Una foto, una storia: Quello che non ho
Chissà chi è stato il primo uomo a volere qualcosa. E quasi sicuramente era un qualcosa di un altro uomo. O un qualcosa sottratto alla natura. O un qualcosa che forse non gli serviva nemmeno: solo per il gusto di farlo. La voglia di sentirsi il proprietario di un oggetto che magari stava osservando da tempo. Non parliamo di possessione carnale, ma prettamente materiale.
L’avere. Il possesso ha cambiato la storia dell’uomo, invadere altri Paesi per conquistare e diventare il padrone di proprietà non di pertinenza. Come hanno fatto i cosiddetti Conquistadores spagnoli: sono andati a rompere i coglioni in Sudamerica centinaia di anni fa, e nei libri di storia vengono ancora glorificati come alcuni dei grandi della Storia. Povera umanità: specie imprevista.
Il volere appropriarsi assolutamente di terre e oggetti non ereditati e nemmeno guadagnati con il lavoro, è un aspetto riguardante la psichiatria. Eh, sì!! Qui si entra in ambito di malattie mentali, mica sociologico: cosa c’è di logico nel volere a tutti i costi ciò che non è nostro e che magari, pensandoci bene, non ci serve nemmeno?
Poter dire: “Tutto questo è mio!!” come status di superiorità verso altri simili. Vestiti, automobili, abitazioni e tutto ciò che ci rende diversi (ma non migliori) dal resto della fauna. Accumulare beni e non potersene nemmeno servire durante tutta la vita: capita anche questo. Lo si fa per i figli? Non sempre: i vestiti e tante automobili non potranno mai servire per i propri figli, non c’è sempre la stessa costituzione fisica e nemmeno il tempo di guidare 7-8 auto diverse.
Quello che vedete nella foto è tutto ciò che era di proprietà di Mahatma Gandhi, la Grande Anima dell’India. L’inventore della Non Violenza, colui che ha sconfitto il colonialismo britannico senza sparare un colpo di pistola. E il suo pensiero ha lasciato il segno, in un secolo devastato dalla violenza di due guerre mondiali, innescando la fine del colonialismo e la nascita della democrazia più grande del mondo.
Nella foto possiamo vedere pochi oggetti: un paio di zoccoli, un paio di scarpe, un libro sicuramente sacro, un paio di occhiali, un orologio da taschino, delle ciotole, e poco altro. Con solo questo, Gandhi ha cambiato la storia dell’umanità, senza essere il Capo di una Nazione e nemmeno un Generale che muovesse migliaia di uomini per invadere altri Stati.
Pochi oggetti che sono rimasti per sempre quelli, senza avere le versioni “deluxe”, ma semplici cose del quotidiano e lo accompagnarono lungo quasi tutta la sua esistenza, comprese le lunghe marce per la pace. Come quella più famosa denominata “del sale”, nel 1930, il Mahatma aveva 61 anni e percorse a piedi i 385 chilometri che separano Ahmedabad da Dandi. Si calcola che nella sua vita percorse in media 18 km al giorno, che in totale fa più o meno due volte il giro del mondo. E solo con quello che vedete in questa foto.
Non venne mai premiato con il Nobel per la Pace, anche se nominato in cinque occasioni: nel 1937, 1938, 1939, nel 1947 e nel 1948, anno del suo assassinio. Il Nobel per la pace non viene assegnato postumo, e nel 1948, anno della sua morte, non ci furono altri candidati e il Premio rimase non assegnato.
Un’assenza che rimase unica nell’assegnazione del Nobel per la Pace, come dire: se non l’ha ricevuto Gandhi, poiché scomparso, e allora non lo poteva ricevere nessuno.
Mario Ciro CIAVARELLA AURELIO