Festa grande per il Santo Patrono, a San Marco in Lamis. Si tratta dello stesso che dà nome alla città, appunto, San Marco Evangelista, di cui si commemora l’anniversario il 25 Aprile. Evento, quest’ultimo, che coincide, peraltro, anche con la Liberazione dell’Italia dal Nazifascimo. Per cui spesso la festa religiosa cade in secondo piano.
Comunque sia, sul posto vi sono alcune iniziative di rilievo a lui dedicate. Tra l’altro, la Fiera di San Marco, la più antica del Promontorio, resa famosa per via della compravendita degli animali che qui arrivavano da ogni dove. Dopo, la stessa cadde in disuso, un po’ per l’ascesa della Fiera di San Matteo (21 Settembre) e per il resto per via dell’avvento del consumismo e dell’affermazione dell’era tecnologica. Ora l’avvenimento si concentra su materiali e attrezzi da lavoro in genere e su altre cianfrusaglie di quotidiana necessità, messe in mostra dai commercianti, italiani e stranieri, provenienti da ogni dove.
Ad annunciare con una locandina, affissa e diffusa in ogni dove, è stato il Comitato Patronale. A quanto appreso, la processione partirà dal Trono, alias Palazzo badiale (Municipio), con la benedizione della statua di recente restaurata e presa in carico da parte della Chiesa Madre della Collegiata, dove saranno celebrate tutte le altre funzioni religiose, compresa la Santa Messa Solenne. Nella serata, a partire dalle ore 21.00, si terrà il concerto della Cover dei Negramaro, al termine del quale saranno sparati gli imperdibili e rituali fuochi d’artificio. La festa proseguirà anche nei giorni successivi, con altre iniziative d’intrattenimento, musicali e sportive.
C’è di più. Il nucleo originario del paese era nomato San Giovanni in Lamis, lo stesso nome dell’Abbazia benedettina (oggi San Matteo) che per diversi secoli dominò larga parte del Promontorio. Solo più tardi si affermerà quello di San Marco, ossia il Patrono di Venezia. Ed è proprio con la città lagunare, secondo alcuni ricercatori, che la nostra città avrebbe delle similitudini di fondo. Vediamo quali. In primis, c’è la toponomastica. Infatti, l’arteria principale che va da Piazza Madonna delle Grazie, ufficialmente denominata Via Roma, è popolarmente detta anche “Strada del Ponte”, a significare la sua antica funzione. Nei tempi passati costituiva, infatti, l’unico passaggio di ingresso alla cittadina, attraversata dal sottostante torrente Jana, oggi interrato e conosciuto dal popolo minuto come Canale Grande o Canalone, con similitudine a quello più famoso della città lagunare, con la quale condivide non solo la ‘Palude’, ma anche il Santo Patrono San Marco e lo stesso stemma comunale e forse anche l’origine.
Secondo una leggenda, sarebbero stati i mercanti della laguna a portare il culto del Santo e ad incrementare il nucleo originario dei residenti, inizialmente costituito da alcuni fuggiaschi di Arpi. Il tutto è confermato da una recente scoperta ossia la “certificazione” storica di una delle due campane issate sul campanile della Chiesa “Madonna delle Grazie”, quella firmata “magister Manfredinus me fecit”, di cui si è già scritto a parte, con dovizia di particolari. Si è appreso, infatti, che tale artista-fonditore ha operato nella città lagunare tra il 1280 e il 1321. La situazione si ripete nella vicina Via Lungo Jana, dove ha sede il mercato ittico comunale. (AntDV)