È bagarre su Lago Salso, il Parco del Gargano chiude la società
Il CSN, socio di minoranza, non ci sta e rilancia, ma da Monte Sant’Angelo bocciano la proposta: “Irricevibile”.
di Francesco Trotta
Su Lago Salso monta la polemica tra i due soci azionari (da una parte il Parco Nazionale del Gargano, ente pubblico, con il 96% delle quote e dall’altra il CSN, privato, con il 4%) della SpA che gestisce l’oasi posizionata a circa 9 chilometri a sud del centro sipontino in un sito paludoso di proprietà del Comune di Manfredonia. Pomo della discordia? La decisione del consiglio direttivo dell’ente Parco che nell’ultima seduta dello scorso 12 novembre ha deliberato all’unanimità lo scioglimento e relativa liquidazione della SpA (il consiglio di amministrazione era in carica dal 30 novembre 2017). Successivamente però i consiglieri Marco Lion, Francesco Riga e Massimo Monteleone hanno formalmente richiesto all’ente Parco (che ritiene la procedura alquanto anomala) la sospensione e la revoca in autotutela della deliberazione in seguito alla nuova proposta targata CSN. Da qui le polemiche. Ma perché sciogliere e liquidare la SpA? Perché la società attualmente non risponde ai requisiti della riforma sulle società a partecipazione pubblica. In più, e va rimarcato a puro titolo di cronaca, il bilancio al 31 dicembre 2019 segnerà un passivo. Nel tentativo di bloccare l’iter già partito, il socio (privato) di minoranza, ovvero il Centro Studi Naturalistici, contrario ad una tale eventualità, ha formalizzato una proposta al socio (pubblico) di maggioranza. Quale? Di acquistare il “suo” 96per cento del pacchetto azionario. A tal riguardo si sono mossi tramite pubblico appello “affinché la proposta venga accolta” sia Fulco Pratesi del WWF Italia che Mauro Furlani, presidente nazionale della Federazione Pro Natura. Ma niente da fare. “Proposta irricevibile” è la risposta tranchant del Parco. La spiegazione? “Non può essere presa in considerazione per oggettivi vincoli legislativi e contrattuali. I primi previsti dalla normativa riguardante il Codice degli appalti pubblici e il Codice di trasparenza. I secondi, determinati dall’Accordo di programma siglato nel 2015 tra il Comune di Manfredonia e l’Ente Parco, dal contratto di concessione (2015) tra il Comune di Manfredonia e la Società Oasi lago Salso SPA e dal contratto di cessione gratuita condizionata, sottoscritto sempre nel 2015 tra il Comune di Manfredonia e l’Ente Parco Nazionale del Gargano.” “Sulla scorta di tutto questo è doveroso spiegare – le parole di Pazienza- che il Parco, nonostante il 96% delle quote, non può esercitare alcuna forma di investimento e/o di intervento diretto proprio a causa della presenza, nella compagine societaria, della quota di minoranza privata (4%) del CSN”. Infine le rassicurazioni sul futuro della palude (da parte dell’ente che gestisce l’area protetta): “l’Oasi Lago Salso non chiude, ma si avvia verso una fase di profondo cambiamento e di riorganizzazione, resisi necessari dopo una gestione, sia attuale che passata, caratterizzata da forti criticità, che hanno compromesso la possibilità di assicurare un’effettiva fruizione pubblica dell’area basata su una concreta e corretta valorizzazione delle valenze naturalistico-ambientali in essa contenute. La sciatteria gestionale regna sovrana già all’ingresso dell’area dove l’inesistenza di chiavi di accesso ai vari locali e la presenza di trattori sprovvisti di targhe ed attrezzi agricoli abbandonati alle intemperie, sono solamente l’esempio più evidente”.