Una foto, una storia: La nascita della Terra
Quando nasce una nuova vita quello che vediamo per primo è la testa del neonato. Un qualcosa di rotondo. E poi emerge resto del corpo. Un vagito dà inizio ad una nuova vita. La testa, è tutto lì dentro racchiuso il mistero dell’uomo: miliardi di connessioni elettriche (sinapsi) che faranno di lui quella che sarà la sua esistenza. Se non proprio tutta, quasi.
Neuroni che comunicheranno in un millesimo di secondo per prendere qualsiasi decisione: saranno questi che ci diranno quasi tutto dell’essere umano appena nato. La testa, quando muore è tutto il corpo che non ha più vita propria: la morte è cerebrale e non cardiaca. Un “cerchio” che racchiude tutto ciò che lasceremo ai posteri: nel bene e nel male.
In principio, un corpo emerge, da un altro corpo: quello della madre. Come la nostra Terra: è emersa da un altro corpo, quello dell’universo. Creato chissà come e quando, generando tante “teste celesti”, come i pianeti. E sono tutti tondi: una forma perfetta per far vivere i suoi abitanti sullo “stesso piano”: uguaglianza terrestre, con distanze che si possono accorciare seguendo rotte ideate all’occorrenza.
Anche la nostra Terra è perfetta, in questo. Abbiamo tutto quello che ci serve: flora, fauna, monti, acqua e risorse poco conosciute che di tanto in qualcuno riesce a trovare in luoghi più o meno lontani dalla civiltà. E l’abbiamo vista nascere, un giorno ben preciso: la vigilia di Natale del 1968. Non c’entra con lo sbarco sulla Luna dell’Apollo 11, quella è un’altra storia. Ma abbiamo visto nascere il nostro pianeta, emergere dal lato oscuro della Luna.
L’immagine fu ripresa dall’orbita lunare in quanto la missione non atterrò sul satellite, ma ne sorvolò solamente l’orbita. I tre astronauti (dell’Apollo 8) Frank Borman, James Lovell e William Anders, furono i primi a vedere il lato nascosto della Luna e a osservare la Terra nella sua interezza, vedendola sorgere dall’orizzonte lunare.
Prima di allora sapevamo che il nostro pianeta fosse rotondo, ma da quel momento lo avevamo visto con i nostri occhi, e quella immagine rappresenta per noi la nascita della Terra: vedemmo la “testa” di una nuova vita emergere da un universo-madre. “Earthrise”, l’alba della Terra. così venne intitolata quella foto. Durante la nona orbita intorno alla Luna, vennero letti dagli astronauti alcuni versetti della “Genesi”: come tutto ebbe inizio.
Non poteva essere altrimenti, anche un laico, ateo o agnostico avrebbe fatto lo stesso: il mistero di quello che circonda ci fa arrendere, e ci si affida al Mistero Supremo. “In Principio”. Il grigio del suolo lunare era troppo contrastante con l’azzurro del nostro pianeta: sul nostro satellite non c’è vita, da noi c’è “troppa” esistenza; a “pochi chilometri” di distanza tra i due corpi celesti. È come dire: viviamo in un luogo nato forse non per Caso, ma per Necessità.
Una Necessità dettata non sappiamo come e perché: il Bene e il Male sono nati lo stesso giorno, da noi. Sugli altri pianeti non sappiamo “come sono messi” (speriamo meglio). Il bello è che tutte queste considerazioni le facemmo soprattutto da quel giorno, in cui vennero scattate le foto della Terra dall’orbita lunare. Prima immaginavano, ma non sapevamo esattamente in quale mondo vivessimo.
Con la foto “Earthrise” l’abbiamo saputo: il nostro pianeta è una testa, che ne comprende miliardi di miliardi, da quando è nato il primo uomo. il guaio è che la testa del pianeta ragiona non con la “sua”: ma con la nostra.
Mario Ciro CIAVARELLA AURELIO