La mafia della provincia foggiana è giovane e violenta, ambiziosa e fiorente. Si sostiene con lo spaccio di stupefacenti, ma è sempre più integrata nella cosa pubblica
La mafia foggiana uccide e piazza ordigni esplosivi, semina più vittime della camorra: 8 bombe nelle strade della città soltanto nel 2019. Ma nella seconda provincia d’Italia, dove è nato l’attuale premier, non c’è una direzione distrettuale antimafia, non c’è una sede della Dia, non c’è una Corte d’appello.
La mafia, però, c’è. O meglio, ce ne sono tre: la mafia dei cerignolani, esperti di rapine ai blindati; quella del Gargano, che controlla pizzo ed estorsioni nelle zone del turismo; infine la società foggiana, quella dentro le città di Foggia e San Severo. Nonostante le specializzazioni, le tre mafie condividono la medesima linfa vitale – il traffico di stupefacenti – e una predisposizione all’intimidazione plateale, come le bombe. E stanno crescendo.
Nella relazione semestrale della Dia quella foggiana è la «Quarta mafia», per estensione e ambizioni. Gestisce direttamente e indirettamente il traffico di stupefacenti, anche oltre i confini regionali, occupandosi sia della produzione che dell’approvvigionamento. Proprio pochi giorni fa Giuseppe Papantuono, un pregiudicato di 64 anni, è stato fermato dai carabinieri nel Foggiano e trovato in possesso di droga. «Ve la farò pagare, vi sparo», aveva detto in quell’occasione agli agenti e così avrebbe fatto. Il 14 aprile, quello stesso uomo si sarebbe avvicinato a una pattuglia dei carabinieri e ha sparato, uccidendo Vincenzo Carlo Di Gennaro, maresciallo di Cagnano Varano, sempre in provincia di Foggia.
La mafia foggiana fa anche affari nel traffico dei rifiuti; gestisce racket di usura ed estorsioni, soprattutto nel turismo, nell’edilizia, nel commercio e nell’agricoltura. Ma la Quarta mafia sta crescendo soprattutto nella cosa pubblica, penetrando con una «vocazione agli affari e all’infiltrazione nel tessuto economico-sociale» moderna e affilata al punto da essere chiamata in causa direttamente dalla Dia.
Caso emblematico lo scioglimento del comune di Mattinata, per abusi negli affidamenti di lavori e servizi pubblici, nel rilascio dei contributi per i circoli, ma specialmente nelle assunzioni per la polizia municipale dove sono stati assunti come agenti a tempo determinato un pluripregiudicato legato alla mafia del Gargano e il marito di una donna connesse alle fazioni mafiosi locali.
Non a caso, l’amministrazione comunale sospende anche gli accertamenti antimafia nelle zone degli alberghi, del mare e delle discoteche. Il caso di Mattinata è alla luce del giorno, ma le mafie sono sempre più radicate nel territorio, e sempre più disposte a collaborare tra di loro – si tessono alleanze tra la mafia del Gargano e i clan cittadini.
Nel 2017, dopo l’omicidio dei fratelli Luciani, vittime innocenti di un agguato mafioso, il Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza ha dichiarato l’emergenza nazionale, parlando per la prima volta di Quarta mafia. Il 21 marzo 2018 40mila persone marciano con Libera a Foggia, per la “Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo di tutte le vittime innocenti delle mafie”. Da allora la provincia foggiana aspetta ancora l’intervento dello Stato, per fare luce su una realtà criminale ancora troppo libera di muoversi nell’ombra. (open.online)