di Luigi CIAVARELLA
Vi sono in questa poesia, sicuramente dai tratti ancora acerbi ma già ridondante di contenuti nostalgici per il suo paese d’origine, i prodomi che caratterizzeranno il percorso poetico di Joseph Tusiani, il nostro concittadino più illustre: il ricordo struggente, i sentimenti, il distacco doloroso. Insomma tutte le manifestazioni dell’animo umano derivante dalla sua condizione di migrante qui vengono declamate di fronte all’immagine della Madonna Addolorata e al simbolo della Fracchia.
Un rito che ha forgiato a fuoco vivo da sempre il nostro venerdì santo.
La poesia fa parte del suo primo volumetto di liriche dal titolo “Lacreme e sciure“, pubblicato in origine nel lontano 1956 dalla tipografia Cappetta di Foggia a cura del professor Tommaso Nardella e in seguito riproposto nel 2000 da “I Quaderni del Sud” di San Marco in Lamis, curato da Antonio Motta. In esso, indica Motta nell’introduzione, l’Autore “…scrive qua e là camminando, tra le grigie e lucide sagome del Bronx. E non s’accorge che oceani e acque, un evasivo e pneumatico vuoto, lo dividono dalla sua montagna“. E’ l’immagine forte che ci rimarrà impressa del poeta delle due anime, America e San Marco in Lamis, il dualismo ricorrente, da cui egli trarrà la linfa vitale che gli servirà per mantenere, attraverso le parole, sempre vive e struggenti, questo legame indissolubile con la sua terra.
Un’immagine potente che diventa, attraverso le parole di questa lirica, in apertura di questa dolorosa settimana di passione, un segnale di amore e di speranza per questa terra oggi così duramente colpita da questo oscuro incubo di morte.