di Melina Gaggiano
La vita scorre veloce, il tempo avanza inesorabile, i giovani scappano, le imprese chiudono e gli artigiani piangono. Il mio paese si chiama San Marco in Lamis in provincia di Foggia e racchiude tutte le caratteristiche che ci si aspetta da un piccolo paese: tradizione, unicità e semplicità. Tra le numerose tradizioni senza ombra di dubbio ci sono le Fracchie patrimonio dell’Unesco: grandi torce infuocate e portate in processione il Venerdì Santo lungo le vie del paese illuminando la strada alla Madonna che è alla ricerca del Cristo ormai morto.
Questa funzione religiosa, spettacolare e molto intensa, è seguita da un grande pubblico locale, nazionale e anche internazionale, che ogni anno arriva nel Gargano per ammirarle mentre bruciano e negli anni si è rafforzato sempre più il sentimento e la fede dei credenti nei confronti della Madonna, facendo diventare la processione delle Fracchie uno dei riti più singolari e sentiti della Settimana Santa pugliese dove è facile sentirsi catapultati indietro nel tempo.
Ma quest’anno a far visita al mio paesello è stato il Coronavirus che ha deciso di fermare tutti e tutto, così per quest’anno niente Fracchie. Ma in che modo si è fatto avanti?
Le scuole chiuse potrebbero trasmettere un po’ l’aria della vacanza: del resto chiudono in estate, alle feste comandate come il Natale, e in poche altre occasioni. Poi, però, guardando dalla finestra lo scenario è molto diverso: le poche persone che si vedono per strada indossano una mascherina. I negozi hanno le serrande abbassate. E tutti i posti divertenti, come le biblioteche, i cinema, i giardinetti, sono chiusi.
Come si spiega l’allerta coronavirus a un sammarchese? Come si possono raccontare le precauzioni, le preoccupazioni, ma anche la situazione che evolve quotidianamente, quando non hanno mai sperimentato qualcosa di simile?
Lo spunto migliore è quello di raccontare che è una situazione nuova, per la quale non abbiamo ancora soluzioni adatte, e che giustamente quindi ci preoccupa, perché potrebbe fare ammalare tante persone, troppe tutte in una volta. Non sappiamo ancora quali siano le medicine giuste, e quando avremo disponibile un vaccino efficace. Questo è un punto di partenza anche per spiegare ai più piccoli l’importanza delle regole di prevenzione; è un momento difficile dove ciascuno deve poter fare il proprio meglio e bisogna avere fiducia e gratitudine per tutti coloro che stanno lavorando sodo per risolvere il problema.
Ma nonostante il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (Dpcm) del 1 Marzo 2020 con cui il Governo ha disposto la sospensione di manifestazioni, di eventi e di ogni forma di riunione in luogo pubblico o privato anche di carattere culturale, ludico, sportivo e religioso, il parroco Don Matteo Ferro ha pensato bene di non attenersi a questa disposizione e di organizzare seppur in buona fede un momento di preghiera sul sagrato della chiesa Maria Santissima Addolorata, meraviglia quindi non poco quanto accaduto venerdì sera e il fatto che potesse essere svolto con modalità benché distanti ( come dirette social o teletrasmissioni via radio ) in piena salute e prudenza nel contribuire ad evitare ulteriormente la diffusione del contagio.
La cerimonia religiosa che si è svolta Venerdì 10 Aprile 2020 ha visto anche la presenza del sindaco di San Marco in Lamis Michele Merla con la fascia tricolore, cittadini qualcuno per fortuna munito di mascherine e guanti ( uomini, donne anziani e bambini ) e volontari della protezione civile rimasti indifferenti davanti a quanto stava accadendo perché << non se la sono sentita di interrompere il momento di preghiera, ringraziando non solo gli organizzatori ma anche le forze dell’ordine per aver tollerato un po’>>.
Trovo tutto questo davvero assurdo e inconcepibile. Non capisco quindi tutta la furia del sindaco quando riprende categoricamente alcuni cittadini in giro per il paese dicendo loro di stare a casa e di attenersi alle attuali restrizioni se lui non è stato in grado di dare il giusto e buon esempio.
Ma allora non indignatevi con i giovani fuori sede scesi dal nord tornati a casa e per il funerale di una persona risultata poi essere positiva al Covid 19 all’inizio di Marzo (dove non c’erano ancora le restrizioni attuali, che non prevedono l’uscita di massa in piazza per una manifestazione religiosa, sebbene a distanza di sicurezza) se vuoi avete pensato bene di non curarvi di tutto il duro lavoro di medici, infermieri, ogni membro del personale sanitario che entra in ospedale sapendo che potenzialmente può contagiarsi perché questa volta siete molto più consapevoli.
Ci sono medici, infermieri, oss che vivono lontano dalla propria famiglia per preservarla, per essere certi di non far del male e sono dell’idea che anche loro vorrebbero un momento di tregua. San Marco, un paese dove eravamo stati visti male ma dove poi siamo stati accolti, dove siamo stati presi per mano, coccolati dalla grazia e dal sapore del trascorrere del tempo questa volta per quanto io ti porti nel cuore sei indifendibile e faccio riferimento ovviamente solo a quella fetta di sammarchesi che non hanno rispettato le disposizioni governative.
Ho scritto e inviato queste poche righe nella speranza che tutti sappiano utilizzare il loro tempo prezioso per fare cose importanti. Già. Perché è il tempo immenso della vita, lento, calmo, fatto ancora di abbracci e strette di mano quello che non possiamo perdere. Quello che con tutte le forze ci dobbiamo riprendere. Questa sarà una Pasqua originale, unica e speciale diversa nella forma ma intensa uguale.
Ma prima di salutarvi volevo esprimere il mio dispiacere per la morte di una grande anima della nostra comunità sammarchese: Joseph Tusiani.
Auguri a tutti voi e alle vostre famiglie.