Frank Zappa, tutto genio e sregolatezza
A distanza di 25 anni dalla sua scomparsa, la musica di Frank Zappa resta sempre un territorio riservato a pochi. Se si considera la straripante vitalità del musicista in vita trasformata in un immenso catalogo discografico di cui è davvero difficile intravederne la fine (senza considerare la quantità di materiale ancora inedito!) allora possiamo dire quanto sia difficile raccontare, per chi non conosce la sua musica o la conosce poco, nello spazio di poche pagine, la sua vita di musicista, i suoi lavori principali e le implicazioni biografiche ad esse collegate.
Per forze di cose si impone una sintesi.
Frank Zappa è stato tutto genio e sregolatezza, ha prodotto immensi capolavori ma anche incredibili tonfi, esperimenti musicali che spesso non lo hanno portato in nessuna parte. Ha creato ogni genere di musica. Dal pop (famosi i suoi siparietti doo wop e le vocine da cabaret che fanno da cornice ai suoi montaggi sonori) al rock in senso stretto, al jazz di frontiera sino alle grandi opere classiche e sinfoniche, il musicista di Baltimora (ma cresciuto artisticamente in California) ha riversato tanta energia sommergendo il mondo di dischi dai contenuti più disparati al punto da rendere impossibile, per chiunque, seguire un percorso filologico. La discografia di Frank Zappa è una delle più complicate della storia della musica rock. (Infatti non ci entreremo).
Lui che aveva iniziato con la produzione di filmetti di scarso interesse si trovò ben presto a sperimentare ogni tipo di suono senza avere alcun legame con la contemporanea scena musicale. Anzi sin dalle prime uscite (si pensi a <Freak Out!> nel 1966, già doppio album!) fu subito evidente che le sue pungenti parodie avrebbero fatto emergere un personaggio dal carattere fuori dal comune, paradossale, polemico, autarchico, con l’obiettivo dichiarato di destabilizzare il sistema. Il caso del terzo album poi, <We’re Only In it For The Money> – pubblicato dalla Verve nel 1968 – , che prende di mira sin dalla immagine di copertina il <Sgt. Pepper’s> dei Beatles, – diventa un caso emblematico. In realtà lo scopo è quello di prendere in giro l’intera scena californiana del periodo. Anzi tutto il sistema che ruota intorno alle regole dello show business. Una dichiarazione di non allineamento senza precedenti.
Con il primo album nascono anche le Mothers of Invention, la formazione che lo sosterrà per un certo periodo, che seguirà alla lettera le sue partiture musicali. Nella sostanza è una band di prim’ordine formata da ottimi musicisti della zona. Con il secondo album <Absolutely Free>, uscito a pochi mesi dal precedente, Frank Zappa mette insieme tante idee frammentate che diventano lo specchio di una mente vulcanica. Vi è di tutto: canzoncine da Juke box, (le cosiddette stupid songs) paradossali intermezzi non sense ma anche grande abilità chitarristica e alcune citazioni colte che fanno riferimento all’amato Stravinskij. Insomma si delinea a partire da qui il volto del musicista che il mondo imparerà presto a conoscere.
Di origine siciliana, Frank Zappa non ha mantenuto alcun legame particolare con la terra dei suoi genitori. Soltanto nel 1982 effettuò un concerto a Palermo che si rivelò un disastro dal punto di vista organizzativo. Un documento della RAI, trasmesso nel 2012, ne mostra i limiti. Alla fine un concerto che lui aveva così fortemente voluto finì male a causa della scarsa preparazione organizzativa e da una serie di fattori esterni (era quello il mese e l’anno in cui l’Italia vinse la coppa del mondo), che incisero sulla tenuta dell’atteso evento.
Oggi la sua musica è suonata in tutto il mondo da orchestrine e formazioni musicali di ogni tipologia tanto negli angoli più sperduti del pianeta quando nelle hall dei teatri più prestigiosi. Dai luoghi consacrati alla musica classica alle piazzette più improbabili della terra la musica di Frank Zappa trova la sua ragione di vita. A qualsiasi latitudine la sua musica, che sia rock, jazz o classica, vive di un respiro universale che accumuna tutti in una sola voce.
Dal primordiale vagito di Freak Out del ‘66 a Yellow Shark del 1993, l’ultimo atto, quando la sua malattia, incalzando, lo debilitava, il Maestro non ha mai cessato di guardare alla sua musica con puntiglio e serietà. Yellow Shark, frutto di una collaborazione con l’Orchestra Modern Ensemble di Francoforte, chiude il sipario su una delle personalità più geniali e controverse che la storia della musica contemporanea abbia mai avuto.
Luigi Ciavarella