Parole, Emozioni, Pensieri di Alexis, recensione del Prof. Gisolfi
Mi so’ ricrijate. Ho letto tutto d’un fiato ALEXIS, questo bel libretto di poesie di Mario Stilla. Confesso che tornavo talvolta indietro per gustare qualche chicca.
Sicuramente avrò conosciuto l’autore. Faceva parte della compagnia di Tonino Cera, di Giggino Pignatelli, di Giuseppe Contessa, che io ho conosciuto da studente e con i quali ho mantenuto rapporti di stima e d’amicizia sempre più stretti. Guardando il ritratto, Il Nonno, del libretto penso proprio di conoscerlo: la fisionomia è proprio la sua, anche se il ritratto lo riproduce da nonno. E una ragione che avvalora la supposizione: avevo un amico coetaneo che si chiamava proprio come l’autore, Mario Stilla e poi a qualche incontro di calcio del Grande San Marco degli anni 60 ho sicuramente assistito epoi qualche incontro amichevole ci sarà stato pure a Rignano. Ricordo il fantastico trio Alexis-Giggino-Tonino.Il libretto è composto di poesie in lingua e in dialetto sammarchese, 29 in linguae 13 in dialetto. Il divario si accorcia considerando la lunghezza delle poesie, 700 versi in lingua / 600 in dialetto. I leit-motiv del libretto sono essenzialmente due, l’amore (La a di amore è sempre maiuscola)e San Marco. La vita sentimentale dell’A. è stata abbastanza tranquilla, grosse scosse non ce ne sono state. Dall’amore giovanile un po’ esuberante a quello diverso, puro, forse senza sesso, e totalizzante della tarda età. Naturalmente in gioventù c’è stata inevitabilmentel a gelosia, qualche tormento, qualche amorazzo. Il dialogo intimo (Colloquio d’Amore, Amore e Amore mio), il monologo sentimentale (Amore perduto, Morte e Vita, Senza di te, Innamorato),le palpitazioni dell’attesa sono i temi della prima parte. L’amore è cantato in tutto il suo arcobaleno. L’A. ricorda con molto affetto e commozione la morte di suo padre, che non rivedrà mai più (3 novembre Papà) e sua nonna che lo invita a fare lu pane jasckate (Epifania 2017). Bello è anche Il suo compleanno. Qui l’A. è felice di festeggiare 4 suoi compleanni l’anno nella convinzione di poter, così,fermare la sua età. Le bellezze di San Marco sono cantate nel trittico Il paese dei Sammarchesi, come jé, prima parte; come ce magna, seconda parte; come ce vive, terza parte. Un panorama abbastanza simpatico. La valle su cui è piantata San Marco è paragonata allo Stadio Olimpico di Roma. Le montagne che la circondano sono paragonate alle tribune. Il paese è ben fornito di tutti i vari servizi (2 pescherie, 4 farmacie, 5 chiese, 2 distributori di benzina, circoli culturali e artigianali, scuole medie e superiori, campo sportivo…), che lo rendonoamabile e ben godibile. E poi i sammarchesi sono molto simpatici. A San Marco si mangia bene: tutta roba genuina e del posto, frutta, verdura, carne e formaggio. Nella terza parte si parla della vita del sammarchese, come sono vissute le varie tappe. Leggendo Il Sambucello si gusta il sapore degli aromi delle verdure selvatiche, crespigno, origano, finocchietto selvatico, rosmarino, borragine e di tante altre erbe aromatiche. Un quadro, che è ancora oggi vivissimo e forse lo sarà ancora per secoli, è il mercoledì del mercato. È la festa patronale. È la festa delle donne, che escono tutte a farsi una passeggiata e forse a comprare qualcosa, ma soprattutto per aggiornare con le amiche il taccuino del pettegolezzo edelle curiosità. Le ragazze ben alliggestrate escono per far colpo. Ovviamente per un calciatore come Stilla non poteva mancare qualche carme che non avesse un ricordo della passione del pallone, come San Marco nel pallone, Mi so’ ricrejate, Io sono come Messi. Vere liriche sono 3novembre Papà, Amore Immortale, Morte e Vita, Senza di te, Gli occhi dell’Amore, Sogno ancora Amore, Innamorato. Impreziosisce il libretto la riproduzione in copertina dell’olio di Michele Tancredi. Le illustrazioni interne sono di Francesca Stilla (sicuramente la figlia), Eliano Fantuzzi, Mariano Magnini. Michele Tancredi e le due fotografie di Giuseppe Bonfitto. Notevoli sono i nudi di Francesca Stilla. Chiudono il libretto un autografo della lettera dell’A. a Tonino Cera e la corrispondenza dell’A. con J. Tusiani, il mentore dei poeti sammarchesi. Illuminanti per la genesi del libro sono pure la lettera di Michele Tancredi e la Prefazione. Nota metrica. Dall’Ottocento è andato sempre di più intensificandosi l’uso del metro e del verso libero, che consistono nello scrivere versi consecutivi, vari per numero e misura, senza vincoli di strofa e di rime obbligate. Se considerati uno per uno i versi possono essere anche tradizionali. Altre volte ci troviamo di fronte a versi anomali. In sostanza sotto il verso sciolto o libero si trova un’infinità di soluzioni. Si possono individuare le seguenti caratteristiche. I versi come le strofe sono di varia lunghezza; Gli accenti sono frequentemente spostati rispetto alla norma; Le rime sono saltuarie o mancare del tutto. Il ritmo della metrica tradizionale si risolve nel desiderio di comunicare tutte le emozioni, i sentimenti dello scrittore. Nella versificazione libera, rotti gli schemi metrici tradizionali, l’enjambement fa da padrone. Quasi tutti i carmi di questa raccolta hanno almeno un enjambement, che quasi sempre rallenta e addolcisce il ritmo. L’autore si sente entusiasta di essere sammarchese, anzi arcisammarchese, ma più entusiasta dev’essere per aver cantato il suo grande amore per San Marco, richiamandoci e facendoci rivivere ricordi che stavano per essere del tutto cancellati. Ci è riuscito molto bene. Tutta San Marco te ne sarà grata, Mario. Mettici pure me, che mi considero almeno un mezzo sammarcheseper averci studiato e insegnato.
Rignano, novembre 2018.
Con affetto e stima.
Francesco Gisolfi