Una qualche risposta la si potrebbe trovare nell’ascolto del disco pubblicato nel 1997 dal titolo <The First Rays of the Rising Sun> curato da Eddie Kramer, lo storico collaboratore del chitarrista di Seattle che sovrintendeva alle registrazioni. Il disco verosimilmente potrebbe configurare una ipotesi abbastanza attendibile sugli orientamenti e gli sviluppi musicali che aveva in testa in quel momento. Un tipo di musica d’indirizzo funky o soul, stimolata da una band numerosa aperta alle innovazioni della black music. Sarebbe stato questo il disegno di Jimi Hendrix. D’altra parte nel disco vi sono abbastanza indizi che confermerebbero questa direzione. Peraltro alcuni appunti trovati dopo la sua morte rafforzano l’ipotesi che fosse questa la sua idea.
Quello che invece ci resta di lui è l’immagine del chitarrista geniale, creativo e innovativo che ha avuto la forza di sovvertire dalle fondamenta la musica del suo tempo. Nessuno prima di lui era mai riuscito a fare altrettanto. Non soltanto musica rock, quindi,come molti sono tentati a credere, ma musica contemporanea a tutti gli effetti poiché la musica rock dopo il 68 aveva perduto per sempre la sua etichetta di musica adolescenziale. Hendrix le aveva fornito l’alibi perfetto.
Restano di lui, oltre ad una discografia ineccepibile, anche splendidi e incredibili testimonianze live celebrati sui palchi di mezzo mondo e sopratutto nei raduni entrati nella leggenda come Monterrey, Atlanta, Woodstock, Wight, etc. santuari storici dove furono effettuate anche registrazioni, circolate agli inizi attraverso emissioni di bootleg illegali di dubbia qualità. Un vero oltraggio alla sua arte che il tempo per fortuna ha rimediato grazie all’impegno di taluni esperti, stimolati da case discografiche serie, che avevano lavorato in origine su quelle tracce.
Il disco, pubblicato adesso per la prima volta in vinile, è la sintesi di un concerto tenuto al famoso Festival, avvenuto al Gulfstream Park di Miami (Forida) nel maggio del 1968, dal famoso chitarrista nero di Seattle, con la sua Experience formata da Mitch Mitchell e Noel Redding. All’evento vi partecipano anche Frank Zappa, gli Steppenwolf, etc.La performance di Jimi Hendrix è eccellente sotto ogni punto di vista, d’altra parte egli sta attraversando un periodo di splendida forma e lo si capisce dall’ascolto del disco (lo si può anche vedere da un dvd pubblicato insieme al cd nel 2013). Il ritorno in casa, già avvenuto peraltro l’anno precedente a Monterrey (anche in quella occasione ci fu una performance storica), dopo i fasti inglesi – dove è cominciata la sua carriera musicale -, esalta la sua personale visione della musica rock. La voglia di sperimentare è palpabile e le sue canzoni più famose ci sono tutte: Hey Joe, introdotta da una intro dai suoni distorsivi, seguita da Foxy Lady, Tax Free, (qui suonata per la prima volta dal vivo insieme a Hear My Train A Comin‘), Fire, I Don’t Live Today, Purple Haze, etc. sono tutti brani eseguiti con una classe e uno stile inconfondibili. La qualità della registrazione è magistrale grazie agli interventi di Eddie Kramer e John McDermott al mastering. Nel mazzo anche due bonus ripresi dallo show serale.
Una curiosità : il Miami Pop Festival è stato organizzato da Michael Lang, colui che 15 mesi dopo si inventerà il Festival di Woodstock, insieme a Rick O’Berry, altro protagonista dell’evento, copiando il tutto dal padre di tutti i Festival Pop cioè quello di Monterrey dove tutto è cominciato.
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