San Marco in Lamis, il Partito Democratico alla resa dei conti
Il clamoroso crollo alle elezioni europee del PD di San Marco in Lamis apre all’interno del partito una riflessione dura tra le varie anime dem. A dire il vero la parola “riflessione” è un eufemismo. I bene informati raccontano di un confronto al vetriolo tra la vecchia guardia — quella che per cinque anni non ha risparmiato colpi all’amministrazione Cera — e la nuova gestione rappresentata da Michele Merla e da buona parte della maggioranza. La stessa che all’indomani delle amministrative ha goduto del lavoro fatto in precedenza.
L’arena dello scontro non è la sede di Via Garibaldi, bensì un luogo virtuale in cui sarebbero volate parole grosse tra le due fazioni. Insomma, Pd contro Pd. A dare il la alla “discussione” sono i miseri 600 voti incassati dai democrats sammarchesi. Un patrimonio, quello lasciato in dote dal management targato Tonino Cera, praticamente dilapidato in poco tempo. E che fanno scendere il glorioso PD da prima a quarta forza politica del paese, con un saldo negativo evidente quanto imbarazzante: 921 voti persi per strada rispetto ai 1500 e più guadagnati con l’olio di gomito e sulla strada delle precedenti consultazioni europee del 2014. Ma il trend negativo non è cosa di oggi: parte dalle ultime primarie, passa dalle elezioni politiche e termina, almeno per il momento, con il verdetto di pochi giorni fa. “E allora meglio chiuderla la sezione se sono loro i primi a non votarci”.
Anche perché, e la questione è nota, i nuovi innesti non hanno mai goduto della simpatia della base storica per via dello scarso coinvolgimento del partito nelle decisioni amministrative che contano, «di chi si ricorda del partito 15 giorni prima del voto», e per il peso attribuito ai “destrorsi” in materia di deleghe. In più, la stasi circa la nomina di un nuovo segretario, dopo il flop del precedente (altra accusa rivolta agli strateghi della “vecchia guardia”) e una campagna elettorale blanda e priva di coordinamento, sono gli ingredienti che hanno ridotto ai minimi termini la sezione di Via Garibaldi.
Intanto, bocche cucite nel partito. L’unica dichiarazione raccolta conferma che «purtroppo non è un buon momento. E non posso dire altro» è il commento di chi si guarda bene dal non mettere altra carne sul fuoco per evitare di accentuare lo strappo. Uno strappo che potrebbe ricucirsi con la rivisitazione delle deleghe o con il cambio di qualche assessore? O altre novità che non ci è dato ancora capire? E con tante scuse per aver ridotto a «chiacchiericcio da viale» un’analisi politica che andava fatta in altre sedi.