La grande mobilitazione contro le mafie, a Foggia, è partita dal Rione Candelaro: dopo aver legato a un palo un mazzo di rose rosse con una sola rosa bianca, per ricordare che qui – lo scorso due gennaio – è stato ucciso Roberto D’Angelo, il commerciante 53enne ucciso all’inizio dell’anno.
Alla testa del corteo promosso dall’Associazione Libera, che ha voluto avesse come slogan “Foggia Libera Foggia”, don Luigi Ciotti presidente della stessa Associazione e Daniela Marcone sua ‘alter ego’ a Foggia e in Puglia.
“Siamo qui per disinnescare la miccia della paura e della rassegnazione”, ha detto don Luigi Ciotti, “Siamo qui per fare emergere i tanti valori della nostra terra affinché ci sia un passaggio, un cambiamento. È importante che ci sia continuità. Noi non possiamo lasciare tutto solo sulle spalle della magistratura e delle forze di polizia perché c’è una responsabilità di noi cittadini. Guai se non fosse così, guai se viene meno questo. Sono 165 anni che parliamo di mafia. Aveva ragione Falcone quando diceva che era una lotta di civiltà e legalità”.
Lo ha detto il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano da Foggia dove ha preso parte al fianco di Don Ciotti alla manifestazione antimafia promossa da Libera con migliaia di partecipanti.
Hanno risposto all’appello a partecipare anche molti sindaci venuti da tutta la Puglia per dire no alla mafia.
“L’attacco – ha spiegato Emiliano – è stato durissimo a cittadini che hanno testimoniato contro i loro estorsori: hanno fatto saltare in aria l’auto, hanno ucciso delle persone, stanno cercando probabilmente di ricostruire un racket estorsivo per rimettere in piedi l’antica associazione criminale che già 30 anni fa a Foggia aveva messo a ferro e fuoco la città. Quindi un fatto di una gravità senza precedenti.
Lo Stato sta reagendo con la magistratura, i carabinieri, la guardia di finanza, la polizia, ma questo non basta. Noi che ascoltiamo da anni don Luigi Ciotti sappiamo che la società civile deve essere al fianco della magistratura”.
“Hanno una loro complessità le mafie foggiane – ha proseguito Emiliano – perché sono più d’una e legate alla pervicacia con la quale i loro promotori ritornano in attività o proseguono le loro attività in carcere, fanno proselitismo, con una specie di welfare mafioso che continua.
Probabilmente sono in grado di assistere i loro associati mentre sono in carcere sostenendo le loro famiglie e le spese legali: è un’antica tradizione delle mafie pugliesi.
E questo obbliga, man mano che si viene scarcerati, a raccogliere soldi come probabilmente sta accadendo in questi mesi, per sostenere chi è ancora in carcere. Questo processo passa dalle estorsioni alle imprese”.
“La Puglia – ha concluso Emiliano – è la regione italiana che spende di più in antimafia sociale, abbiamo fatto bandi per Comuni, scuole, associazioni per oltre 13 milioni di euro.
Serve educazione alla legalità ma serve soprattutto nei momenti di emergenza come oggi stare accanto a chi ha il coraggio di denunciare.
La Regione Puglia si è costituita parte civile in tutti i processi che sono in corso però è evidente che manca ancora il coraggio a molti di denunciare.
Bisogna stare vicino a chi denuncia, ma chi sa deve parlare, deve dire quello che sta accadendo, perché solo attraverso la collaborazione dei cittadini potremo evitare nuovamente fatti drammatici come quelli che sono accaduti in passato.
Noi abbiamo perso Giovanni Panunzio, imprenditore edile coraggiosissimo, abbiamo perso Francesco Marcone, un dirigente della pubblica amministrazione che sono stati uccisi a Foggia anni fa e abbiamo perso i fratelli Luigi e Aurelio Luciani, barbaramente uccisi a San Marco in Lamis. Noi non possiamo tornare a quell’epoca e dobbiamo mettercela tutta, tutti insieme per difendere Foggia”.
Alla manifestazione hanno preso parte anche il Comune di San Marco in Lamis e alcune associazioni del luogo.