San Marco in Lamis, il Comune “ignora” i randagi. L’Arca di Noè chiede aiuto al Prefetto
«Non si fugge dalle responsabilità soprattutto quando di mezzo c’è la salute e l’incolumità pubblica. Il Comune ha l’obbligo di intervenire»
San Marco in Lamis non è una città animal friendly. Non lo è stata in passato, e non lo è tuttora. L’unica eccellenza rilevabile in tema di randagismo è l’opera di sterilizzazione messa in campo dalla ASL in collaborazione con i volontari del luogo. Per il resto tutto è lasciato al caso e alla buona volontà dell’Arca di Noè, l’associazione di protezione animali presieduta da Antonietta Torelli.
Iniziative volte a sensibilizzare al rispetto e al benessere degli animali sono pressoché inesistenti. Ed è altrettanto impensabile che un amministratore comunale decida, ad esempio, di rinunciare alla sua indennità di carica per finanziare un canile (è successo a San Michele di Serino in provincia di Avellino). O addirittura non far pagare la Tari (altra iniziativa intrapresa da diversi comuni) ai cittadini in desiderio di adottare un cane ospitato in un canile o in una struttura convenzionata con il Comune. Lo imporrebbe il senso di civiltà.
Eppure le varie norme nazionali e regionali, stabiliscono che il sindaco, al fine di tutelare la salute e l’incolumità pubblica, che potrebbero essere compromesse dalla presenza di cani randagi sul territorio, è tenuto a monitorare il randagismo e al contempo garantire il benessere degli animali presenti sul suo territorio.
A tal proposito il Comune di San Marco in Lamis – che non ha un canile proprio – ha stipulato da tempo una convenzione con l’associazione di protezione animali “Arca di Noè”, nei confronti della quale si è impegnato a versare mensilmente un contributo di 1.000 euro a titolo di rimborso spese. Una cifra irrisoria, se rapportata al numero di randagi che l’associazione sfama, cura e gestisce quotidianamente. Circa 100 gli esemplari presenti nel rifugio privato “Il Nido dell’Usignolo” (nel bosco di San Matteo) a cui si sommano quelli liberi sul territorio e nelle aree rurali, per un totale di 140 cani di proprietà del Comune di San Marco in Lamis.
Ma adesso qualcosa si è rotto. L’Amministrazione Merla ha sospeso dal mese di marzo ogni attività del settore randagismo compreso la compartecipazione sul rimborso spese. Difatti, in data 6 marzo 2019 ne è stata inoltrata debita richiesta, ma Palazzo Badiale quasi non vi ha dato riscontro, come nessun riscontro vi è stato alla diffida dell’avv. Viviana Saponiere inviata a mezzo pec il 13 marzo dove appunto si richiedeva un intervento urgente per sbloccare la questione.
«Sì perché, seppur c’è stata una risposta, la stessa è arrivata ben oltre i termini intimati in diffida e per di più dal responsabile del settore Lavori Pubblici e Manutenzione che invece di dare delle spiegazioni, ha provveduto semplicemente ad evidenziare che la L 241/90, prevede tempi di risposta di 30 giorni».
«Ma chi mai ha chiesto l’accesso agli atti ai sensi della l 241/90», l’avvocato con la diffida chiedeva semplicemente un intervento del Sindaco.
«E non si spiega come abbiano potuto travisare una diffida ad adempiere in una richiesta di accesso agli atti». A detta del legale, tale modus operandi è volto ad eludere la normativa vigente in materia oltre a palesare una superficialità di giudizio.
Nella missiva, il dirigente fa inoltre sapere che la convenzione è scaduta il 5 novembre 2018, motivo per cui sono stati sospesi i pagamenti, e che l’ente (in tutta calma) sta predisponendo «gli atti finalizzati a garantire la continuità delle attività di prevenzione del randagismo».
Quindi, «il Comune di San Marco in Lamis – ribatte l’avv. Saponiere – ha continuato regolarmente ad erogare il contributo previsto in convenzione fino al mese di febbraio 2019 quando, senza alcun preavviso e/o comunicazione, ne ha sospeso l’erogazione all’associazione in questione – e per il legale si tratterebbe di omissione di atti d’ufficio -, perché il Comune ha continuato a beneficiare del servizio dell’associazione, senza disciplinarne il relativo rapporto».
«In pratica, l’associazione – ignara della scadenza – ha continuato a stento, con le marginali risorse a sua disposizione ad attuare quanto in convenzione previsto coadiuvando il Sindaco del Comune di San Marco in Lamis nella problematica randagismo poiché aveva inteso un tacito rinnovo della convenzione».
Il rischio, adesso, è che gli oltre 100 cani ospitati presso il rifugio potrebbero essere reimmessi sul territorio, considerato che «da oltre 30 giorni vivono nella carenza di cibo e medicinali e la loro aggressività potrebbe essere aumentata» a scapito dell’incolumità e salute pubblica, fa notare ancora il legale dall’Arca di Noè. Questo è il dato più preoccupante.
Ebbene, dal momento che «il Sindaco del Comune di San Marco in Lamis nonché il dirigente del settore preposto, con il loro modus operandi, non posso in alcun modo determinare disapplicazione di leggi, decreti, regolamenti e ordinanza dello Stato e/o delle Regioni», l’associazione Arca di Noè ha chiesto l’intervento urgente del Prefetto. E un incontro che dovrebbe tenersi in settimana.
Intanto la storia si ripete anche su altri fronti. Difatti il prossimo 9 aprile l’ufficiale giudiziario potrebbe presentarsi davanti ai cancelli del “Nido dell’usignolo” per notificare l’ennesimo “sfratto” in virtù del provvedimento di reintegro in possesso a favore del proprietario del terreno su cui sorge il rifugio. E questo perché – scrive ancora l’avv. Saponiere in risposta al funzionario comunale – «il Sindaco pro tempore del Comune di San Marco in Lamis, ha sempre disatteso la DELIBERAZIONE DI GIUNTA COMUNALE N. 147 DEL 11.07.2014 avente ad oggetto “presa d’atto del verbale dell’ufficiale giudiziario e riconoscimento indennità per occupazione aree”».
Una vicenda che si trascina da oltre dieci anni, nell’attesa di un canile municipale, a tutt’oggi non ancora realizzato.
«Si decida il Sindaco ad intervenire in ciò che per legge gli compete», conclude l’associazione “Arca di Noè”.