L’inizio della fase 2, fra preoccupazioni degli addetti al lavoro e voglia di normalità per tutti, il nostro territorio è orientato verso l’estate che avanza. Le vacanze saranno il banco di prova della capacità del Paese di ripartire.
Poter anche solo pensare alle prossime vacanze estive è per molti un sollievo dopo la quarantena da Coronavirus. Certo, in questi giorni c’è molto scetticismo rispetto al come sarà possibile conciliare anche la pausa estiva con un virus che ha già dimostrato di essere pervasivo e, per ora, poco intenzionato a estinguersi. Ma, a meno che non si vada incontro a una recrudescenza della pandemia, il problema di come tornare a viaggiare per lavoro o per piacere ci sarà. Le vacanze degli Italiani saranno diverse dagli anni passati, così il turismo che solo nel 2019 aveva conosciuto una percentuale del 51 % di stranieri presenti sul suolo italiano rispetto al totale dei turisti.
La ricetta vincente per far ripartire il settore turistico con il suo indotto a partire dalla ristorazione, così importante in un Paese come l’Italia, sarà orientata allo spirito di adattamento ai nuovi scenari e una rimodulazione dei propri organici. Per scongiurare la cessazione dell’attività, bisognerà raccogliere l’ennesima sfida imprenditoriale nel tentativo di rimanere a galla. Ci vorranno doti di creatività, resilienza e governance. A tutto questo non dovrà mancare il supporto finanziario del governo che, come lamentano le associazioni di categoria preoccupate per un possibile collasso delle proprie filiere, non è mai abbastanza.
Ma, volendo guardare alla crisi come un’opportunità di cambiamento, le stesse misure di distanziamento permetteranno che entrino in gioco – questa volta con maggiore determinazione – i modelli propri del turismo sostenibile volti, per definizione, a promuovere attività e modalità di gestione delle stesse, ecocompatibili. I principali focus del turismo sostenibile sono infatti la tutela dell’ambiente, il rispetto delle comunità locali, lo sviluppo di una mobilità dolce a contatto con la natura e il paesaggio, ponendo l’individuo al centro del viaggio inteso come scoperta “immersiva” del territorio locale, la crescita culturale e umana dell’individuo, la conservazione del patrimonio artistico e culturale, la soft economy.
I turisti e visitatori sperimenteranno il turismo di prossimità caratterizzato dalla riscoperta del territori limitrofi alle proprie località di residenza, una soluzione destinata a evitare spostamenti impegnativi dal punto di vista della permanenza prolungata sui mezzi di trasporto collettivo. Ed è così che si riscoprono le visite nei borghi di cui è ricca l’Italia, le città d’arte, le aree rurali, le riserve naturali, i laghi, la montagna, ma anche il mare, non quello del “bollino rosso” con le spiagge sovraffollate, ma quello più romantico delle calette sperdute di cui è ricca la costa peninsulare.
Secondo il sondaggio effettuato dal 7 aprile 2020 a cura di ConfGuide Foggia (Sindacato di categoria delle Guide e Accompagnatori turistici inscritte a ConfCommercio Imprese per l’Italia) il 66,7 % degli intervistati ha dichiarato che potremo muoverci ma senza andare lontano e sceglierà la propria destinazione di viaggio in funzione delle rassicurazioni che sapranno essere offerte circa la sicurezza igienico-sanitaria e il rischio di contrarre virus. Il sondaggio ha interessato un campione di 66 soci e simpatizzanti residenti in tutte le regioni e rappresentativi delle più diverse categorie lavorative e di reddito. Sono state poste sette domande sul loro sentimento di viaggio per un mese di sondaggio online, comprendendo i giorni di Pasqua che le famiglie hanno trascorso in situazioni di distanziamento sociale senza precedenti a causa delle misure di lockdown.
La maggioranza del campione ritiene di essere informato e consapevole della situazione (45,5 %), e si registra una fortissima tendenza a spostamenti brevi nazionali e in particolari regionali.
“Da una prima analisi dei dati – spiega il presidente provinciale di ConfGuide Foggia Dott. Giuseppe Frattarolo – emerge l’esigenza di garantire un sostegno alla mobilità delle persone, che potrebbe concretizzarsi nella forma incentivi in bonus per famiglie e piccole comitive a restare in Italia per le proprie vacanze”.
La posizione più netta circa la prossima estate è di attesa: il 36,4% sta aspettando di vedere come evolve la situazione prima di prenotare.
Sulla durata dell’emergenza, gli intervistati sembrano consapevoli che potrà durare da alcuni mesi (42,4 %) ad un anno (28,8 %), mentre il 13,6 % ritiene che “le conseguenze si faranno sentire per anni”.
Tutto fa pensare che lo stop forzato si sia trasformato in una pausa di riflessione in cui si rende necessario rivedere concettualmente il turismo con tutte le sue implicazioni. Inoltre oggi si sta affermando con sempre maggiore evidenza il concetto della sostenibilità associata al turismo.
Il turismo sostenibile comporta un ripensamento anche dei modelli di business e una riprogrammazione di tutte le attività all’insegna delle best practice proprie della green economy, cioè comportamenti e pratiche più responsabili verso l’ambiente e l’uomo.
La prossima estate quindi, sarà il primo vero test per vedere se l’Italia riesce a ripartire avendo fatto i conti con i danni sociali ed economici della pandemia e misurandosi con l’obiettivo – che nel frattempo è diventato una necessità – dell’innovazione e del cambiamento di passo e di ideali ispiratori.
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