Così ci inventammo la “Cittadella Est”
di Luigi CIAVARELLA
Questo volume, (Il colera a San Marco in Lamis nel 1837 di Matteo Ciavarella) pubblicato nel mese di giugno del 1981 dalla tipografia Catapano di Lucera, rappresentò l’atto di nascita di una nuova etichetta editoriale a San Marco in Lamis (un gruppo editoriale come si usava dire in quel tempo) che fu “aperto quanto mai vario, destinato a durare nel tempo“, così come si può leggere, tra l’altro, in quarta di copertina. Un programma editoriale ambizioso quindi. Infatti sono tanti gli obiettivi che la piccola editrice si pone: dalla letteratura in primis alla ricerca storica e scientifica sino alle traduzioni, gli argomenti della piccola etichetta non mancano e spaziano in un campo molto vasto ed eterogeneo.
Mosso da intenti polemici, il gruppo lancia un atto di sfida (e d’accusa) contro “quei promotori culturali che vedono tutto alla luce dell’etichetta politica e delle scelte esistenziali“, indicando nei “presuntuosi baroni della carta stampata” i “nemici” da combattere. Era chiaro che gli accusati fossero scrittori e poeti locali riuniti intorno alla collana “I Quaderni del sud“, a quel tempo sugli scudi per aver pubblicato alcuni volumi di rilievo, fondata e diretta da Antonio Motta, Cosma Siani e Michele Coco, rei, secondo noi, di guardare soltanto in una direzione per i loro programmi editoriali.
Personalmente non ho mai approvato questa “accusa” ma siccome produceva un certo effetto (perlomeno ci dava una carica inusitata, utile in quel frangente) finì per essere condivisa da tutto il gruppo, che era formato da me, da Tonino Guida e da Matteo Coco. Tre giovani autori che si muovevano d’impeto tra le sabbie mobili dell’editoria underground col fine di produrre da sé le opere ritenute significative, come d’altra parte avveniva un po’ ovunque tanto in Capitanata quanto in Puglia e nel resto d’Italia.
Nel barese operava, tra gli altri, il Gruppo Interventi Culturali, una realtà molto agguerrita, guidata da Daniele Giancane insieme a molti altri poeti riuniti intorno all’idea di promuovere davvero una cultura militante e lo facevano attraverso la pubblicazione delle loro opere, ma anche per mezzo di una rivista ad hoc che diventò ben presto un punto di riferimento per tutta l’area meridionale.
Con Daniele ho subito stabilito un’amicizia vera e una certa sintonia d’intenti (per esempio entrambi fummo contro il “commercio” dei Premi letterari, ritenuto terreno di scambio tra autore e giudice, al punto di lanciare diverse petizioni) e ho subito trovato in lui una corrispondenza ideale che diede anche alcuni frutti successivamente quando egli intraprese un nuovo corso, anni dopo, con la rivista/gruppo “La Vallisa”.
La nostra prima riunione di lavoro avvenne nella primavera del 1981 a casa mia in via del Grappa, nel quartiere periferico detto “Casarinello”. In quello storico incontro vi partecipò anche Leonardo Parisi, poeta anch’egli però siccome risiedeva a San Severo, dovette rinunciare al progetto per questioni pratiche. Il nome da dare al gruppo fu presto trovato poiché Cittadella era il luogo in cui ci trovavamo, ed Est perché secondo alcuni calcoli fantasiosi effettuati in quel momento eravamo nella parte est del paese. E poi, aggiunse Matteo, per dare un segno tangibile di vicinanza e solidarietà agli scrittori dell’est così duramente repressi nei loro rispettivi paesi. Quindi ci fu alla base anche una motivazione ideologica, una affermazione di indipendenza e di libertà che risultò essere la prima voce all’ordine del giorno in quella sede.
La prima pubblicazione era già stata individuata nel testo che Matteo Ciavarella, allora Direttore della Biblioteca Comunale, aveva già pronto per essere stampato. Anzi la Cittadella Est nacque proprio per pubblicare quel libro, che noi ritenevamo fondamentale. Io avevo disegnato il logo della nascente editrice e avevo provveduto al suo stampo presso una tipografia di Foggia (Leone) mentre Matteo Coco si era occupato della presentazione introduttiva, che doveva essere autorevole come lo fu infatti, chiesta ed ottenuta dal prof. Pasquale Soccio. Riguardo la stampa ci indirizzammo da subito verso la tipografia Catapano di Lucera un po’ perché era una stamperia rinomata e un po’ perché speravamo di ottenere qualche sconto per via del nome che Pasquale Soccio suscitava da quelle parti.
Il volume, di 70 pagine più alcune illustrazioni documentali su carta lucida, uscì in 500 copie nel mese di giugno del 1981 e fu un successo clamoroso. D’altra parte Matteo Ciavarella aveva ben illustrato sin nei particolari, con una scrittura chiara e coincisa, tutta la vicenda del colera, quello del 1837, che tanta sofferenza e morte provocò al nostro paese. Sia le cause che gli sviluppi, i rimedi arcaici, i provvedimenti incerti delle autorità e le conclusioni, nonché la lista completa delle 300 e passa persone morte che l’epidemia si portò via, furono oggetto di accurata e scrupolosa analisi storica da parte dell’Autore.
Le copie si esaurirono in poche settimane, ne trattenemmo soltanto alcune per noi.
Poi il percorso editoriale proseguì, sempre espresso con passione autentica, con altri titoli. Il secondo fu addirittura un volume inedito in Italia di Joseph Tusiani dal titolo “Gente mia ed altre poesie“, tradotto e curato da Maria Passaro Pastore, un’allieva del poeta. Aumentammo la tiratura delle copie ma la maggior parte dei volumi finì negli Stati Uniti. Da sottolineare in questa circostanza i contributi autorevoli del professore Ennio Bonea, docente allora di letteratura italiana moderna all’università degli Studi di Lecce, – che scrisse la prefazione – e del disegnatore Paolo Galasso che illustrò la copertina mettendo in risalto la duplice anima del nostro poeta più importante.
Ne seguirono altri tra cui gli Epigrammi di Leonida Di Taranto tradotti magnificamente dal professore Luigi Coco, (introdotto anche in questo caso da una voce autorevole, Marcello Gigante, e ancora un disegno di copertina di Paolo Galasso), una cartella di quattro litografie di M.Ciletti e V.Veneziano, dopodiché il gruppo si sciolse per fare posto ad un nuovo modello editoriale, una cooperativa gestita dal compianto Gabriele Tardio (Diomede, anche se conservò il marchio Gruppo Cittadella Est).
In questa nuova veste furono pubblicati altri due volumi: un saggio di Giuseppe De Matteis (Cultura letteraria contemporanea) e una raccolta di racconti inediti di Nino Casiglio, (La chiave smarrita ed altri racconti) scrittore molto noto negli ambienti letterari italiani, nativo di San Severo. In questa pubblicazione vi subentrò alla redazione anche Carlo Gravino.
L’impegno era diventato troppo oneroso ed impegnativo per cui anche la coop finì per chiudere. Da quel momento in poi le nostre strade si divisero. Io avrei intrapreso la strada della musica rock accettando alcune collaborazioni con periodici foggiani (ma anche con “Qualesammarco”) mentre Matteo Coco e Antonio Guida continuarono i loro studi divisi tra letteratura ed archeologia.