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È caos a Palazzo Badiale, dipendenti comunali in rivolta. Corte dei Conti: «Restituire somme erroneamente corrisposte dall’Amministrazione»

La storia si ripete. Avrebbero indebitamente beneficiato di somme erogate a loro favore e adesso devono restituirle. Tutto questo a causa di atti emanati dalle amministrazioni comunali del passato, ma non supportati dalle leggi in vigore. Il riferimento è a quanto sta accadendo a Palazzo Badiale a discapito dei dipendenti comunali circa gli importi percepiti nel quinquennio 2004/2008 (e non solo) frutto di “irregolarità in procedure relative alla gestione giuridica ed economica del personale, irregolarità nell’impiego/erogazione delle risorse aggiuntive e nella formazione dei fondi salario accessorio”.

Un primo sollecito della Corte dei Conti arrivò nel 2014, dopo la verifica ispettiva eseguita dal Ministero delle Finanze datata 6/10/2009 e sottoscritta dal dirigente dei Servizi Ispettivi di Finanza Pubblica dott. Pietro Contaldi. 

Poi la questione finì nel dimenticatoio, salvo riesplodere il 25/07/2019 quando la giunta in carica, con propria deliberazione, ha di nuovo preso atto delle criticità sollevate a suo tempo dai magistrati contabili, demandando al Responsabile del Settore economico-finanziario “ogni conseguente attività diretta all’accertamento e verifica e dall’attuazione delle misure correttive necessarie a tutela dell’Ente”.  

Nella relazione del ragioniere comunale, nuovamente sollecitata dalla Procura generale della Corte dei Conti e pubblicata ieri sull’albo pretorio (vedi allegati), emergono impietose le azioni non più rimandabili da mettere in atto al fine di evitare l’eventuale configurazione del danno erariale.

Una serie di irregolarità, quelle minuziosamente elencate dal Responsabile del Settore economico-finanziario di Palazzo Badiale, che ruotano principalmente attorno alle progressioni economiche “attribuite d’ufficio in maniera generalizzata, senza alcun riferimento a procedure meritocratiche o di selezione” e in alcuni casi senza la destinazione di risorse. Insomma, “attribuite a pioggia a tutto il personale dipendente e senza la formale assegnazione degli obiettivi annuali”.

“Fenomeni distorsivi”, li definisce così il ragioniere comunale, a cui bisogna porre rimedio in maniera drastica. Come? Annullando in autotutela tutti gli atti in precedenza adottati dall’Ente, compreso il recupero delle somme erroneamente corrisposte dall’Amministrazione. In pratica una “regressione” economica di circa vent’anni che si andrebbe a ripercuotere anche sul trattamento pensionistico del personale interessato. Che adesso, per evitare la mega sforbiciata e la beffa di fine carriera, potrebbe rivolgersi al Tribunale del Lavoro.

I più sfortunati, molti dei quali monoreddito, dovrebbero riversare nelle casse comunali somme di molto superiori ai 10mila euro. Cifre comunque percepite in buona fede, ma illegittimamente autorizzate dagli amministratori e dai dirigenti dell’epoca.

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