In principio era il Canale Nazionale. Poi arrivò nel 1961 la seconda rete denominata Secondo Programma. E quasi a sorpresa nel 1979 nacque anche Rai Tre, visibile inizialmente solo dal 45% della popolazione italiana, per poi essere diffusa sull’intero territorio nazionale dopo alcuni mesi.
E ci fermiamo qui con la cronistoria della nascita della Tv di Stato: non vogliamo fare un elenco di sigle e numeri per raccontare la Rai, Radio Televisione Italiana, come veniva chiamata una volta. Negli ultimi anni tra numeri associati al logo non solo della Rai, e sigle di reti televisive che ormai non si contano più, siamo letteralmente bombardati da canali e programmi.
Ultimamente non fa notizia l’apertura di un nuovo canale televisivo, ma la chiusura: è strano che in tempi così floridi di iniziative editoriali, si è saputo quasi clandestinamente della chiusura di Rai Cinema. Come se non lo volessero far sapere prima, per evitare eventuali polemiche che giustamente poi sono nate e che continuano.
La bruttezza della Rai consiste nel tagliare quel poco di buono che circola: infatti Rai Movie (o Cinema) verrà chiuso per aprire sulle stesse frequenze un altro canale di difficile comprensione. Ma perché quando in Italia quando qualcosa funziona viene chiuso? Forse alcuni dei dirigenti (parliamo in generale) non riescono a capire la bellezza di un programma o di un’intera rete televisiva?
È molto probabile: spesso chi dirige delle aziende non ha mai lavorato in quel settore e non ne conosce nemmeno le qualità. In pratica è la politica che decide chi mettere a dirigere. Come quando, fino a pochi governi fa, si mettevano degli elementi a fare il Ministro della Difesa senza aver svolto nemmeno il servizio militare di leva. Oppure mettevano come Ministro alla Sanità un laureato in Filosofia.
La stessa cosa succede in Rai, penso da sempre: gente che non sa nemmeno come si accende il televisore e neanche che esistono delle smart tv. È la politica in Italia che rovina sempre tutto, è questa la verità. Meno male che finora riescono a salvare Rai Tre, che rimane un’emittente televisiva quasi uguale “all’originale”, quella di quarant’anni fa.
E quindi tra le tante eccellenti incompetenze della nostra Rai, si è deciso che Rai Cinema (o Movie) verrà chiuso. È uno dei pochi canali interessanti ed è anche l’unico dove si potevano vedere dei film 24 ore su 24 senza abbonarsi a nessuna piattaforma satellitare o on-line.
E al posto di Rai Cinema dovrebbe nascere Rai Sei. Qui si va avanti con la numerazione, ma mi sembra che più che aumentare il numero dei canali, dovremmo valutare il prodotto Rai con altrettanti numeri di qualità. Per me siamo vicino allo zero. E speriamo che non peggiorino ulteriormente, ci sono anche i numeri negativi: Ra Meno Uno, Rai Meno Due… Rai Meno Sei…
Mario Ciro CIAVARELLA AURELIO