San Marco in Lamis, Via Amendola: The neverending story

Qual è la situazione dei nostri quartieri? È possibile dare loro dignità?

Con queste due domande iniziamo a parlarne con Massimo S., residente in Via Amendola, una delle principali strade di San Marco, ma anche una delle più critiche e problematiche.

Massimo, qualcuno ha definito via Amendola “un’isola felice”. Perché?

Basta passare per via Amendola e rendersi conto personalmente della situazione. In sintesi, ognuno fa quello che vuole, una strada fuori controllo.

Ad esempio?

Fare un elenco di tutte le regole di civica convivenza non rispettate, di rispetto delle leggi e regolamenti, ecc., rischierebbe di lasciarne fuori alcune. L’unica cosa certa è che la situazione non è più sostenibile.

Ma le istituzioni cosa dicono?

Il sindaco dice che il suo ruolo è quello di programmazione e controllo, e per solidarietà con noi abitanti di via Amendola, dice che anche sotto casa sua succede qualcosa. Credo, che se le funzioni di programmazione e controllo venissero svolte come dovrebbero, i quartieri e le strade non sarebbero abbandonati a se stessi. Circa la sua solidarietà a cui facevo riferimento prima, mi vengono spontanee delle domanda al sindaco: la prima, il livello di tollerabilità di “degrado” degli altri quartieri e strade di San Marco lo parametra rispetto a quello dove abita lui? La seconda domanda, chi definisce il livello di tollerabilità, lui personalmente o ha istituito un comitato di saggi?

Quali potrebbero essere le soluzioni?

Dove non c’è soluzione non c’è problema, le soluzioni ci sono e pertanto sussiste il problema. Un punto di partenza è l’iniziativa individuale per quartiere: le singole persone che non si vogliono arrendere al progressivo degrado, devono iniziare a prendere le iniziative di “denuncia” di ciò che non va, fare accadere le cose, altri si assocerebbero. Una cosa è certa, la fiducia è contagiosa.

Stando più sul generale, San Marco si caratterizza anche per tante belle iniziative.

Vero, tante belle manifestazioni, convegni di tutti i tipi, associazionismo, ecc. Nel vedere tutte queste iniziative a me viene sempre in mente la frase di apertura del libro del padre gesuita Antony de Mello, ‘Messaggio per un’aquila che si crede un pollo’: “La carità è l’egoismo travestito da altruismo”.

Perché dici questo?

Ti rispondo con una domanda: qual è stato il valore aggiunto che tante belle iniziative, come tu le definisci, hanno portato a San Marco e all’intera comunità? San Marco oggi è in una fase di sviluppo o declino?

Quindi?

Quindi,  ìcome dice padre Antony de Mello, spiritualità è risveglio. Per svegliarsi è necessario andare oltre il proprio interesse di apparire, per soddisfare il proprio io.

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