Faggete Foresta Umbra verso l’ampliamento delle zone protette dall’Unesco
Presentata la candidatura a Parigi per le faggete di Sfilzi. A ottobre l’arrivo degli ispettori. Parco del Gargano in trepida attesa
di Francesco TROTTA
E’ luminoso l’orizzonte per il santuario naturalistico della Foresta Umbra del Parco Nazionale del Gargano: dopo il primo ambito riconoscimento Unesco del luglio 2017, un’altra area di faggeta vetusta del polmone verde del promontorio punta a bissare il successo di tre anni fa. Infatti dopo la medaglia appuntata “sul petto” delle faggete di Umbra e Falascone, oggi l’obiettivo è di farla appuntare anche sul petto delle faggete della riserva statale di Sfilzi.
E’ stata infatti presentata una nuova candidatura (insieme alle faggete del Parco Nazionale del Pollino e del Parco Nazionale dell’Aspromonte) presso la sede Unesco di Parigi. Coordinatore del dossier per conto dell’ente con sede in via Sant’Antonio Abate a Monte Sant’Angelo è Alfredo Di Filippo, docente di Botanica dell’Università della Tuscia. Dossier che punta ad inserire nella rete – attualmente protegge l’integrità di 78 foreste vetuste estese di 12 Paesi Europei – anche le foreste vetuste della Regione Puglia e della riserva statale “Sfilzi” dei Carabinieri – Reparto Biodiversità di Foresta Umbra.
Va precisato al riguardo che con la presentazione della candidatura si è solo all’inizio dell’iter: infatti il passaggio successivo riguarda l’entrata in campo della commissione UNESCO che avvia una prima e approfondita disamina e successivamente – come già accaduto in occasione del primo riconoscimento- spedisce gli ispettori dell’IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura) per un sopralluogo sul posto. Sul Gargano sono attesi per l’autunno. Di norma è quello il momento topico del percorso in quanto dopo la visione delle carte e delle varie relazioni, gli ispettori valutano sul campo e dal vivo “il bene” per cui si è chiesto l’inserimento nel patrimonio mondiale dell’Umanità. Andrà tutto bene?
Andrà tutto bene. Nutre fiducia infatti sull’esito finale il presidente dell’area protetta Pasquale Pazienza, in sella dall’agosto scorso, che alla Gazzetta dichiara: “Rappresenterebbe un importante riconoscimento per gli sforzi che l’Ente Parco profonde a vantaggio del territorio. L’auspicio è che, a procedura positivamente conclusa, anche la nuova quota di faggete vetuste possa essere sottoposta ad un’accurata conservazione al pari di quanto già oggi si verifica nelle aree di Umbra e Falascone, dove opera il reparto dei Carabinieri Forestali del reparto UTB, a cui va il ringraziamento più sincero per la loro incessante attività in favore della tutela di questo immenso patrimonio forestale, capace di produrre significativi servizi ecosistemici tra cui la cattura e lo stoccaggio del carbonio tanto importante per mitigare gli effetti associati ai cambiamenti climatici”.
Era venerdì 7 luglio 2017 quando a Cracovia (Polonia) al termine dei lavori della 41a sessione del Comitato del Patrimonio Mondiale, le faggete vetuste della Foresta Umbra furono ritenute meritevoli di essere inserite nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO. Il riconoscimento giungeva a tre anni dalla presentazione della candidatura (metà del 2014) e a nove mesi dal “momento clou” del sopralluogo (6 ottobre 2016) quando in Foresta Umbra e Falascone si palesò la biologa dell’Università di Pechino Lu Zhi.