Un telefilm, una storia: “Downton Abbey”
E che c…, in questa serie televisiva non c’è una parolaccia di m…, eppure ci sono dei personaggi che sono degli emeriti f… di p…, ma nessuno che bestemmia santi e madonne? Tutti i dialoghi sono perfetti. Compresi quelli, di quegli st… di domestici. Anche qualche p… c’è nel telefilm, ma nessuna che venga inquadrata nuda o quasi. Questo telefilm fa schifo!! È troppo perfetto!!!
Permettetemi lo sfogo, ma quando ci vuole, ci vuole! Forse perchè la storia è ambientata in Inghilterra, come la produzione, e quindi l’aplomb è d’obbligo.
Nella la serie televisiva “Downton Abbey”, si racconta la storia di una ricca e numerosa famiglia inglese di inizio ‘900, un telefilm molto elegante, forse è l’unico esempio di intrattenimento dove non c’è, non dico l’ombra di una parolaccia, ma nemmeno il minimo accenno di nervosismo e agitazione che potrebbe coinvolgere i personaggi di questa storia.
A Downton Abbey tutto è perfetto, fine, raffinato, compreso i congiuntivi pronunciati dai domestici (ignoranti) che servono in modo impeccabile i padroni di casa. La parolaccia che manca, è quella che potrebbe dare un senso compiuto nella storia di “Downton Abbey”. Anche perché non mancano in questa serie televisiva, le disgrazie: morti, povertà assoluta di alcuni personaggi, eventi nefasti presenti e futuri. Eppure lo stile rimane intatto: tutto viene detto e fatto senza il minimo imprecare verso il prossimo.
Tutta la storia di questa straricca e imponente famiglia aristocratica inglese, inizia con una disgrazia: l’affondamento del Titanic, dove il cugino del conte, James Crawley, e suo figlio Patrick, erede della loro proprietà, nonché della cospicua dote della Contessa Cora, sono deceduti nel naufragio. E da questo punto parte la ricerca su chi dovrebbe sposare l’erede di tutto: Lady Mary Talbot. La ricerca è ardua e tempestosa: il marito per la lady deve essere ricco prima di tutto e poi non deve lavorare(!?) anche se volesse. Non si cerca un lavoratore, ma un nobile… con il pedigree, che si deve “sacrificare” ad adattarsi alla vita aristocratica della famiglia Crawley.
In 52 episodi si sente l’odore dei mobili e degli indumenti degli attori: è impressionante! Il serial è di una raffinatezza al limite della decenza, la cucina dove lavorano decine di sguatteri, pardon: volevo dire cucinieri, camerieri sommelier… è di una pulizia che farebbe invidia a qualsiasi altro posto sul nostro pianeta. Non esiste un altro posto più pulito di Downton Abbey. I grembiuli delle cameriere risplendono e “sparano” nelle macchine da presa.
Ci sono anche scene di guerra: anche lì i morti cadono lentamente sul terreno, non vogliono far rumore(!?), ci sono scene d’amore dove i “partecipanti” sono sempre in pigiama lui, e in camicia da notte che copre anche i piedi, lei. Ma non si baciano nemmeno: pensano di farlo. Però i bambini nascono(!?)
Il villaggio di Bampton, nello Oxfordshire, è stato utilizzato per girare le scene all’aperto, in particolare la St Mary’s Church e la biblioteca del villaggio, che funge da ingresso all’ospedale, è tutto vero: non è una ricostruzione anche se lo sembra. Chi non avesse visto questo serial, che faccia il suo dovere di bravo telespettatore: se per caso non vi piacesse, vi farà rilassare e non poco, e “ci imparerà molta educatezza…”.
Così, quando qualcuno busserà alla vostra porta non direte più: “Chija jenn?”, ma: “Desidera? È sicuro di aver tuzzolato alla casa giusta?” è tutto un altro sentire…
Mario Ciro CIAVARELLA AURELIO