Il sammarchese Nic Petruccelli torna di nuovo a Roma per esporre un’altra significativa parte della sua produzione artistica. Si tratta della sezione “Spiritualità arcaica”, quella messa a punto durante la sua esperienza australiana, toccato com’era dagli ambienti selvaggi di quei luoghi e dagli usi e costumi degli ultimi primitivi. In ciò aiutato anche dalla tecnica appresa durante i corsi serali d’arte a Melbourne , sotto la magistrale direzione del fratello Peter, anch’egli artista di fama non indifferente. Questo modo di vedere ed apprendere la vita e le cose lo seguirà anche nel ritorno a casa alla sua S. Marco in Lamis nel cuore del Gargano. Terra, quest’ultima che, per certi versi, non è dissimile dalla precedente sia nella nelle cose sia negli uomini. Siffatte similitudini si notano a prima vista sia nelle opere scultoree sia in quelle acriliche. Basta una pietra calcarea, grezza o traforata che sia, un avanzo di legno arso, un impasto di terra o altro, per attirare il suo interesse artistico e nel contempo religioso, perché egli in ogni oggetto, anche se apparentemente inanimato, vede l’impronta del Divino creatore. Forse è questo attaccamento alla natura a rafforzare il suo credo cristiano e non viceversa. E’ allora che viene fuori il Demiurgo che è in lui. Ci mette mano ed eccoti che l’oggetto si ravviva e assume la sua forma originale ed espressiva che colpisce ed attira. Ad intravedere per primo questi pregi nelle opere ‘primitive’ dell’artista è Gaetano Cristino, valente critico di Capitanata, che lo seguirà nel resto della sua vasta e variegata produzione artistica (compreso il Catalogo a più mani, edito da Grenzi), esposta qui e là in mostre personali e collettive italiane ed estere, a cominciare da quella presso il Convento-Santuario di San Matteo, tenutasi una ventina di anni fa. È in siffatta occasione che emerge questo tipo di raffigurazione ed espressione artistica, unica nello Stivale. Per lo più sono poche opere, rispetto al mare magnum della mostra, composta dai quadri acrilici sulla Shoah, dalle maxi-sculture sulla Crocifissione; da grandi quadri ricavati dagli scarti, ecc. Tra le opere, in cui traspira, il primitivo (assente nella mostra romana, per ragioni varie) da segnalare la Madonna del Carmine e il suo gruppo, scolpito su legno di noce, attualmente custoditi in Rignano Garganico. Sia nell’insieme, che nella raffigurazione dei volti, si notano i segni dell’abbozzo ed del primitivo non dissimili dalle madonne e santi di stile bizantino, la cui semplicità espressiva attira e suscita delicate e struggenti emozioni nel popolo minuto, a differenza di Rignano, dove il sentimento tarda ancora ad emergere, sopraffatto com’è dai falsi (o interessati) giudizi dei saputelli di paese. Così pare! Ora saranno proprie queste opere menzionate ad animare la mostra di pittura-.scultura messa in piedi nella Capitale dal 16 al 31 marzo 2019 dalla dinamica Associazione dei Pugliesi. Lo sarà presso la sua sede di Via Aldovrandi 16. All’inaugurazione, che vedrà presente, oltre alle autorità e al Gotha dei nostri corregionali impegnati nei diversi livelli e settori della società, compresi i sammarchesi, lo stesso Cristino. Sarà proprio quest’ultimo ad illuminare i presenti circa la bontà ed importanza delle opere esposte. Lo farà con la sua contenuta ed essenziale affabulazione, condita puntualmente di raffinati ed illuminanti giudizi, mettendo a nudo, come è solito fare, i pregi di ogni singola opera. Da rilevare, infine, che non sarà la solita mostra che trova il tempo che trova, ma potrà essere visitata solo da chi è interessato per davvero, previo appuntamento telefonico al cellulare: 3494492453. Buona visione!
Antonio Del Vecchio