Joseph, un nome con due anime
di Renata GRIFA
Per tutti era solo Joseph. Come quelli destinati a rimanere immortali, bastava il suo nome a racchiudere la grandezza delle sue opere e della sua persona. Era l’uomo dei due mondi, e delle due anime, quella americana e quella lasciata sul Gargano, in quel paese che mai ha dimenticato e che mai lo dimenticherà. Joseph ci ha lasciati in un momento in cui il mondo sembra perdere qualsiasi certezza, con lui se ne va un pezzo della più bella Italia, quell’Italia che ci ha reso grandi anche agli occhi di un’America che non fa distinzioni.
Chi lo ha conosciuto parla di un uomo immenso, di un uomo che amava quel che faceva al di sopra di ogni cosa, di un uomo che nonostante i suoi 96 anni “aveva ancora il cervello che faceva fuochi d’artificio”. Joseph Tusiani è stato per questo piccolo borgo pugliese il motivo di orgoglio più grande, è stato il simbolo di quelli che ce l’hanno fatta, di quelli che hanno realizzato il sogno americano pur avendo il grande peso sul cuore della nostalgia per la terra natìa. Partito per l’America poco più che ventenne, con in tasca una Laurea in Lettere, per ricongiungersi a quel padre così difficile da pronunciare non avendolo mai conosciuto se non tramite lettera, ha saputo guadagnarsi con l’umiltà dei grandi un posto d’onore tra i letterati italiani.
Quando si parla di Joseph, di Joseph Tusiani, gli si accostano i nomi di Dante, di Foscolo, di Buonarroti, quei poeti da lui amati e tradotti ma che mai hanno oscurato il ricordo più intimo del suo paese di nascita, la San Marco in Lamis cui tanti versi ha dedicato, cui ogni volta tornava a far visita e da cui ogni volta era sempre più difficile staccarsi. Nostalgia che nel 1956 gli varrà quasi a sua insaputa il Greenwood Prize della Poetry Society of England, il primo di una lunga serie di riconoscimenti ricevuti in America, tra gli ultimi la nomina di “Poeta Laureato” dal Governatore dello Stato di New York.
Vogliamo ricordarlo in quella sua ultima chiamata del 14 gennaio in occasione della celebrazione a San Marco in Lamis del suo 96esimo “genetliaco”, come amano dire i suoi amici più cari, quando la sua voce lucida ma emozionata rimbombò in un Grazie ai tanti che negli auguri gli chiedevano una cosa soltanto, “torna a trovarci Joseph, San Marco ti aspetta sempre”.
Joseph non tornerà, ma le sue opere, i suoi versi, la sua poesia continueranno a ricordarci che la sua infinita opera vivrà per sempre e che ora tocca a chi resta inviare quella “lettera ma’ mpustata” per far sapere che oltre quella muntagna qualcuno di nome Joseph ha reso grande l’Italia intera.