Stringiamoci nelle corti per ritornare all’aperto sani e forti
di Antonio MONTE
Le pestilenze hanno sempre decimato l’umanità e reso la parte superstite ricca di vitalità e più cosciente, perché costretta ad attivarsi con insistenza, per acquisire i beni utili alla sopravvivenza. Ogni crisi contiene il seme della rinascita, il cui germe riesce a rompere il guscio più duro. Così è stato in passato, così avverrà nel futuro. Il movimento di rotazione cambia le stagioni, mette in gioco il sole, la luna e le costellazioni. Terremoti, alluvioni e siccità imperversano ora come nell’antichità.
La caduta di una meteora dal vuoto può modificare l’aspetto della terra, invertendo i mari coi monti. L’enigma dell’equilibrio resta sempre il moto. L’umanità resiste da 150 milioni di anni a queste drammatiche strategie, ai fenomeni atmosferici, alle pandemie.
L’Italia a forma di stivale sembra non soffrire di alcun male, ben posizionata gode del sole per ricevere il giusto calore. È punto d’incontro di tutti i venti, dove l’aria pura è regolata dalle miti correnti. È baciata dal mare e, di notte, le più celebri costellazioni la fanno illuminare, mentre la luna con le sue fasi coronano le sue alture. Questa località è stata dimora di tante divinità. La storia conferma quando essa sia stata famosa e come dai suoi abitanti è stata resa prestigiosa. Nei momenti cruciali, con disinvoltura, è stata onorata di coraggio, di estro e di cultura. Il suo clima mite e soave consente la crescita di vegetali per sfamare le tante specie di animali.
Dal latte di alcuni di essi si ricavano formaggi pregiati, venduti nel mondo dai diversi mercati. Così dai terreni coltivati in vigneti, in legumi e in cereali si producono alimenti speciali. Il popolo italiano ha scacciato i barbari, i saraceni violenti e forti che volevano espugnare le sue corti. Ha solcato i mari con navi antiche per far conoscere l’Italia dalle Americhe. Quell’ Italia che è stata sporcata di eternit e di diossina ed è tornata bella come prima. Osannata e cantata, dal mondo intero è bramata.
Ora che il coronavirus si è nidificato, il suo popolo non è spaventato. Tutti i dialetti fanno da muretti. Ognuno nelle proprie corti per contenere i propri morti. Un virus bestiale che, come giocasse a nascondiglio, crea soltanto scompiglio. Nel frangente, totale riflessione. Facciamo il punto della situazione. Rendiamoci attivi e dal male ritraiamo i lati positivi. È giunta l’ora di eliminare inutili capricci, faide e bisticci. Non sporchiamo più la nostra terra col cemento, terribile sgomento. Riprendiamoci i valori essenziali, quelli morali, gli affetti familiari. Attiviamoci a conquistare i beni primari.
Non facciamoci trastullare dalla frenesia, dalla gelosia, dall’apparire, dal divenire senza fatica. La ricchezza è soltanto un’avida amica. Mettiamoci d’impegno, rinunciando al facile guadagno. Giochiamo in compagnia, eliminando il gioco d’azzardo, la droga, la pornografia. Insieme cerchiamo il sostegno, scambiamoci i consigli tra padri e figli. Siamo un popolo perfetto capace di fare cultura in dialetto. Mettiamoci d’impegno, aiutiamo i nonni che adesso ne hanno davvero bisogno. Trasformiamo tutto in sano e bello e facciamo che la nostra Italia resti del mondo il fiore all’occhiello.