È assurdo non poter vedere nemmeno un minuto di alcuni concerti storici che si tennero in Italia tanti anni fa, non solo da cantanti italiani, ma anche di artisti stranieri. Chissà per quale strano motivo non si usava riprendere i concerti negli stadi e nei palasport. Non so per quale motivo, forse per motivi legati al copyright o perché non si pensava che quei momenti, poi sarebbero passati alla storia.
In Italia cantarono anche i Beatles nel 1965 al Vigorelli di Milano: non c’è una minima traccia di una registrazione, nulla!! Eppure la Rai esiste dal 1954. Peppino Di Capri che cantò anche lui in quella serata, di nascosto da dietro il palco riuscì a riprendere il quartetto di Liverpool per alcuni minuti. Abbiamo solo questo.
Nell’estate magica del 1982 quando l’Italia divenne Campione del Mondo di Calcio, proprio nella serata della finale contro la Germania, a Torino si esibirono i Rolling Stones, e mentre il complesso suonava, c’era un maxischermo sul palco che trasmetteva la finale da Madrid. Stesso risultato: nessun video disponibile di quel concerto, nessuna registrazione. Ma come è possibile!!!
Il primo cantante italiano a riempire gli stadi con i suoi concerti, è stato Edoardo Bennato, anche lui non venne immortalato da telecamere o cineprese. Ma il concerto per eccellenza che è rimasto nella storia di questo nuovo modo di proporre la musica negli stadi, è stato quello di Bob Marley: Stadio San Siro, 27 giungo 1980, Milano.
Di quando Piero e Cinzia (incinta), due fidanzati, protagonisti in una canzone di Antonello Venditti, partirono da Roma per assistere al concertone, dietro si portarono un po’ di veleno (marijuana). Nello stadio milanese arrivarono giovani da tutta Europa: 100.000 (centomila) spettatori che pagarono 4.000 lire per poter entrare.
Entrarono alle ore 11 come apertura cancelli, inizio concerto ore 21. All’epoca come oggi, prima del cantante famoso c’erano dei cantanti “apripista”: cercavano di riscaldare il pubblico in attesa dell’artista principale. Il concerto di Bob Marley venne aperto da Roberto Ciotti e il suo complesso; e poi salirono sul palco Pino Daniele con James Senese e Toni Esposito e gli “Average White Band”. È inutile dire che chiunque avesse aperto il concerto di Bob Marley, sarebbe stato bombardato da fischi, bottiglie, uova e tutto ciò che il pubblico non aveva mangiato.
“Rasta”. Un genere musicale ma anche una religione: ritornare alle origini per gli uomini di colore. Ritornare in Africa! È quello che desiderava anche Bob Marley quando cantava e componeva le sue canzoni. Il “rastafarianesimo”, per esteso, è una religione monoteista nata negli anni ’30, e si presenta come erede del cristianesimo, il nome deriva da Ras Tafari, l’imperatore che salì al trono d’Etiopia nel 1930 con il nome di Hailè Selassiè.
E la musica Reggae venne associata al movimento rastafari. Nacque nel 1968 come variante del rock steady. Questa musica era sostenuta in Giamaica principalmente dai rude boy, giovani delinquenti senza lavoro provenienti dai ghetti poveri di Kingston. Un miscuglio tra fede, società, musica e tutto ciò che il malessere di un popolo subì decenni addietro.
Agli inizi degli anni ’70 arrivò Bob Marley, e il reggae divenne un nuovo genere musicale cantato, dopo, anche dai Police, i Clash e Bob Dylan, e ripreso anche da tantissimi altri cantanti in tutto il mondo. In Italia ci sono i Sud Sound System. L’artista è un innovatore: Marley ha portato un qualcosa di nuovo che prima non c’era, e se c’era non veniva ancora apprezzato come tale.
Lo stadio di San Siro in quell’inizio d’estate del 1980 era strapieno, come si vede nelle foto, non sappiamo se vennero usati gli idranti per bagnare i presenti sul terreno di gioco. Ma sicuramente nessuno dimenticò quelle canzoni. Purtroppo non abbiamo nemmeno un’immagine di quel concerto, anche se abbiamo la scaletta. Non sappiamo la grandezza del palco, da quanti musicisti era composto il complesso dei Wailers, che solitamente accompagnava Bob. Ma ci sono delle registrazioni audio che non riescono a dare un senso compiuto dell’intero evento.
Pochi mesi dopo Bob Marley morì. E la musica Reggae non ebbe più il successo di una volta, anche se dopo arrivarono cantanti come Peter Tosh, Jimmy Cliff ed altri. Il Reggae ha perso il suo profeta e non si vedono all’orizzonte altri innovarti come lui.
Mario Ciro CIAVARELLA AURELIO