Colpevolezza confermata per la più grave accusa di peculato, assoluzione dalle accuse di falso in relazione alla vendita e riacquisto delle quote societarie, e lieve sconto di pena – da 3 anni e 5 mesi a 3 anni e 2 mesi – nel processo d’appello a Lanfranco Tavasci, ex presidente, vice presidente, e amministratore delegato di «Gema», la società di riscossione tributi poi fallita, che tra il 2006 e il 2012 avrebbe trattenuto indebitamente 22 milioni e 719mila euro invece di riversarli nelle casse di 45 enti locali per conto dei quali aveva incassato imposte e tasse. L’imputato si dice innocente.
In cima ai creditori di «Gema», per somme riscosse dalla società e non versate, c’era Cerignola con oltre 7 milioni e 800mila euro, seguita dal Comune di Foggia con più di 3 milioni e 300mila euro. In ordine alfabetico ecco le parti offese individuate dalla Procura: Accadia con 141mila e 536 euro riscossi da «Gema» per il Comune; si prosegue con 69mila e 100 euro per Anzano; 602mila e 785 euro per Apricena; 328mila e 145 euro per Ascoli Satriano; 1610 euro per Bovino; 2101 euro per Cagnano Varano; 10 centesimi per Carlantino; 175mila e 748 euro per Casalvecchio; 70mila 664 euro per Castelluccio dei Sauri; 69 euro per Castelnuovo; 2.225 euro per Celenza; 7 milioni, 802mila euro per Cerignola; 3 milioni e 364mila euro per Foggia; 226mila 368 euro per Ischitella; 171mila 514 euro per le Isole Tremiti; 153mila 352 per Lucerà; 158mila 473 euro per Manfredonia; 212mila 514 euro per Monteleone di Puglia; 201mila 642 euro per Motta Montecorvino; 514mila 872 euro per Orta Nova; 83mila 845 euro per Rocchetta Sant’Antonio; 117mila 60euro per Rodi Garganico; 300mila 255 euro per Roseto Valfotore; 244mila 555 euro per Stornara; 2 milioni e 108mila euro per San Giovanni Rotondo; 248mila euro per San Marco in Lamis; 139mila, 333 euro per San Marco La Catola; 701mila 635 euro per San Paolo di Civitate; 142mila 178 euro per San Severo; 135mila 273 euro per Sant’Agata di Puglia; 646mila 425 euro per Torremaggiore; 358mila 699 euro per Trinitapoli; 764 euro per Vico del Gargano; 2 milioni 28mila euro per Vieste; 2mila e 96 euro per Volturino; 858mila 857 euro riscossi per la Provincia di Foggia; 3mila 296 euro riscossi per la Provincia Bat; 9mila euro riscossi per la Provincia di Taranto; 5mila 129 euro riscossi per conto dell’Acquedotto pugliese; 321mila 370 euro per Monteiasi (Taranto); 18 euro per Melissano; 1090 euro per Veglie; 4065 euro per Corsano (tre paesi salentini); Vallermosa, in provincia di Cagliari. Il totale delle somme di cui la «Gema» si sarebbe appropriato, nel periodo tra il settembre 2006 e l’ottobre 2012, fu quantificato dall’accusa in 22 milioni e 719mila euro, «rinveniente dalla differenza tra l’importo delle riscossioni complessivamente effettuate per conto degli enti appaltanti, le somme effettivamente versate e i compensi spettanti alla “Gema spa” per l’attività di riscossione», come recita il capo d’imputazione in relazione all’accusa di peculato.