%), Abruzzo (19,3%) e Valle d’Aosta (20,3%). Nel sistema istituzionale dell’accoglienza il contributo della Chiesa italiana è particolarmente significativo in termini di posti messi a disposizione che, nel 2016, sono stati quasi 25mila. Si è trattato di accoglienze nell’ambito dello SPRAR e dei CAS ma anche nell’ambito di progettualità innovative che hanno visto famiglie e parrocchie accogliere i beneficiari presenti sui loro territori.
IN PUGLIA
La Puglia ha attivi 112 progetti per 93 enti locali per un totale di 3.459 migranti di cui 169 con disabilità, 353 minori non accompagnati.
In provincia di Foggia sono attivi 15 progetti Sprar per un totale di 325 ospiti, di cui solo 25 minori non accompagnati. Nell’ordine sono alloggiati 25 soggetti con disagio mentale o disabilità ad Apricena, 30 migranti ordinari a Candela, 20 a Casalnuovo Monterotaro, 10 minori non accompagnati a Cerignola, dove ci sono anche 22 ordinari, a Foggia 48 col Comune e 31 con un progetto della Provincia. Ischitella ne ospita 25 ordinari, Lucera 20 ordinari, Manfredonia 28, Monteleone 16 ordinari, Orsara 15, Rocchetta 20 ordinari e Rodi 15 minori non accompagnati.
REAZIONI
In provincia di Foggia sostanzialmente con la nuova norma quasi tutti i progetti saranno depennati. Il responsabile nazionale Immigrazione delle Acli Antonio Russo ha seguito ai tavoli la rete Sprar. “Col Decreto Salvini scompare la migliore rete di accoglienza presente in Italia, vogliamo ricordare a tutti che il sistema Sprar accompagnava un processo di integrazione ed inclusione, mettendo insieme i vari attori, enti locali, associazioni, parrocchie, sindacati. Coinvolgeva le istituzioni che insieme potevano accompagnare verso un processo di integrazione. Quando si infligge un colpo al modello migliore in Europa, si può ben intuire che avremo problemi molto seri”.
L’Anci e le associazioni punteranno a delle modifiche in Parlamento? “Lo spirito del decreto risponde ad una filosofia, il Parlamento può modificare tutto, può persino operare dagli stravolgimenti, ma finora né il governo che l’ha approvato né Salvini, il Ministro degli Interni che lo ha proposto hanno annunciato modifiche, non mi farei molte illusioni. Al netto delle posizioni ideologiche, lo Sprar è una rete, a cui hanno aderito sindaci leghisti e amministrazioni di destra, è l’unico sistema che ci invidiano all’estero, l’ho presentato in Germania come processo di inclusione e di integrazione. Il modello che andava messo in discussione erano i Cas, andava fatto un lavoro contro l’emergenza e invece viene toccato altro. Anche per il permesso speciale, parliamo di casi particolarissimi, in cui è forte la discrezionalità, stiamo parlando di persone non di merci, dovremo salvare persone. Sarà oggettivamente difficile individuare anche quei 6 o 7 requisiti previsti, che saranno discrezionali. La politica si è occupata poco e male di immigrazione, ma i sindaci e gli amministratori locali avevano chiesto di consolidare un modello, che funziona”.
Non crede che il Decreto fallirà perché va ad intensificare proprio i Cara, i centri più caldi del disagio e dell’accoglienza distorta? “Spero che lo possano giudicare i cittadini italiani intanto per la quantità di contenziosi che genererà questo tipo di provvedimento. Tutto il pacchetto produrrà una serie di dubbi di costituzionalità. Siamo di fronte ad un indebolimento del nostro ordinamento e delle libertà in un Paese che ha fatto del diritto una delle leve più importanti. Che fine fa il diritto nel nostro Paese? La filosofia che tiene il tutto nel decreto, risponde indistintamente al concetto di mandare indietro tutti, scavalcando la convenzione di Ginevra e i nostri diritti fondamentali, scolpiti nella Costituzione, che hanno fatto scuola in tanti Paesi democratici”.
Secondo Russo i numeri dello Sprar erano “assolutamente gestibili”. Amara la sua conclusione. “È stata la politica che non ha saputo gestire l’infrastrutturazione. Delle misure tranchant come queste provocano più di una preoccupazione, i decreti si possono fare in 15 minuti, si possono approvare in altri 15, ma il tema è capire le ricadute. Sono preoccupato, con tutto il rispetto che posso avere per chi legifera e chi governa, perché è scontato che una maggioranza che vince governi, però serve attenzione all’ordinamento. Il clima è esacerbato, le maggioranze passano, il Paese resta”.
Antonella Soccio
immediato.net