Parco del Gargano, il consiglio direttivo delibera lo scioglimento della società che gestisce Lago Salso
Entro la fine dell’anno la messa in liquidazione. Nell’ultima seduta nove accapi su dieci votati all’unanimità. Bagarre sull’ultimo riguardante la terna per il direttore
di Francesco Trotta
Entro la fine dell’anno scioglimento e liquidazione della società che gestisce l’Oasi Lago Salso. E’ quanto deliberato dal consiglio direttivo dell’ente Parco Nazionale del Gargano nell’ultima seduta di qualche settimana fa, in merito alla società che gestisce la zona umida che ricade nel territorio di Manfredonia (e grazie alla quale il centro sipontino rientra tra i Comuni dell’area protetta).
La decisione arriva dall’azionista di maggioranza della società (ovvero l’ente Parco che detiene il 96 per cento delle quote del capitale sociale, mentre la restante parte del 4 per cento è in mano al CSN, Centro Studi Naturalistici). La proposta – avanzata dal presidente Pazienza- è stata votata all’unanimità dal consiglio direttivo: il bilancio è in perdita e la società va azzerata.
Fissata anche la road map: sarà indetta un’assemblea straordinaria, approvato il bilancio al 31 dicembre e contestualmente avviata la procedura di messa in liquidazione. E’ uno dei primi atti di indirizzo del neo presidente del Parco Pasquale Pazienza, in sella dallo scorso 7 agosto quando ci fu l’intesa tra il ministro dell’Ambiente Sergio Costa e il governatore di Puglia Michele Emiliano.
A riprova di una unità d’intenti tra i componenti del direttivo (Pasquale Coccia, Claudio Costanzucci, Luigi Di Fiore, Marco Lion, Michele Merla, Massimo Monteleone, Michele Sementino) e il nuovo corso targato Pazienza, va rimarcato il dato dei nove accapi (su dieci presenti all’ordine del giorno) votati all’unanimità. Una coesione voluta e cercata e finalizzata a rafforzare la nuova marcia – con orizzonte temporale sul 2024 – intrapresa dall’ente Parco per la tutela del territorio. Era la prima seduta del consiglio direttivo sotto l’egida del neo presidente Pazienza. Quest’ultimo può ritenersi soddisfatto: tutto è filato liscio, tranne all’ultimo accapo (il decimo) – approvazione verbale seduta precedente – che ha registrato la solita “bagarre” tra i sindaci (Merla, Sementino, Di Fiore, Costanzucci e l’assessore Coccia) e gli esterni di nomina ministeriale (Lion e Monteleone, assente Riga) del direttivo.
Pomo della discordia? La terna per il direttore. L’approvazione dell’accapo (è comunque passato con 5 voti a favore e 2 contrari) era propedeutico al pronunciamento del Ministero dell’Ambiente sull’iter osservato in merito alla delibera riguardante la terna per il direttore (Lorenzo Gaudiano, Maria Villani e Carmela Strizzi) inviata a Roma nel luglio scorso ed ancora in fase di valutazione ministeriale per ciò che concerne appunto l’iter. Terna sulla quale già in passato la relativa delibera fu oggetto di ben due bocciature per opposti motivi. Attualmente il vertice della tecnostruttura è ricoperto, da ben 4 anni, dalla direttrice facente funzioni Carmela Strizzi. Nel luglio scorso fu riproposta e votata (5 a favore e tre contrari) la stessa terna dei candidati di febbraio 2019, poi azzerata a causa della bocciatura del bando (il secondo) per vizi procedurali. In quella occasione risalente a quattro mesi fa, a favore si schierarono Costanzucci (vicepresidente), Coccia (assessore), Merla, Di Fiore e Sementino. Contrari Riga, Monteleone e Lion che invocarono addirittura l’annullamento della delibera.
Oggi con il verbale di quella seduta approvato, il Ministero ha tutte “le carte in mano” per pronunciarsi in merito: in caso di “iter ok”, il ministro Costa sceglierà uno dei tre per la carica di direttore effettivo. In caso di ennesima bocciatura del bando (causa iter difettoso) sarà giocoforza necessario rifare tutto daccapo (e sarebbe la terza volta).