Quello che a me giovane donna va di dire…
In occasione della Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne, istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite
di Barbara Massaro
Abbiamo sperperato e continuiamo a sperperare anni, giorni e parole in inutili dibattiti, conferenze, incontri sul tema della violenza sulle donne. Dobbiamo partire dai fatti concreti che riguardano la violenza sulle donne, l’accesso al potere, la disparità economica.
Le donne, soprattutto le giovani donne, devono avere più coraggio , saper decidere di se stesse, essere determinate perché il mondo là fuori è competitivo e nulla è gratis ed il più delle volte occorre essere “rompiscatole”.
La tematica della violenza sulle donne non deve essere considerata solo dal punto di vista cronachistico denotando in maniera asettica tale situazione, il femminicidio.
Perché le violenze sulle donne continuano? Perché nell’atto di sopraffazione dell’altro sesso è insito il fatto che all’uomo non gli venga tolta ogni forma di potere? Eppure questo è dimostrato dalla puntualità di forza messa in atto per combattere le donne con ogni mezzo, evidente od occulto. La risposta potrebbe essere la solitudine economica della donna, nella maggior parte dei casi la donna sola e solo madre, figlia, sorella, moglie. Il dato antropologico, sotto l’aspetto educativo, potrebbe spiegare la situazione. E qui facciamo intervenire Dacia Maraini in una incontestabile puntualizzazione: “L’educazione ha bisogno di regole, di regole sicure, che insegnino innanzitutto a rispettare l’altro, a controllare ed a sublimare gli inevitabili istinti aggressivi. Non è un’utopia. Si può fare. A patto che la collettività lo voglia” .
Si tende a vedere la giovane donna sempre in situazione d’inferiorità, a tutti i livelli, negandole l’affermazione e lo sviluppo di due valori fondamentali: dignità ed indipendenza. Le donne dovrebbero compattarsi sempre di più e non dovrebbero usare fermezza e severità solo verso le altre donne.
La donna, il più delle volte, viene presentata come figura fragile, debole, delicata, insicura.
Le strade che portano verso l’autonomia ed indipendenza sono sempre lunghe e tortuose, allora è più erroneamente agevole e semplice sfruttare il proprio corpo visti e considerati gli attuali modelli culturali difficili da scalfire, abbattere e modificare.
La donna raggiunge la libertà, sostiene ancora la Maraini, quando fa propria “la convinzione di riconoscere la propria dignità di persona femminile, il grado d’indipendenza economica, sociale e culturale al riparo da ogni tipo di discriminazione da parte di culture dall’impronta fortemente patriarcale che non voglia nemmeno sentir parlare di diritti delle donne”…soprattutto delle giovani donne, aggiungerei.