Franco Battiato, “Torneremo ancora”
Alla fine l’ho aperto questo LP, soprattutto per curiosità, alla faccia del collezionismo! La prima impressione non è fantastica anche per la qualità del suono rispetto ai dischi in studio, ma anche rispetto a certi altri doppi live del passato come Giubbe Rosse del 1989 o di uno degli ottimi successivi come Last Summer Dance ma anche rispetto alle recenti rimasterizzazioni di altri, chessò, di Battisti, tanto per citare.
Certamente la Royal Philarmonic Orchestra fa bene il suo dovere come in passato con lo stesso Battiato ma la voce…la voce a volte tremula, che può commuovere ma che lascia un po’ interdetti, bah! Certo per uno che canta da 55 anni, che ha composto cose eccelse e che ha curato in modo perfetto, soprattutto riguardo la musica, tanti suoi dischi, tanto che è un piacere riascoltare il cofanetto Anthology con le rimasterizzazioni di quattro anni fa, questo lavoro, approvato certamente ma non certo desiderato dal Maestro, sembra sia dedicato non a tutti ma soltanto ai veri fan e in un periodo di incertezza per la sua salute e nella crudele ipotesi che sia la sua ultima incisione, tutto fa brodo.
Un riguardo alla riuscita, minimale, copertina che sembra richiamare la storica Summer in a solitary beach e comunque, sentendo e risentendo i brani di questo doppio (singolo in CD), pur essendo per lo più incisioni di prova prima del breve tour del 2017, interrotto per motivi di salute, a cui il solerte Guaitoli ha aggiunto la nota Filarmonica, si scoprono canzoni che, sempre per via del sottofondo orchestrale, addirittura colpiscono meglio delle versioni originali.
Mi riferisco in particolare a quelle meno conosciute come Tiepido Aprile dal sottovalutato album Il Vuoto del 2007, adattissima ad inaugurare la primavera ed infatti l’ho sempre postata sui social, ogni primo di aprile. Anche Lode all’inviolato da Caffè de la Paix, il riconosciuto miglior album 1993, è più coinvolgente della versione in studio! I due brani da Come un Cammello in una Grondaia risultano all’altezza degli originali che già era, ai tempi, un album tutto mahleriano ed anche I Treni di Tozeur se la cava quasi meglio della versione euro-festivaliera con Alice, mentre quelle tratte dai vari Fleurs, pur se con la firma di un Salvatore Adamo e di un Sergio Endrigo, sembrano inserite come strizzatine d’occhio per un pubblico meno accorto.
Le celebri La Cura e Povera Patria nonché la tenue Le nostre Anime acquistano qualcosa in più, con il solo accompagnamento orchestrale ma anche per la voce che qui sembra meno affaticata. Il brano che dà il titolo a questo album, Torneremo ancora, composto riguardo il testo anche dal mistico Juri Camiscasca e che in origine, dicono, confezionato per la voce di Bocelli (ma un quasi recitativo alla Inneres Auge che c’azzecca col noto tenore?), ha bisogno di più ascolti per coglierne l’atmosfera estremamente religiosa. Infine, ciliegina sulla torta, il cavallo di battaglia sempre superlativo e qui ancora una volta realmente dal vivo che è L’era del Cinghiale bianco con il solito accompagno del pubblico in sottofondo, si può dire che concluda in bellezza questo lavoro con l’augurio che se Franco non può più cantare o fare composizioni leggere, resta sempre aperto il sentiero della sua luminosa avanguardia, ripreso dal non lontano Joe’s Patty Experimental group e quella classica come ad esempio una auspicabile incisione, mai realizzata, de Il Cavaliere dell’Intelletto, opera dedicata al nostro Stupor Mundi Federico II.
Nicola Maria SPAGNOLI