Ad un mese dalla scomparsa permane ancora il clamore sulla morte di Tusiani
di Antonio DEL VECCHIO
È trascorso poco meno di un mese, ma il clamore sulla scomparsa di Joseph Tusiani letterato poliglotta tra i più grandi e prolifici del mondo resta ancora alto e diffuso in ogni dove e strato sociale e culturale. Egli, infatti, era un tipo ‘altruista’ che non negava mai a nessuno la sua amicizia, E questo accadeva sia nella sua città d’origine, San Marco in Lamis, sia in Puglia e in ogni altro luogo di sua frequentazione e invito.
Non si contano le iniziative realizzate con successo di pubblico e di critica. Tra l’altro chi scrive, ne ricorda alcune, puntualmente oggetto di un suo articolo di cronaca su questo o quel giornale, specie sulla Gazzetta del Mezzogiorno. Una delle più partecipate e convinte è stata quella svoltasi in pompa magna, il 25 giugno 2004, presso la sala consiliare della Regione Puglia di Via Capruzzi.
Eccone il resoconto. “Joseph Tusiani sin dal primo momento si schernisce cercando di sottrarsi commosso a complimenti ed applausi. L’illustre scrittore, poeta e saggista italo-americano, originario di San Marco in Lamis ed emigrato dal Gargano nel 1948, come noto compie quest’anno 80 anni di vita, quasi tutti dedicati alla letteratura italiana e straniera, alla lingua latina, al dialetto e alla prosa. “Forse questi signori si sbagliano – ha pensato ad alta voce Tusiani – se io col mio amor di patria ho colmato la distanza vuol dire che in realtà non sono mai partito, perché una vera lontananza non è mai esistita”.
“Il riconoscimento al grande pugliese, residente a New York, dove per anni ha insegnato lingua e letteratura italiana presso la locale università – ha spiegato il presidente della giunta regionale Raffaele Fitto, mentre lo premiava – è stata una iniziativa doverosa per l’impegno personale, lungo tutta una vita, di un concittadino del quale non possiamo che essere orgogliosi. Dobbiamo fare tesoro dell’esperienza di Tusiani, dei sacrifici che rappresenta, del radicamento col territorio che conferma il suo grande amore per il Gargano e per la Puglia”.
È un esempio, una traccia sulla quale va innestato il confronto con le nuove generazioni pugliesi fuori della Puglia. “Il senso del passato deve essere lo strumento per le nuove sfide – concluso Fitto – la presente celebrazione avrà un seguito, le opere di Tusiani andranno veicolate tra i ragazzi e le scuole della sua regione”. Oltre al presidente Fitto, c’era il gotha dell’associazione internazionale dei pugliesi nel mondo, il coordinatore regionale del settore emigrazione Angelo Di Summa, il consigliere – segretario del Consiglio regionale, Angelo Cera, delegato appositamente dal Presidente dell’assise De Cristoforo, Enzo Del Vecchio (uno dei massimi sostenitori delle opere e della figura dell’illustre italo-americano, nonché autore e conduttore del primo documentario – intervista sul premiato girato e trasmesso per conto di Rai 3 nel 2000 ), Felice Laudadio, capo-ufficio stampa della Presidenza consiliare, il politico italo-australiano Joe Caputo (originario di Carpino e già primo cittadino di Moreland) e del sindaco di San Marco in Lamis Matteo Tenace, con una delegazione di cittadini e amministratori con il confalone”.
Gli altri interventi sono stati di Felice Laudadio, capo-ufficio stampa della Presidenza In proposito, il citato Di Summa ebbe modo di evidenziare pochi giorni dopo su Nuova Puglia Emigrazione, Anno VIII, n. 3 Maggio-Giugno 2004 (In redazione, oltre a chi scrive, Sergio Damaro, Anna Sutto, Joker, Maristella Di Summa e Lucia Berardino) quanto segue: “Per chi ha avuto l’occasione di parteciparvi – il riferimento è ai componenti del Consiglio Generale dei Pugliesi nel Mondo –, la giornata del 25 giugno 2004 non sarà facilmente dimenticabile.
Aperta dalla cerimonia di premiazione, da parte del presidente della Regione Fitto, del grande poeta pugliese di New York, Joseph Tusiani, e conclusasi con il recital dell’attore salentino Mario Perrotta, che nel suo monologo “Italiani Cìncali” ha rievocato l’epopea drammatica dei nostri emigrati nelle miniere del Belgio, la giornata si è snodata sul filo di emozioni profonde e durature. In qualche modo nella consacrazione di un grande intellettuale e nel ricordo dei vinti – il monologo si concludeva idealmente con l’immane tragedia di Marcinelle –, la giornata è stata come una ricapitolazione di tutta la nostra vicenda migratoria: una vicenda fatta, appunto, come tutte le grandi vicende della storia, di vinti e di vincitori. Le parole tuttavia non ingannino. Faremmo certamente torto all’amico Joseph se vedessimo in lui, in qualche modo, il vincitore da contrapporre ai vinti.
Non è stato invece proprio Tusiani a cantare la stretta identità tra la sua storia e quella dei tanti anonimi per cui l’emigrazione è stata sinonimo di sofferenza e di sconfitta? Now, only now for every suffered wrong / do I discover who I am at last – / the multitudinous Italian throng (Ora, ora soltanto per ogni ingiustizia subita / finalmente scopro la mia identità: / sono la enorme folla italiana).
Sì, l’emigrazione è stata una grandiosa storia di folla: giusto quindi premiare chi quella storia in qualche modo ha riassunto con la priorità della cultura e dell’arte, ma anche giusto ricordare chi a quella stessa storia ha pagato un prezzo altissimo, offrendo finanche la propria stessa vita. Perché una folla è sempre fatta di tante singole persone. L’importante – e la giornata del 25 giugno ha contribuito a farlo – è comprendere che si tratta della stessa unica storia: una storia di cui dobbiamo essere grati e memori, perché su quella storia fonda anche quello che siamo oggi noi tutti.
È anche questo il senso dell’auspicio del presidente Fitto affinché le opere di Tusiani siano conosciute nelle nostre scuole. Indubbiamente con quella storia c’è anche un conto di memoria da saldare ed è, questo, compito precipuo della scuola e della cultura: spetta innanzitutto ad esse fare in modo che abbia ragione Joseph quando nell’aula del Consiglio regionale afferma “…allora vuol dire che non sono mai partito!”. Ma c’è un’altra lezione da apprendere, ed è quella dello sviluppo di questa terra ed ha fatto bene il Consiglio Generale, nella stessa giornata del 25, tra un’emozione e l’altra, a confrontarsi con i temi del piano di sviluppo regionale.
Sì, perché oggi da questa terra altri giovani continuano a partire, portando altrove le risorse dei loro studi e della loro professionalità, e ad allungare di nuove pagine il libro di quella storia gloriosa, ma anche terribilmente amara”. Ed uno degli omaggi più graditi, al di là della medaglia d’oro e della targa ricordo, uno degli omaggi più graditi della giornata in onore del festeggiato è stata la versione canora di una sua poesia, “Civis americanus sum”, eseguita dal coro dell’Istituto Pestalozzi di San Severo e musicata dal maestro Felice Iafisco Manifestazione, quest’ultima, anticipata nella vigilia dalle voci femminili e gli orchestrali della polifonica dauna nella serata di gala dedicata allo scopo in un grande albergo barese, mentre lo stesso gruppo ed hanno aperto la cerimonia nell’Aula consiliare con l’Inno di Mameli.