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Una giornata storica

Oggi l’insediamento del Tribunale ecclesiastico diocesano per la beatificazione di Don Matteo Nardella

Oggi per la Chiesa diocesana e in particolare per quella di S. Marco in Lamis, ma anche per tutta la comunità cittadina, è una giornata storica. Infatti, nel pomeriggio, alla presenza dell’Arcivescovo di Foggia- Bovino S.E. mons. Vincenzo Pelvi, i componenti del Tribunale ecclesiastico diocesano per la beatificazione e canonizzazione di don Matteo Nardella, giureranno solennemente il loro impegno e si avvierà in questo modo tutto l’iter che porterà don Matteo Nardella agli onori degli altari. Si dice normalmente che quando la Chiesa avvia un Tribunale per riconoscere le virtù di santità di un candidato, il popolo già lo venera come tale. La stessa cosa è capitata a don Matteo che fin dai primi giorni della sua scomparsa, il 13 febbraio del 1976, dai suoi parrocchiani e da quanti sono stati a contatto con lui, è stato considerato un santo. Ma chi è il santo? Noi potremmo aspirare a tale condizione? Prima di tutto i santi rifuggono da essere celebrati come tali, perché l’attenzione deve essere rivolta sempre verso Dio. Alla santità di Dio tutti i battezzati sono chiamati. Solo che a volte dimentichiamo questa primaria vocazione che ci accosta al vero e unico Santo. I santi sono persone normali che rispondono in ogni momento alla chiamata di Dio per l’edificazione del suo Regno, fin da quaggiù. Dai racconti delle persone che hanno conosciuto don Matteo si evince proprio questo aspetto. Don Matteo è stato, come mirabilmente l’ha definito don Pierino Giacobbe, vicario di zona, “vero uomo, vero sacerdote”. In questa espressione è racchiusa tutta la sua esistenza. Vero uomo. Cioè cittadino a tempo pieno del suo tempo. Della sua città, del suo mondo. Don Matteo non si è racchiuso in una nicchia per non farsi contaminare dal mondo. Anzi si è buttato a capo fitto nella realtà bella e drammatica di quei anni. Con le sue contraddizioni, ma anche con le sue speranze. Don Matteo è stato vicino al suo popolo, ai suoi giovani, alle famiglie. In lui tanti hanno trovato conforto, non solo spirituale, ma concreto per risolvere le varie difficoltà. Si andava da don Matteo anche per semplice consiglio. È stato vero sacerdote. Tutta l’azione pastorale di don Matteo partiva dall’altare. Dal suo incontro con la carne viva di Cristo Gesù. Dalle ore passare davanti al tabernacolo, nella preghiera e nel silenzio. Don Matteo sapeva di rispondere alla chiamata di Dio, solo se si dedicava a Lui instancabilmente. Ha dato tutto per la crescita spirituale dei suoi parrocchiani e per il popolo di S. Marco. Come Vicario foraneo, si è preoccupato della formazione dei giovani e dei ragazzi. Oltre al lavoro, ha pensato di curare spiritualmente i braccianti, che per l’epoca era la classe più povera della città. Ha pensato di dare uno spazio adeguato per le attività parrocchiali, con la costruzione della nuova chiesa. In solo tre anni, quello che era un sogno, era divenuta una solida realtà. Don Matteo è stato veramente un santo. Mi piace ricordare la bella espressione del Sindaco Michele Merla. Don Matteo Nardella è stato “un santo moderno”. Nella sua vita ha anticipato di quattro decenni, quello che avrebbe affermato Papa Francesco: Don Matteo “puzzava del suo gregge”. Per questo motivo, oggi pomeriggio lo incontreremo vivo, perché i santi non muoiono mai.

Antonio Daniele

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