“Conte era mio studente. Bello e intelligente, non studiava matematica, ma piaceva alle ragazze”
Filomena De Nittis, professoressa di liceo del presidente del Consiglio, in un’intervista alla trasmissione “Un giorno da pecora” su Radio Rai 1, ha ricordato la carriera da studente di Giuseppe Conte
Giuseppe Conte da giovane era “bello, maturo, intelligente, non secchione e molto apprezzato dalle donne”. A dirlo è una persona che l’ha conosciuto bene, la sua professoressa di matematica al Liceo Classico Pietro Giannone di San Marco in Lamis. Filomena De Nittis (questo è il nome della donna), ieri, martedì 1 ottobre, è stata ospite della trasmissione “Un Giorno da Pecora”, condotta da Geppi Cucciari e Giorgio Lauro su Radio Rai 1.
La professoressa ha dichiarato di avere un ricordo molto preciso del giovane Conte: “Era uno studente valido e maturo, aveva un’intelligenza fervida, era un ragazzo abbastanza brioso”. Un allievo sempre pronto che però non studiava moltissimo, soprattutto la materia che insegnava la signora De Nittis, ovvero la matematica: “Non era un secchione ma era molto intelligente. Magari non studiava molto ma sapeva sempre districarsi nei problemi, rispondeva ai quesiti di matematica prendendo i discorsi un po’ alla larga”.
La professoressa durante la trasmissione ha anche raccontato come Conte da studente si rapportasse con i compagni di scuola e ha sottolineato che in classe è sempre stato benvoluto, in modo particolare dalle ragazze, a cui, secondo la professoressa, ”è sempre piaciuto molto”.
La signora De Nittis non ha risparmiato anche alcuni aneddoti di vita quotidiana riguardanti quello che oggi è il premier. Ha raccontato ad esempio quanto in un certo periodo fosse preoccupato che qualcuno gli rubasse la moto che parcheggiava sempre fuori dalla scuola.
I conduttori hanno poi rivolto un’ultima domanda alla professoressa e le hanno chiesto se si sarebbe mai immaginata un futuro da politico per il piccolo Conte. Lei, senza esitare ha risposto: “No, non avrei mai immaginato che diventasse premier ma nella stessa classe c’erano molti ragazzi validi, un compagno di Conte è diventato giudice, ad esempio”.
“Chiedo venia ai miei professori di matematica – ha detto lo stesso Conte parlando a ‘Skuola.net’. – pur avendo buoni voti non ho mai aperto un libro di matematica. Facevo gli esercizi al volo”, ha ammesso il premier.