San Giovanni Rotondo: sotto i riflettori l’autonomia regionale
Sotto i riflettori il tema dell’Autonomia regionale, a San Giovanni Rotondo. Se ne discuterà, come recita la significativa locandina diffusa in ogni dove e mezzo, in un apposito incontro-dibattito, programmato, lunedì primo aprile, alle ore 18.00 presso la Sala ex-Ospedaletto di Via Santa Maria De Mattias.
A promuovere lo stesso, ironicamente sotto intitolato: “Cittadini di serie ‘A’ e Cittadini di serie ‘B’, come cambiano i diritti tra Nord e Sud” ci ha pensato la locale sezione dell’Anpi (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia). Tanto allo scopo di far conoscere al pubblico della periferia un argomento assai importante sul piano della ricaduta economica e sociale. Per di più la richiesta, fatta propria da alcune regioni ricche, come la Lombardia, il Veneto (e ciò a seguito di apposito referendum) e l’Emilia Romagna, viene portata avanti in modo ‘silenzioso’ dal governo in carica. Per la verità la Puglia da subito ha dimostrato di non essere seconda a nessuno in tema di approfondimento. Infatti, a commentare per primo l’anzidetta proposta di marca nettamente ‘nordista’ è stato proprio Gianfranco Viesti, docente universitario ed economista di prim’ordine nel panorama nazionale, che ha elencato ad uno ad uno i pericoli cui potrebbero andare incontro le regioni del Sud, rinverdendo così la nota e non ancora risolta del tutto “questione meridionale”.
Dopo i saluti e gli accenni introduttivi di Michele Del Sordo, saliranno in cattedra per dire la loro: Alba Siena, professoressa iscritta al sodalizio promotore; Michele Galante, già deputato del Parlamento Italiano, in veste di Presidente dell’Anpi Provinciale; Nicola Colaianni, magistrato e docente universitario. “Tale proposta – hanno affermato gli organizzatori – , seppure prevista dalla Costituzione (articolo 116), non solo non favorisce il Meridione, ma accresce le diseguaglianze e povertà tra le due parti dello Stivale, e appesantendo nel contempo il bilancio nazionale di ben 32 miliardi in più”. Costo, quest’ultimo, che -secondo il dire di molti – ricadrà esclusivamente sulle spalle della collettività, facendo aumentare a dismisura il nostro debito pubblico.