Elezioni regionali Puglia, lo scenario delle candidature: i nodi sono tutti da sciogliere
Centrosinistra a rischio scissione con la candidatura di Emiliano e il centrodestra ancora in stand-by sul nome di Fitto. Invece, il M5s non ancora pervenuto
Archiviata la pausa delle festività di fine 2019 ed inizio 2020, in Puglia i “nodi” per le elezioni regionali della prossima primavera sono ancora tutti da sciogliere. Infatti, sia nel centrosinistra che nel centrodestra lo scenario delle candidature a governatore è ancora alquanto confusa. Ma anche tra i pentastellati la scelta del nome da candidare a presidente della Regione si presenta ancora incerta.
A sciogliere per primo il “nodo” del candidato presidente sarà quasi certamente il centrosinistra pugliese con la celebrazione delle primarie il prossimo 12 gennaio, quando i tre concorrenti del governatore uscente, Michele Emiliano, vale a dire il consigliere regionale Fabiano Amati e l’ex europarlamentare Elena Gentile, entrambi targati Pd, ed il sociologo barese Leonardo Palmisano della sinistra radicale, si sfideranno nella conta ai gazebo per chi deve accaparrarsi la guida della coalizione di centrosinistra alle regionali pugliesi di fine maggio.
Ma il problema principale all’interno del centrosinistra locale non è certo quello di chi, tra i quattro nomi in corsa, riuscirà a vincere le primarie, bensì se queste ultime riusciranno a compattare tutte le diverse anime del centrosinistra pugliese oppure no, considerato che il governatore uscente si presenta largamente favorito nella corsa non tanto per l’appoggio che riceverebbe dai tradizionali elettori di centrosinistra, quanto da quelli di un fronte politico trasversale che verrebbero convogliati ai gazebo soprattutto dai “grandi” elettori delle liste civiche di Emiliano.
Insomma elettori, questi ultimi, in gran parte fondamentalmente di centrodestra che, per l’occasione, si recherebbero al voto delle primarie per scegliere il candidato presidente del centrosinistra, vanificando quindi ogni speranza di vittoria da parte degli altri tre concorrenti che invece possono sostanzialmente contare soltanto sul sostegno di elettori quasi esclusivamente di centrosinistra.
Una situazione che di fatto rende difficile, se non addirittura impossibile, la partita delle primarie per Amati, Gentile e Palmisano, che con detto handicapp competono probabilmente solo per legittimare la ricandidatura del governatore uscente, che invece è – come è noto da tempo – contestata e criticata da larghe fasce di elettorato “puro” di centrosinistra. Allora il vero rischio per il governatore uscente, Emiliano, non è di certo quello delle primarie, ma quello delle secondarie, dove una parte del centrosinistra tradizionale potrebbe abbandonarlo, costituendo un polo civico con un candidato governatore alternativo che sia attrattivo di molti elettori tradizioni di centrosinistra.
Ed a sostegno di tale progetto in Puglia potrebbero esserci già i “renziani” di “Italia Viva”, che hanno il loro riferimento nell’attuale ministro alle Politiche agricole del governo “Conte 2”, la salentina Teresa Bellanova, ed una fetta non trascurabile del partito pugliese di Nicola Zingaretti, che soprattutto nel tarantino, ma anche nelle altre restanti cinque province, conta numerosi adepti “anti-Emiliano” in maniera quasi viscerale.
Una situazione non molto diversa da quella che potrebbe verificarsi nel centrosinistra pugliese si presenta nel centrodestra locale, dove il nome annunciato per la candidatura a governatore, l’europarlamentare di Fdi, nonché ex ministro agli Affari regionali nell’ultimo governo Berlusconi e già governatore pugliese negli anni 2000- 2005, Raffaele Fitto, risulterebbe indigesto ad una parte della sua stessa coalizione di centrodestra.
E più in particolare ad alcuni dirigenti leghisti pugliesi che, paradossalmente, in passato sono stati molto vicini allo stesso Fitto, come ad esempio il rutiglianese Nuccio Altieri ed il brindisino Roberto Marti, che dall’eurodeputato di Maglie (Le) sono stati addirittura, per così dire, “lanciati” politicamente ai tempi in cui Fitto era considerato la protesi pugliese di Silvio Berlusconi.
Infatti, nonostante l’annuncio di qualche settimana fa da parte della leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni (alla quale – come è noto – è stata attribuita l’indicazione in Puglia del nome del candidato governatore dal tavolo di concertazione nazionale della coalizione di centrodestra), del nome di Fitto per la guida della coalizione di centrodestra alle prossime regionali, quest’ultimo resta ancora in stand-by perché i salviniani pugliesi hanno puntato i piedi con il loro leader affinché insista con Meloni o per cambiare nome oppure per ridiscutere l’assegnazione del candidato governatore della Puglia al altro partito della coalizione.
E la Lega pugliese non fa neppure tanto mistero nel rivendicare a se l’indicazione del nome. Ma il leader della Lega, Matteo Salvini, evidentemente non è molto propenso a riaprire una trattativa nazionale già che ha visto il suo partito ottenere la guida della coalizione in ben quattro delle otto Regioni chiamate prossimamente al voto. Per cui, prima di pronunciarsi sulle levate di scudi che alcuni leghisti della Puglia hanno sollevato su Fitto, Salvini vorrà presumibilmente attendere di vedere i risultai delle regionali emiliano-romagnole e calabresi del prossimo 26 gennaio.
E, a questo punto, anche lo stesso Fitto attende tali esiti anche se ha comunque, sia pur timidamente, cominciato una campagna elettorale in sordina contro quello che quasi sicuramente sarà l’avversario vero da battere. Ovvero il governatore uscente, Emiliano. L’unica certezza che al momento si potrebbe affermare in Puglia è che alle regionali il candidato presidente del M5s, chiunque sarà, questa volta fungerà come un “vaso” d’argilla tra due di ferro.
E, come è noto, mentre i “vasi” di ferro anche nelle competizioni elettorali si ammaccano soltanto, quelli d’argilla invece vanno in frantumi ed i cui cocci, però, sono assi più pericolosi quando si spargono. Infatti, alle regionali del 2015 i pugliesi che si recarono al voto furono poco di più della metà degli aventi diritto (circa il 53%), alle prossime – con le premesse innanzi riportate – potrebbero essere invece ancor meno. Anche se, in verità, è ancora troppo presto per fare previsioni di partecipazione al voto e pure di una possibile vittoria. Ma di certo ne vedremo ancora delle belle per le prossime regionali. (retegargano.it)