Una foto, una storia: A tu per tu con Gesù
La foto è interessante: sembra un momento confidenziale tra il regista Mel Gibson e l’atore Jim “Gesù” Caviezel, o addirittura una confessione vera e propria. Dove Gibson cerca di convincere Gesù che i suoi peccati non sono poi così gravi. Cosa si può provare nel rapportarsi con un attore truccato da Gesù pronto per girare un film sulla Passione di Cristo?
La situazione la vedo un po’ complicata da spiegare da parte di chi si trovi in quella condizione. In questo caso l’abito fa il monaco, o addirittura fa direttamente dio!! Il tutto si svolse a Matera dove venne girato quasi interamente il film in oggetto, tutti gli esterni vennero girati lì e le scene interne a Cinecittà. La città di Matera lo sappiamo benissimo, è stata dai tempi de “Il Vangelo secondo Matteo” di Pasolini, il set ideale per riprendere le gesta di Gesù durante i suoi pochi anni di vita conosciuti prima di morire.
Spiegare a Gesù come muoversi tra i vicoli della città lucana, e come e dove cadere durante la Via Crucis, penso che sia l’esperienza più forte per un uomo, se viene rapportata a cosa ha fatto Gesù 2.000 anni prima. Come dire: “Ti ricordi come sei caduto la prima volta? Ecco, rifallo uguale uguale”, oppure: “Cerca di convincere Pilato che deve essere lui a condannarti, e non gli Ebrei. Facciamo capire agli spettatori che il popolo Ebraico è innocente ”.
La parte del regista in situazioni del genere potrebbe far scatenare di tutto e il contrario di tutto. Scrivere una sceneggiatura su qualsiasi argomento, può far schierare il popolo da una parte o dall’altra. E non è poco, soprattutto quando si tratta di storie sacre. Suggerire all’attore Gesù di dire così o di far sottintendere una certa situazione, potrebbe far riscrivere anche qualche passo del Vangelo (considerando che il Catechismo ogni tanto viene aggiornato…)
La foto non indica esattamente quale scena stiano discutendo l’attore e il regista, però possiamo intuire che si tratti del dopo flagellazione: lo si capisce dalle copiose macchie di sangue sull’attore. E quindi si discute delle riprese successive: dalla Via Crucis alla Crocifissione. Una discussione del genere su cosa esattamente potrebbe incentrarsi esattamente? Forse per quanto tempo deve soffrire in croce Gesù? oppure se dopo le cadute deve rimanere a terra per un tempo esagerato, giusto per fare capire agli spettatori l’intensità della sofferenza di Gesù durante tutto il tragitto verso il Calvario?
Penso che le discussioni tra l’attore e il regista in questo film siano state pochissime: è una storia scritta fin troppo chiaramente ed è difficile farne delle libere interpretazioni. Il pubblico avrebbe capito fin da subito dove Gesù avrebbe esagerato, e forse qualche fedele avrebbe anche avuto più di un dubbio sulla sua fede.
Quando si parla di verità accertate su quello che successe a Gesù, meglio non discutete troppo, nemmeno tra attori e registi: si rischia che quel film parli di tutt’altro, e nel cinema tutto si può interpretare, tranne i Misteri.
Mario Ciro Ciavarella Aurelio