Una donna, una storia: Rosa Parks

Ancora non capisco perché la persona che rimane in piedi in un pullman debba essere considerata “inferiore” a quella seduta. È come se nello stare seduti ci si senta quasi in obbligo di giudicare la gente che rimane in piedi. Quasi un trono dal quale sentenziare ciò che è giusto e ciò che non lo è, e fare una specie di graduatoria delle persone più o meno furbe della società.

Rimanere in piedi in un posto affollato è come essere esclusi dallo status di homo sapiens, come dire: sei uno dei pochi (o l’unico) che non è riuscito a trovare una sedia libera. Una quasi corsa alla selezione naturale tra chi è capace a correre e chi invece è più lento. Eppure, a volte, i posti a sedere o comunque lo spazio a disposizione, è più che sufficiente per far prendere posto a più persone, senza correre, senza spingersi per raggiungere il tanto posto a sedere.

In quel caso, ostacolare la seduta altrui, è un atto vile, senza dubbio poco propenso a farci catalogare come la specie superiore del creato (questa è la più grande fesseria che abbiamo messo in giro!!) A meno che non ci sia qualcuno che cambi le regole del gioco e dica che un posto c’è sempre per tutti!! Soprattutto quando i posti liberi sono in numero maggiore rispetto ai presenti. Un semplice gesto come sedersi, dove qualcuno non voleva che lo facessero i neri, ha cambiato la Storia.

Rosa Parks una sarta di colore di Montgomery, capitale dell’Alabama, si ribella alla segregazione sugli autobus, prendendo posto nell’autobus giallo e verde della Cleveland Avenue. Quell’autobus e quel gesto così naturale la porteranno nella Storia. La segregazione razziale nell’America degli anni Cinquanta, disponeva che i neri dovessero sedersi negli ultimi posti degli autobus, anche se i posti davanti e centrali degli autobus fossero vuoti o quasi. La sarta afroamericana non ci sta: e si sedette dove volle, davanti, su un sedile libero e riservato ai bianchi.

E la storia non finisce qui, dopo alcune fermate, sull’autobus entrano passeggeri bianchi che rimangono in piedi, l’autista James F. Blake ordina alla sarta coraggiosa (e nera) di alzarsi e cedere il posto ai viaggiatori bianchi appena saliti sul pullman. La donna si rifiuta e all’arrivo della polizia la trae in arresto per condotta impropria e per aver violato le norme cittadine.

Da quel momento il movimento afroamericano guidato dal pastore protestante Martin Luther King dà vita al Movimento per i Diritti Civili per i neri d’America. Un gesto non violento, quello di sedersi, senza spingere nessuno e senza minacciare i vicini di autobus, ma soltanto farsi cadere su un sedile che è lì e non aspetta altro che far riposare chi voglia farlo. Pochi centimetri quadrati, quelli del sedile di un autobus, sono stati i testimoni di come l’ingiustizia umana a volte può cambiare il proprio verso, dirigendosi verso quello per cui siamo stati creati: dare un senso alla nostra vita, in modo retto.

Viaggiando sugli autobus non vedo più scritte del tipo: “Lasciare posti liberi a donne e bambini”. Penso che sia un avviso che non serva più, non perché è ovvio che bisogna farlo, ma perché è inutile scriverlo. Grazie a Rosa Parks.

Tutto questo avvenne il primo dicembre del 1955, esattamente 64 anni fa.

Mario Ciro CIAVARELLA AURELIO

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