Una foto, una storia: Segni visibili
Spesso la spiritualità viene contemplata nella sua invisibilità: è sufficiente crederci, anche se il soprannaturale ancora non avviene. Siamo certi che l’incredibile arriverà, oppure già esiste ma non tutti riescono a vedere: atto di fede. Ricordo che nel telefilm “Lost” in una scena madre dell’intera serie, c’è un personaggio che deve assolutamente comporre una sequenza di numeri al computer, altrimenti il mondo sparirebbe.
Nessuno sapeva cosa potesse succedere se quella sequenza non venisse scritta, ma l’atto di fede di quel personaggio salvava comunque il mondo. Come quando si prega: non sappiamo cosa potrebbe succedere se la preghiera non venisse più recitata, è un atto di fede. Sappiamo che l’universo è composto da buona parte da materia oscura: c’è ma non si vede. Scientificamente esiste anche se non riusciamo a vederla senza l’ausilio di mezzi tecnici, anche in questo caso è un atto di fede: ci fidiamo di quello che ci dicono alcuni scienziati su questo aspetto dell’universo.
Quando poi vediamo segni sulla pelle di persone che nulla hanno da mostrare al mondo se non la loro semplicità senza un grammo di superbia, è allora che nascono i dubbi: quei segni sulle mani e sul corpo di quelle persone sono ferite vere? I dubbi nascono quando davanti a noi ci si presentano situazioni al limite dell’impossibile, ma possibili. In fondo non sempre crediamo alla bontà degli uomini, ma un po’ di ombra con contorni poco chiari si affacciano davanti a noi.
Non crediate che le stigmate possano essere dei “punti in più” per dichiarare la santità di una persona: non si considerano minimamente, la loro santità viene ufficializzata da miracoli avvenuti dopo la morte, e non in vita.
Natuzza Evolo, una donna morta dieci anni fa dopo una vita dedicata a dio e agli altri. Con elevate doti mistiche: sudorazioni ematiche non spiegabili (ci sono anche quelle spiegabili), stigmate che si ritrovava sul suo corpo soprattutto durante la Quaresima, bilocazione, conoscenza di lingue straniere mai studiate (compreso l’aramaico). Anche lei venne studiata da Padre Agostino Gemelli, e anche in questo caso il frate non ci capì nulla (come per Padre Pio), e nel dubbio fece rinchiudere Natuzza in manicomio!!
Per la Evolo è iniziato il processo di beatificazione, da questo momento si cerca un miracolo che la renda beata prima e poi probabilmente santa. I segni visibili di una vita di sofferenza (le stigmate fanno soffrire, non sono solo delle ferite) in questi casi non servono: oltre ai fenomeni terreni ci vuole anche un qualcosa di ultraterreno.
Penso che sia strana questa considerazione: l’identificazione di Cristo (stigmate) non è sufficiente per poter dire che quella persona è una santa. Ciò che possiamo vedere, e che è stato studiato da esperti del settore, ed è ufficialmente inspiegabile, ci deve indurre ad ulteriori dubbi. Come se Tommaso dopo aver toccato la ferita al costato di Cristo, avesse chiesto al Maestro: “Dopo l’assunzione in cielo mostrami un miracolo. Solo così potrò credere!”
Mario Ciro Ciavarella Aurelio