Il comandante dei carabinieri lascia la Provincia di Foggia, promette che seguirà ancora le vicende relative al territorio e parla della strage del 2017 dove hanno perso la vita i fratelli Luciani. Si dice deluso dalla partecipazione dei cittadini alla commemorazione.
“Quando mi inviarono a Foggia mi dissero che era una sfida, che non sarebbe stato facile”,ha detto il colonnello Marco Aquilio (in foto) durante la cerimonia di commiato. Aquilio ha, per tre anni, guidato l’Arma dei carabinieri in Provincia di Foggia, “Foggia è fatta di cittadini perbene che vogliono essere aiutati”.
Il colonnello ricoprirà la Direzione dell’Ufficio Criminalità Organizzata, presso il Comando generale dell’Arma, segno che il suo lavoro in provincia di Foggia è stato apprezzato anche dai superiori. Questa mattina il Quotidiano L’Attacco pubblica una lunga intervista al colonnello, molti i temi trattati nel bilancio di Aquilio. Tra le domande rivolte al colonnello una anche sulla strage di San Marco in Lamis.
La strage di San Marco in Lamis del 9 agosto 2017 ha rappresentato una data spartiacque, dopo di allora la presenza dello Stato e l’azione di contrasto alle mafie di Capitanata sono state potenziate in maniera lampante. Oggi come inquirenti avete un quadro chiaro dei motivi del quadruplo omicidio e del quadro complessivo delle mafie di questa provincia?
«Abbiamo delle idee molto più chiare rispetto al passato- afferma Aquilio– mancano ovviamente alcuni autori materiali. È vero che si tratta di uno spartiacque, perché si è preso coscienza di alcune cose. Su diversi aspetti già stavamo lavorando. Lo si è visto: dopo la strage sono state prese iniziative che in così breve tempo non avrebbero mai potuto avere un esito di quel tipo. Si è preso coscienza di una mafia molto spregiudicata. E anche i cittadini hanno preso coscienza che quel ragionamento, che a volte si fa, “tanto finché si ammazzano tra di loro…” non è un principio che può essere sempre riconosciuto. Questo mio pensiero l’ho espresso alla famiglia Luciani, che sono andato a trovare. Sono sincero- aggiunge il colonnello- sono rimasto un po’ deluso dall’ultimo evento, in occasione dell’anniversario della strage, il 9 agosto scorso. Togliendo parenti, stampa, istituzioni e presidi come Libera, non c’era nessuno. Allora ci vuole un maggiore coinvolgimento di tutti, anche della popolazione. Se durante una fiaccolata , in una cittadina di 3 mila abitanti, ci sono 100 persone che partecipano ci dobbiamo preoccupare e seriamente. Non bastano 100 fiaccole, sono necessarie 3 mila».
Gennaro Tedesco
ilfattodelgargano.it