Don Matteo Nardella, “Un Santo moderno”
Merla, Sindaco di San Marco in Lamis: “Ha svolto un ruolo civile e sociale molto importante”
Alla vigilia dell’avvio della causa di beatificazione e canonizzazione di Don Matteo Nardella, parroco di S. Bernardino in S. Marco in Lamis, interviene il Sindaco Michele Merla che in una nota fa trasparire tutta la sua emozione per questo importante momento per la vita della Chiesa e di tutta la comunità cittadina. Michele Merla, parrocchiano e ragazzo ai tempi di don Matteo Nardella, traccia un profilo umano partendo dai suoi ricordi personali. Oggi, alle ore 16.00, con il giuramento dei componenti del Tribunale ecclesiastico diocesano, partirà l’iter che porterà don Matteo Nardella sugli altari. L’Amministrazione comunale facendosi interprete dei sentimenti di tutta la città sarà presente all’evento con i suoi massimi rappresentanti.
Di seguito riportiamo integralmente la note del Sindaco: “L’inizio del processo di canonizzazione e beatificazione di Mons. Matteo Nardella è un fatto importante non solo per la Chiesa locale e per la comunità cristiana, ma anche per la città di San Marco in Lamis e tutta la comunità civile. Don Matteo ha svolto un ruolo civile e sociale molto importante in un periodo storico difficile e particolare: la sua cura e dedizione per i deboli e per chiunque fosse in difficoltà, la dedizione ai ragazzi ed ai giovani, comprendendo che è lì che bisogna intervenire per creare una società sana e migliore, ne fanno un santo moderno ed interprete dell’amore per il prossimo. Io ho avuto la fortuna di conoscerlo personalmente. Sono stato un suo piccolo parrocchiano e ricordo il giorno della sua morte con il dolore negli occhi di tutti e la grande partecipazione della gente. Ricordo l’inaugurazione nel 1972 della chiesa di San Bernardino da lui voluta con tutte le sue forze. Ricordo un sacerdote attento, ricordo la sua voce, le sue omelie, la sua autorevolezza, la sua frenetica fretta nell’attraversare le strade. Sembrava che avesse sempre da fare, usciva e entrava dalle case del quartiere di San Berardino come se le dovesse visitare tutte. A tutti aveva qualcosa da dire e da dare, un conforto, un aiuto, con in mano l’immancabile borsa piena di viveri. A noi bambini incuteva rispetto: quando entrava nell’oratorio tutti i si rimettevano in ordine. Era un grande educatore: istruiva i più grandi ad educare i più piccoli, non lesinava scappellotti per le nostre imprecazioni, ma ci lasciava giocare davanti la Chiesa di San Berardino, amava i giovani e i ragazzini come noi. La domenica per la messa dei fanciulli entrava nei bar del quartiere e con una tirata d’orecchie, qualche scappellotto e un sorriso per le scuse improbabili di qualche ragazzetto, ci portava tutti in chiesa a sentire la messa. Noi lo seguivamo in silenzio temendo la reazione dei nostri genitori, ma al tempo stesso sapevamo che non avrebbe mai riferito nulla. Ricordo infine i suoi ragazzi, molti diventati preti, tutti del nostro quartiere, don Pierino Giacobbe, i fratelli Don Luigi e Don Nicola Lallo, Don Michele Gravina, Don Filippo… testimoni della sua grande forza di evangelizzazione. Nell’anno dell’inizio della canonizzazione, l’Amministrazione comunale ha deciso di ristrutturare la scuola a lui dedicata per farne un centro di aggregazione di quartiere. Quello che lui voleva: aggregare la gente, farla socializzare per creare una società migliore. Forse la sua forza ha spinto la nostra mano per fare un’opera che servirà ai ragazzi di un quartiere periferico, i luoghi e le situazioni che Don Matteo amava di più”.
Antonio Daniele