Un disco, una storia: “Dalla terra”
di Mario Ciro Ciavarella Aurelio
Non ho mai capito come mai, anche adesso che Mina ha compiuto 80 anni, il suo album “Dalla Terra” del 2000 non venga quasi considerato nella sua sterminata discografia!! È assurdo, e molto grave come mancanza, da parte dei cosiddetti “esperti” del settore, scoperto quasi per caso alcuni anni fa, sono rabbrividito ascoltando il “Magnificat”, il brano che apre l’album.
Pubblicato nell’anno del Giubileo, ma sembra che sia solo una coincidenza, è composto interamente da arie sacre e canti religiosi. È curioso ascoltare la voce di Mina “aggiunta” a musica che di leggero non ha nulla, nel senso che non sono “canzoni normali”, ma struggenti canti di centinaia di anni fa, rigorosamente scelti dal teologo Luigi Nava e dall’esperto di musica gregoriana Massimo Lattanzi. Notoriamente i canti gregoriani non hanno bisogno di accompagnamento musicale, ma di solo poderosi cori, ma in questo caso la voce di Mina si è adagiata senza interferire sulla musica che è stata scelta per l’occasione.
La musica classica originale dei canti, non è stata alterata rendendola “più leggera”, nessun arrangiamento che abbia stravolto le versioni originali, come gli interventi al piano di uno straordinario Danilo Rea. Il primo brano che apre l’album è il “Magnificat”, solo questo brano vale l’intero album!! Da ascoltare quanto si vuole: non ci si annoia mai. Il Magnificat è la preghiera che la Madonna con la quale omaggia sua cugina Elisabetta che, come Maria, attende un figlio (Giovanni Battista). Il tutto riportato nel Vangelo di Luca.
“Dalla Terra”, già dal titolo ci fa intuire la femminilità non solo di questo disco, ma dell’intera umanità! È da lì che giungiamo tutti, da un Essere Femminile nobilitato da dio quando le dà la possibilità di mettere al mondo nuove vite! Anche quando la donna perde un figlio, il tragico momento di quando Maria sotto la croce di Gesù quasi ne muore dal dolore. Una religiosità femminile che quasi si contrappone al “maschilismo” che regna in tutte le religioni! Un disco che è una rivincita delle donne sugli uomini, ed è proprio questo che si sente: tutta la potenza del Creato ad opera della Terra, di Gea, della Natura e di tanti altri modi per intendere la Vita (anche questo termine è femminile!)
“Quando Corpus Morietur”, attenzione a questo brano che giunge direttamente dal cento della Terra: è da brividi!! Contralto e soprano il tutto nella voce di Mina, una sola Mina e non due (unica al mondo), il brano è tratto dallo “Stabat Mater” di Pergolesi. La voce della cantante scivola e si rialza con note che cercano di starle dietro: sembrano due donne che cercano di rendere più dolce l’agonia di Cristo, il tutto è stato concepito in un quadro in cui le due donne sono la Madonna e la Maddalena. Non sembra un canto funebre, ma è di una soavità che rende gli ascoltatori partecipi al fatto luttuoso. Ci si addormenta tra le braccia del Crocifisso, si cerca tra il sangue e le mani di Gesù una verità che ancora sfugge. Un canto glorioso che nemmeno la morte riesce ad annientare. Sembra una ninna nanna ad un Uomo che sta per rinascere. Nulla di simile è stato ascoltato in precedenza!!
Nel disco c’è posto anche per un’altra donna straordinaria: Santa Teresa d’Avila, nel brano “Nada te turbe”, autrice del testo, nel quale la santa spagnola parla del suo rapporto con dio in modo “intimo e anche moderno”. La vita di questa santa mette paura: straordinari episodi che nessuno ha saputo spiegare, e lei ci racconta le sue esperienze con il Mistero anche in questo testo.
Come si può ben notare, le donne hanno spesso detto cose che gli uomini non hanno voluto sentire o hanno sottovalutato. E con “Dalla Terra”, Mina ci ricorda che il sacro vive lì dove dio, la Natura, la Logica delle Cose, vuole. Come in un grembo materno. Che genera. E ci mette davanti esseri che raccontano la bellezza del canto e della musica.