Lettera del parroco della comunità pastorale “San Bernardino-Addolorata” e Responsabile delle Confraternite e Pie Unioni Arcidiocesi di Foggia-Bovino, a tutti i fedeli e a tutti i Confratelli e Consorelle della nostra Arcidiocesi.
Carissimi,
è passato più di un mese da quando, a causa della diffusione del Coronavirus, siamo costretti a stare in casa. Ancora una volta vorrei esprimere la mia vicinanza alle persone colpite dal virus, agli anziani che vivono nella solitudine, ai diversamente abili, e a tutti quelli che nell’ambito lavorativo subiscono le gravi conseguenze di questa crisi. Un caloroso abbraccio virtuale lo rivolgo a tutti gli operatori sanitari, ai volontari, e a tutti coloro che hanno responsabilità scientifiche e governative per la tutela della salute pubblica.
Un grazie particolare lo rivolgo, come Responsabile Diocesano, a tutte le Confraternite e Pie unioni della nostra Arcidiocesi, per aver accettato l’invito a connettersi e unirsi con noi nella meditazione dei dolori della Vergine Addolorata: è un modo bello per sentirci vicini e forti nella fede in questo tempo di pandemia. Il tempo che stiamo vivendo, come ci ha suggerito il nostro Arcivescovo nel messaggio in occasione del ricordo delle apparizioni della Madonna dei Sette Veli, lo scorso 23 marzo, “ha generato una situazione impensabile e mai vissuta. All’improvviso, ci sono state tolte sicurezze, ci è stato richiesto di cambiare abitudini, rapporti con la società civile, libertà personali, le relazioni con i bisogni primari della società”.
Sì, proprio questo ci viene chiesto, cambiare le nostre abitudini, il nostro modo di pensare e di agire. Ci viene chiesto, un modo nuovo di approcciarci a vivere i riti della Settimana Santa da casa, attraverso i mezzi di comunicazione per unirci spiritualmente e sentirci tutti uniti in Cristo Gesù. Come ci ha ricordato anche il cardinale Matteo Maria Zuppi, Arcivescovo di Bologna, in un’intervista su Repubblica dello scorso 6 aprile, “Anche a me piacerebbe poter celebrare la Settimana Santa e la Pasqua con la comunità. Rischiare, però, è pericoloso e le regole vanno rispettate e anche la Chiesa ha il dovere di farlo”.
Che tristezza non poter celebrare insieme la Pasqua, che dolore per noi cristiani non poter vivere le varie processioni e devozioni che da secoli caratterizzano la vita delle nostre Comunità, in modo particolare dei paesini della nostra Arcidiocesi! Ma se tutto questo ci angoscia, siamo chiamati a vincere la tristezza, siamo invitati ad un senso di responsabilità; non possiamo fare a meno di rispettare le disposizioni dei decreti Governativi e della Chiesa che ci vengono donati per il nostro bene. Questo non deve essere motivo di sconforto ma, esortandovi a restare saldi nella fede, fermi nella speranza e operosi nella carità, vi incoraggio tutti a superare il pericolo di cadere nello scoraggiamento e nella paura. Ci viene chiesto con insistenza “Resta a Casa”.
Da cristiani siamo chiamati a leggere anche l’epidemia del Covid 19 alla luce del Vangelo e a intensificare le nostre preghiere restando in casa. Paulo Freire, in un testo sulla Pedagogia della speranza, ci suggerisce che “Senza un minimo di speranza, non possiamo nemmeno incominciare la lotta, ma senza la lotta la speranza non trova appoggio, perde indirizzo e diventa disperazione”. Credo che come cristiani bisogna che ci educhiamo ai cambiamenti della vita. Ci si può educare al cambiamento facendo della speranza una compagna di vita, che ci sostiene nella lotta e nella fatica che sono le vie necessarie perché un cambiamento abbia esito positivo.
Andrà tutto bene, è lo slogan che da settimane, circola sui disegni dei bambini, nei flashmob dai balconi, nei canti corali a partire da l’Inno di Mameli e sui mezzi di comunicazione sociale. Facciamo sì che lo slogan si trasformi in uno stile di vita e viviamo la casa come piccola Chiesa domestica. Per rendere meno doloroso questo periodo, si è pensato di invitarvi tutti a connettervi dal mio profilo Facebook (Ferro Don Matteo), dove dalla Chiesa dell’Addolorata, venerdì 10 aprile alle ore 20, invocheremo insieme la Vergine Santissima e canteremo lo Stabat Mater. Come già comunicato dall’Associazione “Le Fracchie”, chi può durante il canto “accenda dal balcone un cero, un lumino, la luce del cellulare, una piccola fiaccola, per far sì che la nostra preghiera arrivi fino al cielo”.
Infine, come ho ripetuto spesso in queste ultime settimane, anche se la “Chiesa sarà vuota si riempirà dei nostri cuori”. Con la speranza che torneremo presto a riempire piazze, Chiese, luoghi di aggregazione, dove staremo tutti vicini, abbracciati, per bagnare l’Italia intera con lacrime di felicità, vi benedico di vero cuore. Che Maria Santissima Addolorata, modello di solidarietà e di sollecitudine verso chi soffre e segno di sicura speranza per tutta l’umanità ci benedica e ci protegga.