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Un film, una storia: “La Passione di Cristo”

Iniziamo dalla fine: una lacrima di dio che cade dal paradiso e va a colpire tutti quelli che sono sul Golgota nel momento in cui Gesù muore. È difficile capire il concetto di dio che piange. Voglio dire, dovrebbe piangere da sempre e per sempre! Ha ben poco di cui rallegrarsi da quando ha creato non il mondo, ma l’uomo!!

Da allora dio avrà avuto pochissime soddisfazioni!! Figuriamoci quando nel film flagellarono suo figlio: minuti interminabili in cui il corpo dell’attore Jim Caveziel viene torturato (per finta) da centinaia di colpi di flagelli. Stiamo parlando de “La Passione di Cristo” (2004) di Mel Gibson. Forse quello di Gesù è il soggetto più difficile da “cinematografare”: se lo fai troppo fedele ai Vangeli non aggiungi nulla a quello che già sappiamo, se invece “inventi” situazioni diverse o verosimili distogli i fedeli dal messaggio messianico. E allora questo Gesù come deve essere?  

Il regista Mel Gibson ha pensato bene di andarsi a leggere “La Dolorosa Passione del Nostro Signore Gesù Cristo” di Anna Katharina Emmerick (1774-1824), monaca e mistica tedesca. Famosa per fenomeni di bilocazione e levitazione, parlava anche lingue mai studiate come l’aramaico e il latino.   

La Passione di Cristo secondo la Emmerick inizia ben prima che Pilato ordinasse di frustare Gesù, come sostituzione alla crocifissione. Così scrive la mistica: “Gesù oltraggiato e percosso nella casa di Caifa. Non appena Caifa e i membri del consiglio lasciarono la sala del tribunale, la folla si accanì bestialmente contro Gesù, abbandonandosi a ogni eccesso di crudeltà… Già durante il processo alcuni perfidi avevano strappato al Signore intere ciocche di capelli, e così pure la barba; qualche pia persona le raccolse furtivamente e le portò via, ma poco tempo dopo non le trovò più”.

La scena appena descritta è stata ripresa da Gibson fedelmente, dove si vede un Gesù già sofferente, molto prima che arrivasse tra le mani dei soldati romani. Continua la Emmerick: “Gesù in carcere. Vidi Gesù in una piccolissima cella dal soffitto a volta; uno spiraglio di luce penetrava da una fessura in alto. La prigione era sotterranea al tribunale di Caifa. Al Signore non gli era stata restituita la veste, era ricoperto solo da una fascia sul basso ventre e sulle spalle portava uno straccio rosso pieno di sputi. Non appena fu in carcerato, Gesù offrì i suoi patimenti al Padre celeste per espiare i peccati del mondo e dei suoi carnefici”.

Del suddetto episodio non c’è traccia nei Vangeli, ma il regista si fida della monaca veggente e vediamo nel film Gesù in un locale molto stretto e sotterraneo. L’effetto è straordinario: un Messia muto e incatenato con le vesti già pregne di sangue.

La scena più impressionante di tutto il film è quella della flagellazione: non si può vedere!! E la mistica la descrive così, come poi Mel Gibson la riprende: “Quando gli aguzzini si davano il cambio, i nuovi arrivati, freschi e riposati, si accanivano con maggior foga contro di lui. Intanto il Redentore continuava a pregare incessantemente, volgendo il suo sguardo luminoso in alto, verso il sole nascente che annunziava la sua passione”.

Anche la Madonna è presente nelle visioni della mistica: “Dopo una breve visita notturna al tribunale di Caifa, la Madonna era rimasta nel cenacolo immersa nel suo muto dolore, in costante unione spirituale con Gesù. Quando il Signore fu fatto uscire dalla prigione per essere condotto nuovamente davanti ai giudici, ella si alzò per andare a vedere personalmente il suo Figlio diletto. La Vergine mise il velo e il manto, mentre diceva a Maria Maddalena e a Giovanni: «Seguiamo mio Figlio fino al palazzo di Pilato, lo voglio rivedere!»

La Madonna nel film è interpretata dalla bellissima attrice rumena Maia Morgenstern, un volto straordinario: maturo e giovanile nello stesso istante, dipende dalle vicissitudini del figlio. In alcuni flashback del film, vediamo Gesù che cade quando era piccolo e la madre premurosa che corre per farlo rialzare, così come vorrebbe la Madonna far rialzare il figlio dopo le tre cadute.

Probabilmente la “Via Crucis” intesa come processione pasquale è stata “inventata” dalla Madonna, e la prova ce l’abbiamo proprio nelle visioni della Emmerick, la quale scrive: “Origine della Via Crucis. La santa Vergine, Giovanni e Maria Maddalena avevano assistito con angoscia a quanto si era svolto nel pretorio. Essi erano rimasti nascosti e avevano udito le ingiurie pronunciate dai sinedriti. Mentre Gesù veniva condotto da Erode, Giovanni fece percorrere alla Vergine e a Maria Maddalena la Via Crucis. Dal palazzo di Caifa a quello di Anna, fino al monte degli Ulivi e al Getsemani”. E puntualmente il regista ci fa vedere la Madonna con Giovanni e Maria Maddalena che di nascosto seguono Gesù fino al Calvario.

Potremmo dire che la sceneggiatura del film non è stata scritta da Mel Gibson, William Fulco e Benedict Fitzgerald, ma da Anna Katharina Emmerick!! E tutto quello che vediamo nel film, che qualcuno l’ha definito splatter, è tutto frutto delle visioni della mistica. Senza le sue straordinarie sensazioni questo film non l’avremmo avuto.

Adesso cosa si può aggiungere a tutto quello che già sappiamo su la Passione di Gibson? Nulla, non c’è altro da aggiungere, se non quello che dicevamo all’inizio: la lacrima di dio che cade sugli uomini. Sugli uomini. Voglio sottolinearlo. E non sul resto del creato: evidentemente quello sta andando bene. Sono gli uomini che fanno piangere dio, e non tutto il resto. Non siamo messi così bene, da sempre…

Mario Ciro CIAVARELLA AURELIO

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