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Cantanti ed interpreti a San Marco in Lamis (2)

Seconda ed ultima parte di una ipotesi di narrazione sulla storia dei cantanti e dei cantautori sammarchesi

di Luigi Ciavarella

Inoltrarci nella selva dei nomi di cantanti ed interpreti che hanno attraversato la storia della canzone sammarchese, come abbiamo scritto in una precedente puntata, è una idea a dir poco stravagante soprattutto se si ha la presunzione di fornire un senso logico a questo tipo di ricerca, peraltro in un contesto ancora poco esplorato (quindi povero di riferimenti) e in continuo movimento. Dunque non me ne vogliano soprattutto coloro che all’alba del primo decennio di questo secolo si sono proposti come vocalist di formazioni rock. Mi riferisco ai protagonisti degli annuali appuntamenti promossi dalla No War (e prima ancora dal “Festival giovanile” della scuola di musica santa Cecilia ed eventi affini) che hanno visto emergere molti giovani talenti ma sfuggenti ed eterei come i loro profili. Meglio allora guardare alle solide certezze individuali che, per continuità ed impegno, diventate nel frattempo espressione di un certo stile consolidato nel tempo, sono riuscite a dare una immagine di sé molto rassicurante. 

Partirei da quei nomi che, dalla fine dei sessanta in poi, hanno saputo interpretare la musica del loro tempo con sufficiente personalità, creando di fatto una simbiosi tra artista e fruitore in maniera spontanea poiché in fondo sono queste le peculiarità che contano per un cantante. Molti si sono rivolti al revival, al passato, affidando la propria voce al ricordo dei tanti successi trascorsi, perpetrando un genere che ha sempre trovato punti d’ascolto nella vasta platea delle feste popolari. Altri invece, pur non rinunciando alle covers, hanno saputo guardare oltre scrivendo da se le proprie canzoni. La stagione dei cantautori, che ha avuto diverse sfumature stilistiche, ha avuto il merito di aver saputo indagare anche in questo caso lo spirito dei tempi, direi con intelligenza e talento, attraverso quei contenuti testuali e musicali che resteranno nella memoria di tutti. Alla base di tutto ciò ha contato molto un solido intreccio fatto di passione e di incoscienza, sentimenti di appartenenza e desiderio di emergere dove il tutto ha giocato un ruolo fondamentale nello sviluppo della musica pop in paese. Senza queste premesse è difficile raccontare un percorso di vita (anche sociale) dentro spazi così angusti. 

I miei ricordi mi portano alla fine degli anni sessanta quando una serie di “complessi” dettava legge, con il loro repertorio semplice ma efficace di brani e ritmi pop/beat, nelle poche balere di paese (e luoghi limitrofi, soprattutto rivieraschi), club improvvisati, feste di matrimoni, dancing, etc. in cui tutto si svolgeva nella promiscuità più totale e dove il cantante (oggi frontman) riusciva a catalizzare l’attenzione dei presenti. Penso ai Protheus (citati nella scorsa puntata a proposito di Beppe Monte e Michele Fulgaro), ai Wolves di Leonardo Ianzano, a Leonardo Pignatelli dei Rubacuori (senza dimenticare Matteo Ciavarella) poi Atomium (aggiungerei anche in qualche caso un sorprendente Paolo Pinto, chitarrista della formazione), e Fly, Natale Tenace e Pietro Longo delle Pietre Azzurre, a Luigi Nardella dei Birds, passando per Gennaro Sassano de Il Mosaico, formazione hard progressiva che ebbe vita breve, che rappresentano a vario titolo pregi e limiti entro cui si trovò a combattere la nuova generazione post sessanta. Dei nomi citati molti avrebbero continuato a svolgere un ruolo rilevante nella eterogenea scena musicale sammarchese, Michele Fulgaro nei Revival (raggiunto spesso da Tonino Rispoli e, soprattutto, da Bonifacio Tancredi e, ultimamente, anche da Michelino Aucello), Leonardo Ianzano diventa voce autorevole dei Festa Farina e Folk, insieme a Raffaele Nardella – voce storica del gruppo – dopo aver militato in vari gruppi di paese; Luigi Nardella nella formazione di ispirazione nostalgica i Monoreddito tutt’ora in attività, mentre Natale Tenace continua imperterrito a suonare il suo personale crossover tra pop, rock e blues, nei Shake Before Blues. Da aggiungere alla lista un grande Michele Martino (alias lu pustere, emigrato a Torino) che fu un validissimo pluristumentista (suonava oltre alle tastiere anche chitarra, basso, tromba e batteria) e soprattutto era dotato di una voce in falsetto molto personale. Del cantautore Mikalett abbiamo già raccontato tutto, la sua è una scrittura che guarda agli anni sessanta, molto convincente in fase produttiva (ha al suo attivo diversi CD originali), oltre a possedere una voce tra le più belle del panorama sammarchese. Lo stesso possiamo dire di Angelo De Maio, ex enfant prodige, che invece ha un timbro più forte e accattivante che si può apprezzare in un paio di CD pubblicati qualche anno fa, anche se io voglio ricordarlo per un prezioso 45 giri uscito negli anni ottanta (La donna che cercavo).

Seppure diversi per stile e contenuti, i cantautori Ciro Iannacone e Maurizio Tancredi li accumuna un certo temperamento passionale, più narrativo in Maurizio e più sentimentale e travolgente in Ciro, ma che li vede impegnati entrambi, con le loro voci e le loro ispirate canzoni, a dare sostanza alle tante sollecitazioni cantautorati che attraversano le loro urgenze artistiche, non soltanto on stage, dove primeggiano, ma soprattutto nell’l’importante numero di album di qualità pubblicati nel corso degli anni.

Di cantautori ed interpreti contemporanei non possiamo non citare due nomi “frustere” che danno lustro sia alle nostre radici storiche-letterarie (Peppino Coco) sia artistiche sul versante del rock alternativo (Floriana Chiaramonte), entrambe figure importanti nel nostro viaggio ideale all’interno della musica del nostro paese. Peppino Coco, che vive in Veneto, è affascinato dalla poesia di Joseph Tusiani con cui ha interpretato in un paio di pregevoli lavori le sue poesie più significative (Lu Frustere e per ultimo La Padula) mentre Floriana, che vive a Roma ed è figlia d’arte, occupa un ruolo preminente come cantautrice e chitarrista nella formazione rock capitolina Mide Maze, con all’attivo diversi singoli e, soprattutto, una intensa attività Live. La sua è una voce che ricorda molto per affinità alcuni miti del rock del passato (Janis Joplin, Grace Slick, P.J.Harvey, etc.).

Restando nei recinti del rock alternativo è doveroso citare il sorprendente Giuseppe Petruccelli, recentemente venuto alla luce come cantante all’interno del progetto Sestrumer, dopo una vita da batterista. Anch’egli, come Floriana, guarda alla vivace scena underground per imbastire i suoni della sua poetica da strada. Aggiungo Antonio Giuliani, anche lui residente fuori città, che si è proposto in passato come cantante – chitarrista – autore del gruppo rock La Pattuglia Cosmica, (recentemente riesumato per un concerto al Freak), dediti esclusivamente ad un tipo di musica di taglio low fi. Da aggiungere anche Michelangelo Rendina, leader in passato di un formazione grunge che si rivolge a Cobain, quasi emulandolo, per imbastire, con la sua voce graffiante e impetuosa, una poetica rock mista di rabbia ed energia. Il suo cd, Live in the Box, uscito nel 2007, ne è la prova più convincente

Michela Parisi e Ylenia Mangiacotti (Mikyami)

Riguardo le figure femminili è d’obbligo citare tre personalità fondamentali del nostro paese: Sara La Porta, Michela Parisi e Lucia Ruggeri, tre diverse visioni rappresentative della canzone locale, ciascuna portatrice di un approccio al bel canto molto personale. Sia Sara che Michela hanno un background in formazioni pop/rock (la prima come voce e tastierista dei Nameless – oltre alle esperienze folk con i TerrAnima – mentre la seconda nella cover band Elisatributeband dove sono cresciute artisticamente prima di approdare ad un invidiabile ruolo da soliste. Lucia invece ha sfruttato le sue doti naturali riuscendo col tempo a ritagliarsi uno spazio che le servirà per spiccare il volo verso traguardi più importanti. Michela Parisi ha costituito recentemente con Ylenia Mangiacotti un duo artistico denominato Mikyami il quale ha già pubblicato un lavoro interessante mentre Sara La Porta, che possiede una voce molto evocativa, entra a far parte della ricostruita formazione popolare Festa Farina e Folk (accanto a Raffaele Nardella, Angelo Ciavarella e Michele La Porta) non prima però di aver prestato la propria voce in un paio di brani di Ciro Iannacone, Retratte Pajesane recentemente pubblicato. Tre voci inconfondibili che verosimilmente rappresentano oggi la punta più avanzata di una storia che si alimenta continuamente nel tempo rigenerandosi sempre nel solco della contemporaneità da cui assorbe ogni essenza.     

PS   Alcuni altri nomi pur meritevoli di citazione non sono stati inseriti, per vari motivi, nell’elenco degli artisti (per esempio Matteo Giornetti, Giuseppina Panzone, Leonardo Parisi, Luigi Tricarico, Nazario Fulgaro, etc.) pur riconoscendo loro un valore ma l’assenza di adeguate notizie in merito mi hanno indotto a rimandare ad altra data la possibilità di poter scrivere anche di loro. Me ne scuso con gli Autori. (LC) 

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