Lotta al randagismo: “Massima priorità dell’Ente Parco”
Il presidente Pazienza vara un articolato programma di interventi
di Francesco TROTTA
Massima priorità alla lotta al randagismo canino in area protetta. Il Parco Nazionale del Gargano “scende in campo” e vara un articolato programma di interventi – che decollerà a breve – per arginare il dilagante fenomeno sul promontorio, chiamando a raccolta tutti gli “attori” interessati: Comuni, Carabinieri forestali, Polizia Locale; associazioni animaliste, Polizia stradale, Carabinieri, Guardia di Finanza e associazioni di protezione civile e ambientali.
Già fissata la road map e definiti compiti e ruoli dei vari soggetti coinvolti con l’ente Parco che fornirà un gruppo di lavoro formato da soggetti coordinatori del progetto e promotori delle attività di formazione e comunicazione. Il percorso progettuale, già avviato con due tavoli tecnici convocati dal presidente Pasquale Pazienza in via Sant’Antonio Abate a Monte Sant’Angelo, sede dell’ente Parco (il secondo dei quali si è svolto ieri) fortemente partecipati da sindaci e consiglieri comunali dei Comuni del comprensorio, associazioni di volontariato, rappresentanti della polizia locale dei vari enti comunali del territorio nonché veterinari dell’Asl Foggia e Carabinieri Forestali – andrà a regime nei prossimi mesi.
“L’eliminazione del randagismo – ha dichiarato il presidente Pazienza – rappresenta una delle priorità dell’azione di intervento territoriale dell’Ente Parco, perché da esso discende una rilevante problematica riguardante la ibridazione tra cane e lupo e la presenza dei cani inselvatichiti che acuisce il problema delle aggressioni alle greggi particolarmente e gravemente sofferto dagli allevatori garganici. Esso, invero, oltre a rappresentare un’indegna condizione di vita per gli stessi animali, è una questione che evidenzia l’assenza più totale di una gestione positiva del territorio locale. In particolare, le problematiche associate possono essere ravvisate in primis nell’incolumità delle comunità locali e dei turisti che raggiungono il nostro territorio per svolgere varie attività (particolarmente nel segmento del turismo attivo) tra cui, per esempio, l’attraversamento della sentieristica nelle varie aree del territorio locale.”
L’Ente Parco, sempre su azione diretta della Presidenza, ha inoltre attivato una serie di contatti con gli uffici della Asl locale e un monitoraggio finalizzato a osservare e comprendere come il randagismo è affrontato su base locale. Oggi le maggiori criticità riscontrate nei Comuni in area protetta riguardano soprattutto cani che formano branchi occasionali nel periodo delle femmine in estro. In seguito ad un approfondito esame della intera problematica è scaturita la proposta del presidente Pazienza di recuperare il format operativo del progetto “Zero cani in canile”, corretto in alcune parti specifiche, quali ad esempio il dialogo stretto e sinergico con le forze di controllo del territorio, nella convinzione che il problema del randagismo sia risolvibile solo mettendo in campo azioni specifiche di prevenzione e controllo, per estenderlo a tutti i Comuni dell’area protetta.
Stilato anche il quadro delle azioni, gradualizzato in sette step: 1) creazione di un gruppo di lavoro presso l’Ente Parco; 2) organizzazione di incontri presso ciascun comune finalizzati alla strutturazione di task forces operative; 3) svolgimento di incontri con allevatori nei singoli comuni per informarli del piano di sterilizzazione; 4) avvio dell’attività di sterilizzazione; 5) svolgimento di una campagna di informazione a beneficio della popolazione residente e delle strutture turistiche; 6) svolgimento di controlli a livello comunale; 7) svolgimento di una campagna di informazione e formazione nelle scuole per sensibilizzare le categorie più giovani della popolazione locale a un adeguato approccio al tema e all’attivazione di una forma di cittadinanza attiva rappresentata dalle “Giovani Guardie Zoofile del Parco” da individuarsi tra i ragazzi della scuola secondaria di primo grado e secondo grado.