Brillante operazione di Procura e Carabinieri, in manette 10 persone
In manette nella notte i due responsabili del rogo che, nello scorso gennaio, a San Severo aveva distrutto 23 mezzi per la raccolta dei rifiuti della società Buttol, e gli otto appartenenti alla “banda del buco”, che aveva razziato numerose tabaccherie e negozi vari in provincia e fuori regione.
Già da ben prima dell’alba i Carabinieri del Comando Provinciale di Foggia, ed in particolare quelli della Compagnia di San Severo, sono stati impegnati nell’esecuzione contemporanea di due importanti Ordinanze di custodia cautelare, emesse dall’Ufficio del Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale su richiesta della Procura della Repubblica di Foggia, che aveva diretto le attività investigative.
In esecuzione del primo provvedimento restrittivo, a finire in manette sono stati due sanseveresi, già noti a causa dei loro precedenti di polizia, individuati come i responsabili materiali dell’incendio che, nella prima mattina di domenica 26 gennaio scorso alla periferia di San Severo, aveva provocato la distruzione della quasi totalità del parco mezzi, ben 23 autocompattatori di diverse misure, della società Buttol s.r.l. di Sarno (SA), titolare del servizio di raccolta e smaltimento dei r.s.u. per conto di quel Comune, causando un danno materiale stimato in oltre due milioni di euro, oltre a quello non meno grave, ma non monetizzabile, dovuto all’inquinamento atmosferico.
Le indagini, immediatamente avviate dai Carabinieri di San Severo sotto la direzione del Magistrato di turno della Procura della Repubblica di Foggia, si erano fin da subito concentrate sulla minuziosa raccolta delle immagini registrate, non solo nella zona interessata ma in tutta la città, dagli impianti di videosorveglianza sia del Comune che di privati. La paziente opera di analisi di centinaia e centinaia di ore di videoregistrazioni, spesso anche di scadente qualità, aveva in tempi rapidi permesso di individuare un’autovettura che, a distanza, aveva raggiunto e recuperato il sospetto incendiario, che si stava frettolosamente allontanando dalla scena del crimine, per poi portarlo al sicuro. La meticolosa ricostruzione del percorso avevo infine portato gli investigatori fino all’ingresso di casa del sospettato. Da qui, poi, le indagini sono proseguite con il prezioso supporto di ben mirate intercettazioni, sia telefoniche che ambientali, che hanno accompagnato le altre attività più “tradizionali”, basate su discreti pedinamenti, osservazioni e perquisizioni.
Raccolti così dai Carabinieri i necessari indizi, tra i quali la forte compatibilità tra gli abiti visti dalle telecamere indossare dall’incendiario, ancora travisato, e subito dopo da uno dei due indagati al suo rientro in casa, e lì in seguito sequestrati, la Procura della Repubblica li ha saputi opportunamente corroborare e presentare al G.I.P. che, concordando con le risultanze offertegli, ha quindi emesso la misura cautelare in forza della quale i due cognati sanseveresi sono stati condotti al carcere di Foggia con l’imputazione di incendio, aggravato poiché commesso su edifici pubblici o destinati a uso pubblico.
Le indagini proseguono ora per far emergere il movente di un’azione tanto devastante, che, vedendo allontanarsi l’ombra della criminalità mafiosa, potrebbe coinvolgere come mandante una terza persona, in via di individuazione, forse mossa da tanto banali quanto abiette finalità di ripicca.
Il secondo provvedimento restrittivo, contestualmente eseguito dalla stessa Procura della Repubblica di Foggia e dagli stessi Carabinieri, ha invece riguardato altri otto soggetti, anche questi già noti per i loro precedenti penali e/o di polizia, ritenuti, tutti tranne uno, appartenere ad un’agguerrita associazione per delinquere finalizzata ai furti, soprattutto nei confronti di tabaccherie ma non solo, che aveva creato non pochi danni a Foggia, San Severo, Lesina, Serracapriola, Apricena e San Paolo di Civitate, ma anche fuori regione, tra l’Abruzzo (Cupello, San Salvo e Casalanguida – CH) ed il Molise (Trivento – CB), tra i mesi di marzo e aprile del 2017.
Le indagini avevano avuto avvio verso la fine del marzo 2017, a seguito del furto notturno commesso in una tabaccheria di Lesina. Da quel momento gli investigatori, sia della Procura che dell’Arma, partendo dai primi deboli indizi, attraverso un’accurata e paziente attività basata sulle tecniche più classiche fino a quelle più moderne, utilizzando oculatamente anche il prezioso strumento del “pedinamento elettronico” tramite apparecchiature GPS accoppiato a servizi di osservazione diretta a grande distanza, sono stati in grado di raccogliere solidi ed univoci indizi sulle responsabilità dei soggetti che si erano ben organizzati in una batteria criminale dedita alla commissione di furti, tanto da potergli attribuire, nel breve periodo, ben 14 episodi, 6 consumati e 8 tentati, in danno di 13 attività commerciali, in particolare tabaccherie, negozi di abbigliamento e una gioielleria, compreso il furto di un’auto, utilizzata per uno dei colpi messi a segno, che nel complesso avevano procurato agli indagati un bottino stimato in circa 150.000 euro.
Il modus operandi messo in atto consisteva, innanzitutto, nell’individuare obiettivi privi di sistema di allarme, grazie ad accurati sopralluoghi dei quali gli indagati si incaricavano a rotazione, per poi entrare in azione nel cuore della notte, tagliando serrande, forzando ingressi o, come in diversi casi, aprendosi delle brecce nei muri dei locali presi di mira.
Le indagini proseguono comunque, sia per recuperare i beni sottratti che per individuare i ricettatori di cui la banda si serviva, oltre che per acclarare il coinvolgimento della stessa in altri episodi, avvenuti anche più recentemente in provincia con le stesse modalità esecutive.