OSS si confessa: ho comprato il diploma per 1500 euro e ora ci penso, so che posso far male al paziente
Continuano le inchieste di AssoCarNews.it (da dove abbiamo preso la notizia) tra il “sommerso” delle professioni sanitarie e dei profili tecnico-sanitari. Ecco un “Diplomificio” per OSS che arriva a guadagnare oltre 16 milioni di euro all’anno.
Oggi parla una “gola profonda”, che noi qui chiameremo Ciro (nome fittizio). Un Operatore Socio Sanitario ha deciso di vuotare il sacco e ci ricorda che assistere e prendersi cura non sono uno scherzo. Lo stesso chiede che la formazione degli OSS venga modificata mediante regole univoche, chiare e condivise dalle Regioni, dallo Stato e dai Ministeri dell’Istruzione e della Salute. E fa l’appello ai ministri Giulia Grillo (Salute) e Marco Bussetti (MIUR) e alla Conferenza Stato-Regioni e Province Autonome di Trento e Bolzano: “aprite inchiesta su scuole di formazione campane e del Meridione”.
Ciro è un fiume in piena e si autodenuncia ad AssoCareNews.it. Lo abbiamo incontrato qualche sera fa in un locale romagnolo. Lui vive e lavora in provincia di Rimini.
Qualche mese fa scoppiò il caso in Italia e iniziarono le indagini della magistratura rispetto ad alcuni “diplomatici” per OSS scoperti in Campania, nel Lazio e in Calabria. La magistratura fu chiamata in ballo da Luca Abete, storico inviato di Striscia la Notizia. I giudici avviarono indagini ed eseguirono sequestri e denunce, poi il silenzio e le cause in corso.
Dopo l’intervento di Abete si scoprì che centinaia (forse migliaia) di Operatori Socio Sanitari attualmente in servizio presso strutture pubbliche e private (soprattutto al Nord) erano muniti sì di attestato di qualifica da OSS, ma in realtà lo avevano conseguito pagando dai 1500 a 2000 euro, senza mai fare un’ora di lezione e/o un’ora di tirocinio. Attestati fasulli che però hanno prodotto lavoro reale. E ciò a discapito dei Pazienti che oggi sono assistiti da personale per nulla qualificato.
Chi è l’OSS.
La figura dell’OSS è molto ricercata in Italia.
L’Operatore Socio Sanitario, conosciuto meglio con l’acronimo OSS, è una figura tecnica di supporto all’Infermiere e all’Infermiere Pediatrico. Seguendo quanto indicato nel Profilo Professionale dell’Infermiere ci si avvale di esso esclusivamente “ove necessario”, nel rispetto nelle sue competenze ed autonomie predisposte dal cosiddetto “Profilo dell’OSS“, ovvero l’Accordo Stato-Regioni del 22 febbraio 2001.
Come funziona il diplomificio.
Il meccanismo del “diplomificio” è complesso e gli attori-beneficiari dei proventi sono tanti: con 1500 o 2000 euro si devono accontentare:
- docenti (spesso Infermieri);
- politici;
- sindacalisti;
- responsabili e dipendenti di aziende di formazione;
- faccendieri e intermediari.
Per fortuna che in Italia ci sono, al contrario, tante scuole che il loro lavoro di formazione lo fanno veramente bene.
La nostra gola profonda: parla Ciro, l’OSS pentito.
“Il giro d’affari è enorme – ci spiega Ciro – pensate che io rivolgendomi ad un sindacato rappresentativo del Comparto Sanità, uno di quelli che sembrano puliti, ho ottenuto la qualifica di Operatore Socio Sanitario in poche ore. Mi trovavo in un periodo difficile della mia vita. Appena licenziato dalla fabbrica in cui lavoravo da 13 anni, mi sono trovato improvvisamente con il sedere a terra. Pensa che io con 1500 euro in nero dati al referente di un noto patronato e un’attesa di appena due ore ho ricevuto l’Attestato di Qualifica da Operatore Socio Sanitario, con tanto di firma del presidente del Corso e successivamente del referente della Regione Campania, da dove provengo. So che altri colleghi hanno versato, sempre in nero, fino a 2000 euro. Molti venivano dalla Sicilia, dalla Calabria, dal Molise, dalla Puglia, dal Veneto, dalla Lombardia, da Lazio e dalla Toscana. Quel giorno eravamo una trentina“.
I diplomifici guadagnerebbero cifre mastodontiche, fino ad oltre 16 milioni di euro in nero all’anno.
Se quello che ci ha riferito Ciro fosse vero verrebbe da pensare che il giro di affari dietro ai “diplomifici” per OSS sia mastodontico. Se, infatti, in una sola giornata un aspirante Operatore Socio Sanitario ha versato un minimo di 1.500 euro, moltiplicando questa somma per 30 persone (come ci riferisce il nostro interlocutore) si arriva alla somma di 45.000 euro in un solo giorno. Se moltiplichiamo questo “incasso” per 365 giorni all’anno (perché tutti i giorni in questo patronato c’era la fila) si giunge a some impressionanti, che superano i 16 milioni di euro.
“Devo ringraziare questo sindacato che mi ha dato, pur bluffando, un Attestato da OSS – aggiunge Ciro – senza il loro impegno oggi non lavorerei nel pubblico con un contratto a tempo indeterminato. Poi però ci penso e dico: io nel frattempo mi sono formato, ma sono arrivato in reparto che non conoscevo cosa fosse un pantalone. Quando l’Infermiera il primo giorno di lavoro mi ha chiesto di passarle una crema all’argento, il Sofargen, io sono cascato dal pero e ho avuto paura. Cos’era quell’affare che mi chiedeva? Pian pianino sono entrato nel meccanismo lavorativo, ho avuto una OSS campana che mi ha fatto l’inserimento. Lei ha studiato a Rimini, dove la scuola da OSS viene fatta bene. Grazie a lei ho recuperato quelle che non erano nemmeno lacune, ma il non sapere assoluto”.
Ciro: “Il nostro è un lavoro serio e al momento, anche per le cose che ho raccontato, non possiamo essere una professione vera”.
“Il concorso l’ho superato studiando, ne ho approfittato per imparare e capire come dovevo assistente un Paziente e quali erano e sono e saranno le mie responsabilità – conclude Ciro– poi però vedo arrivare in reparto tanti colleghi calabresi, pugliesi, toscani, veneti, campani e siciliani che come me al primo giorno di lavoro non sanno da dove iniziare. Il nostro è un lavoro serio e al momento, anche per le cose che ho raccontato, non possiamo essere una professione vera. Qui si parla di persone da assistere e di cui prendersi cura, non di macchine, non di operatori che imparano a pigiare un tasto o a saldare un letto. Qui si parla di persone in carne ed ossa, di bambini, adulti e anziani che hanno il diritto ad essere assistiti da personalene veramente qualificato. Purtroppo nessuno controlla e l’esigenza di assumere personale va oltre ogni verifica. Il sistema di formazione degli OSS deve cambiare radicalmente, ecco perché ne approfitto per fare appello al ministro della salute Giulia Grillo, al ministro dell’istruzione Marco Bussetti e alla Conferenza Stato-Regioni e Province Autonome di Trento e Bolzano di rivedere il profilo dell’Operatore Socio Sanitario, di avviare delle indagini conoscitive sulle scuole formative, di imporre alle Regioni di realizzare corsi in proprio senza demandare a privati che poi nessuno controlla. Insomma, quello che è detto lo sanno tutti, ma come al solito in Italia nessuno fa nulla”.
Più chiaro di così!
In conclusione.
Una seria riforma della formazione dell’OSS va intrapresa subito e i Ministeri competenti, assieme a Regioni e Province Autonome, devo sedersi ad un tavolo per capire quali requisiti deve avere un aspirante Operatore Socio Sanitario. Ad esempio, perché non pensare all’accesso ai corsi solo per chi è munito di Diploma di scuola media superiore di secondo grado? Inoltre, perché non ideare un piano formativo univoco tra tutte le regioni e province autonome? Sono domande a cui occorre dare delle risposte celeri e i ministri Grillo e Bussetti non possono più far finta di nulla.
Per finire, da ricordare che recentemente vi è stato un primo incontro tra la Federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche (FNOPI) e la Federazione MIGEP proprio per mettere in piedi una strategia comune per offrire agli OSS una formazione adeguata (sia a quelli formati, sia a quelli da formare).
Cosa c’entrano gli Infermieri? Semplice: l’Operatore Socio Sanitario non è una figura autonoma, ma resta personale di supporto all’Infermiere (DM 739/94).
NDR: siccome quella degli attestati falsi è una pratica diffusissima anche in provincia di Foggia, ed in comuni a noi vicinissimi, l’appello è sempre lo stesso: quello di rivolgersi ad enti, associazioni e cooperative accreditate e professionali, presenti anche nella nostra San Marco in Lamis.