Ricordo che al Sanremo del 1980, Cecchetto invitò a partecipare come ospiti i Dire Straits, e molti detrattori del festival subito lo attaccarono. Accusandolo di aver “invitato suoi amici” a quella edizione che ha rilanciato la rassegna musicale dopo quasi un decennio di crisi.
“Amici di Cecchetto “, che strana definizione per collegare la band inglese con Sanremo. Ma poi, chi erano i Dire Straits 40 anni fa? da noi quasi nessuno li conosceva, anche se da alcuni anni avevano già inciso degli album. Poco conosciuti e quasi completamente invenduti in Italia.
Capimmo la straordinaria bravura di questa band, quando ascoltammo per la prima volta l’assolo di chitarra di Mark Knopfler, in “Tunnel of Love”. Da quel momento dire Dire Straits equivale a quell’assolo, variato all’infinito dal chitarrista in esibizioni live, con versioni infinite con la chitarra “che non muore mai”.
Però il titolo dell’album è “Making Movies” (nella foto, quasi nessuno lo ricorda) riprendendolo da un verso del brano “Skateaway”. E poi lì dentro c’è anche “Romeo and Jiuliet”… e abbiamo detto tutto. Spesso è cosi: sono sufficienti anche due brani in un album, per renderlo immortale.
Ma chi sono i Dire Straits? Si può porre la domanda in un altro modo: ma chi è Mark Knopfler? già 40 anni fa era uno dei migliori chitarristi del mondo, figuriamoci adesso. A metà degli anni ’80 lasciò il gruppo per continuare a cantare e suonare come solista, non fermandosi mai: ogni anno produce un album, alcune volte anche doppio.
In pratica è lui i Dire Straits. Se vediamo in tv alcuni musicisti che suonano senza Mark, non riconosciamo la band. Anche perché non manca solo il suo volto, ma anche la sua chitarra.
Per noi adolescenti di inizio anni 80, Knopfler era il chitarrista da imitare, e stranamente ci fu un gruppo italiano che ha “rischiato il linciaggio” volendo in qualche modo imitare il sound dei Dire Straits, era la band “Tempi Duri”. Capitanata da Cristiano De André, il figlio di Fabrizio. Questo gruppo italiano durò appena alcuni mesi estivi, nel 1982, poi tutto svanì così come nacque: in pochissimo tempo.
La copertina del disco è essenziale, quasi anonima, quando chiedevamo al “discobolo” di turno l’album con “Tunnel of Love” per acquistarlo, e lui ci prendeva dallo scaffale quell’album quasi completamente rosso; noi rispondevano che non era quello. E proseguivamo verso altri… discoboli…
Mario Ciro Ciavarella Aurelio