Oggi lo Sposalizio della Vergine e di San Giuseppe
Una festa molto antica e sentita dai sammarchesi raccontata dalla prof. ssa Grazia Galante ne “La religiosità popolare di San Marco in Lamis”.
San Giuseppe e la Madonna vengono ricordati e invocati dalla popolazione sammarchese anche il 23 gennaio, festa del loro Sposalizio. La ricorrenza viene celebrata nella chiesa “piccola” di San Giuseppe con una messa solenne (ore 18:00) durante la quale vengono benedette le bomboniere, cioè dei confetti bianchi racchiusi in un velo, che alla fine della cerimonia religiosa vengono offerte ai presenti. Al termine del Sacro Rito all’esterno vengono buttate mandorle e confetti ai bambini e agli adulti in attesa di acchiapparne a volo il più possibile. Un tempo sull’altare, oggi nella parte destra del presbiterio, troneggia la Coppia celeste unita in matrimonio dal vecchio Simeone.
Nel passato le spose novelle del paese facevano a gara a regalare o a prestare, l’abito nuziale alla Madonna. Ancora oggi ci si prepara alla festa con una novena alla quale il parroco invita a partecipare tutte le coppie della parrocchia e non solo perché esse possano imitare le virtù della famiglia di Nazareth. Non si sa con precisione quando sia nata questa festa. La chiesa, fatta costruire da don Giuseppe De Vita nei suoi possedimenti, fu aperta al pubblico nel 1714 e per molto tempo essa poteva essere visitata solamente il 23 gennaio e il 19 marzo, festa di San Giuseppe. La festa, quindi, è molto antica e sentita dal popolo sammarchese, che si reca nella chiesa suddetta per chiedere di benedire la propria famiglia.
Fino alla fine degli anni ’30 del ‘900 la cerimonia si svolgeva in maniera diversa: alla messa “parata” si facevano intervenire due novelli sposi (forse l’ultima coppia del quartiere unita in matrimonio) e il sacerdote simulava la celebrazione del matrimonio facendo fare loro anche lo scambio degli anelli. Quando il celebrante intonava il Gloria, dal coro, che si trovava sull’ingresso (tammurre), venivano lanciate verso l’altare due colombe dall’imprenditore Ciro Iannacone (Ggire Maruzze) insieme ai confetti che venivano distribuiti a tutti i presenti alla fine della messa. Fino agli anni ’90, il parroco don Antonio Campanozzi sceglieva tra le donne sammarchesi due “madrine” che la sera del 22 gennaio vestivano la Madonna dell’abito bianco e la ingioiellavano. Finita la cerimonia della vestizione, le prescelte davano un obolo al parroco che preparava per loro una bomboniera particolare ed un piccolo rinfresco. Nei giorni successivi a quello dello Sposalizio, la Madonna indossava un vestito rosso per dare l’impressione che si protraesse la festa per più giorni come avveniva nelle famiglie sammarchesi più facoltose.