Venerdì 15 marzo, alle ore 18.00 sarà commemorato, a sessanta anni dalla sua morte, la figura e l’opera del regista Francesco De Robertis, di cui pochi sanno che aveva un’origine sammarchese. Si spiega così perché a lui è dedicata l’unica sala cinematografica rimasta in vita in paese dopo il boom degli anni ’50 e ‘60, luogo deputato all’incontro. Negli anni successivi la città si arricchisce di una seconda sala cinematografica denominata “La Piccirella” dal nome del proprietario – fondatore. Sala, quest’ultima, piuttosto ampia, comoda ed attrezzata. Il De Robertis nasce il 16 ottobre 1902 da mamma Carolina Tardio del posto, mentre il padre Nicola, consigliere di Cassazione, è originario di Trani. Morirà a Roma il 16 febbraio 1959, ad appena cinquantasette anni (forse tanti per quell’epoca). Trascorsa l’adolescenza in loco, a quindici anni Francesco viene mandato all’Accademia Navale di Livorno, da dove uscirà ufficiale destinato alla carriera. Nel 1940 è capitano di Corvetta. I suoi interessi artistici lo spingono inizialmente verso il teatro con l’allestimento negli anni ’30 di tre drammi. Dopo di che si dedicherà esclusivamente alla cinematografia, sospinto dal fatto di ricoprire l’incarico di direttore del Centro cinematografico del Ministero della Marina, dove gira nel 1939 i primi cortometraggi. di informazione e propaganda, come Mine in vista. Nel 1940 scrive e supervisiona il film La nave bianca, diretto da Roberto Rossellini. L’anno seguente conosce Mario Bava, che curerà al fotografia di tutti i suoi films negli anni a venire. Così abbiamo Uomini sul fondo (1941), storia del salvataggio dei marinai di un sommergibile, con spunti di neo-realismo di prima mano. Dello stesso tenore sono le opere successive, sempre di ambientazione militare: Alfa Tau!, Uomini e cieli e Marinai senza stelle. Nel 1943 aderisce alla Repubblica Sociale Italiana e dall’8 settembre 1943 al 29 aprile 1945 lavora per il Cinevillaggio di Venezia. Alla vigilia del 25 aprile gira La vita semplice, che sarà distribuito a guerra finita. Forse si deve a questo suo trascorso di repubblichino la damnatio memoriae che avvolge la sua figura di uomo di cultura e di cineasta. Nel dopoguerra gira numerosi film d’avventura (tra cui Fantasmi del mare (1948), Il mulatto (1949) e I sette dell’Orsa maggiore (1953), che seguono in parte i moduli del cinema spettacolare hollywoodiano. Di seguito gli altri films: Uomini E Cieli (1947); Marinai senza stelle (1949); Vivere ancora (1944); La Vita semplice; La Voce di Paganini (1948) – Documentario; Gli Amanti di Ravello (1950); Carica Eroica (1952); Uomini Ombra (1954); Mizar (Sabotaggio In Mare) ;(1954); La Donna che venne dal Mare (1956); Yalis, la vergine del Roncador (1956); Ragazzi della Marina (1958). La riscoperta di questo regista si ha in loco con l’avvento sindacale di Michele Galante, che provvede a dare un volto moderno e pulito di questa sala cinematografica comunale, un tempo denominata con altro nome (Pompei). Non a caso è oggi lo stesso Galante, in veste di Presidente della Fondazione “Angelo e Pasquale”, a promuovere un ulteriore iniziativa di valorizzazione, dal significativo titolo “Il Cinema di Francesco De Robertis”, riferendosi al nuovo libro, che sarà presentato in pompa magna presso l’anzidetto Cinema, Venerdì 16 marzo alle ore 18.00, con l’intervento del curatore, Massimo Causo, e della figlia del ‘commemorato’ Daniela De Robertis. Il tutto, che sarà preceduto dai rituali saluti dello stesso Galante e del sindaco della città, Michele Merla, sarà moderato dal giornalista Fabio Prencipe.
Antonio Del Vecchio